Dave Grohl è riuscito a superare il lutto già una volta servendosi della musica, la medicina che cura tutte le ferite, similitudine che, due anni fa, era stata sviscerata nell’album ‘Medicine at Midnight’. Ed anche questa volta, è rinato creando qualcosa di bello dalle ceneri e dalla disperazione dettata dalle gravi perdite.
‘But here we are’, l’undicesimo disco dei Foo Fighters, sul mercato dal 2 giugno, è proprio questo, una rinascita in grande stile, una dichiarazione d’intenti che vede protagonista Dave Grohl e i suoi fedeli compagni di avventure che, nonostante un anno di tragiche perdite, trovano il coraggio e la forza di rialzarsi e andare avanti.
Questo nuovo disco rispecchia la grande voglia di esserci, nonostante tutto, e nonostante il dolore dettato dai lutti che hanno caratterizzato lo scorso anno, vedi la morte del batterista Taylor Hawkins e Virginia, la mamma dello stesso Dave
Era già successo nel lontano 1994, dopo la morte di Kurt Cobain, che sconvolse il mondo intero, decretando la vera e propria fine di un’era. Dave Grohl riuscì, in quell’occasione, a creare dal nulla i Foo Fighters, progetto nato quasi per gioco che ha fatto la storia della musica, e continua ad essere tutt’oggi, a distanza di anni, una salda certezza, sempre sulla cresta dell’onda.

‘But here we are’ un viaggio introspettivo e simbolico
Il nuovo album dei Foo Fighters ‘But here we are’ è un vero e proprio processo terapeutico sviluppatosi in 10 tracce, le quali ripercorrono i sentimenti provati durante il periodo burrascoso: l’inevitabile dolore, la rabbia e, infine, l’accettazione. Si tratta di un album davvero peculiare anche dal punto di vista compositivo; infatti, è l’unico lavoro dei Foo Fighters in cui sono stati scritti prima i testi e successivamente le melodie. Inoltre, nonostante l’ingresso nella band del nuovo batterista, Josh Freese, annunciato nel concerto in streaming, trasmesso su Veeps, il 21 maggio, è stato proprio Dave Grohl in persona a registrare anche la parte di batteria per tutti i brani dell’album, marcando il tipico ritmo grunge che lo contraddistingue fin dai vecchi tempi. Un ritorno alle origini, dunque, sia perchè, come tutti sanno, Dave nasce come batterista dei Nirvana, sia perchè, in passato, non contento delle registrazioni effettuate da William Godsmith, ex batterista dei Foos, aveva spontaneamente rifatto tutte le tracce di batteria del primo album d’esordio. Situazione, quest’ultima, che si è ripetuta anche per il secondo album, pubblicato tra l’abbandono del progetto da parte di William Goldsmith e l’arrivo di Taylor Hawkins.
Il percorso introspettivo di ‘But here we are’ è una novità per i Foo Fighters
E’ un disco dalla forte connotazione simbolica, che tocca temi immateriali, da cui trapana il passato e la presenza costante di vuoti incolmabili. Analizzando i testi, infatti, solo il titolo dell’album accenna al presente. Questa spiritualità ed immaterialità si può percepire anche dalla stessa copertina monocromatica, che riassume, nella scelta del bianco, l’essenzialità, l’autenticità, la purezza di un mondo paradisiaco e ultraterreno, ma anche simbolo di rinascita, il ricominciare una nuova vita, inevitabilmente diversa dalla precedente, per via delle gravi perdite. Anche la scelta del colore delle scritte che quasi si confondono con il candido bianco dello sfondo e la scelta di inserire in una posizione defilata, in basso a destra, il titolo dell’album, fa percepire la voglia di andare avanti, ma con il dovuto rispetto, prendendosi tutto il tempo che ci vorrà per metabolizzare e ricominciare da zero.

Ritorno al passato e rabbia: ecco come si presentano i brani del nuovo album dei Foo Fighters
I primi singoli, condivisi dalla band ancor prima della pubblicazione dell’album, danno una chiara anticipazione di quello che, poi, sarà il disco. Il tipico sound diretto, composto da chitarra, basso e batteria, nonché pieno di rabbia, che contraddistingue i Foos, lo si ritrova in ‘Rescued’ e si sovrappone al testo, il quale presenta una sottile linea malinconica, alternata ad attimi, in cui si percepisce una chiara volontà di perseverare, alla ricerca della salvezza, facendo, comunque, trasparire il sentimento di perdita sin dalle prime frasi: “it come in a flash, it came outta nowhere | it happened so fast, and than it was over”. La scelta di un sound così tipicamente Foos è anche merito della collaborazione con il produttore Greg Kurstin che è alla sua terza collaborazione con la band.
La speranza e la determinazione che spingono la band di Dave a proseguire, sono una costante che si ritrova anche in ‘But here we are’, canzone che si rifà al titolo stesso del disco e che, nonostante l’apparenza, nasconde, anche in questo caso, un velato senso di frustrazione per la grave perdita di Taylor: “Ti ho dato il mio cuore, ma eccoci qua”.

Tra le 10 tracce, ‘Hearing voices’ è il pezzo della struggente rassegnazione dal sound post punk:
Ti ho visto nella luna, vorrei che tu fossi qui. Mi hai promesso le tue parole, un sussurro all’orecchio. Ogni notte mi ripeto: niente come te può durare per sempre.”
Alcuni la definirebbero una canzone che riprende un po’ il sound dei Cure, sofisticato e ricercato. Sicuramente si tratta di una canzone che non passa inosservata.
Il brano più toccante e peculiare scritto da Dave Grohl per questo ultimo album, però, è ‘The teacher’, dedicato alla mamma deceduta nell’agosto dello scorso anno. Richiama le linee psichedeliche dei Pink Floyd, delineando un viaggio nel tempo, della durata di ben 10 minuti, un dialogo interno che trasuda la tristezza straziante legata alla perdita e all’incapacità di lasciare andare: “Mi hai mostrato come essere, ma non come dire addio”. Il richiamo psichedelico lo si ritrova anche nel video che ripercorre tutti i momenti della vita di Dave, i cui fotogrammi danno la sensazione di un passato narrato quasi come se fosse un sogno.
Un’altra novità si palesa anche nella collaborazione di Violet, la figlia diciassettenne di Dave Grohl, in ‘Show me how,’ che ha partecipato ai cori. Tale scelta, conferma, ancora una volta, il grande attaccamento alla famiglia che ha contraddistinto anche il modo di rinchiudersi all’interno di essa per metabolizzare i lutti.
Track listing
- Rescued
- Under you
- Hearing Voices
- Buy here we are
- The glass
- Nothing at all
- Show me how
- Beyond me
- The teacher
- Rest
(scritto da Denise Carulli)