Totò Nocera – voce e percussioni, Peppe Sferrazza – basso, e Pietro Amico – batteria, sono l’anima del progetto Pupi di Sùrfaro nato un decennio fa spontaneamente, come i fiori di campo.
Per la voglia di divertirsi, di suonare e con la particolare intenzione di riscoprire la musica popolare siciliana, e del Sud Italia, e di scoprire le radici del folk
“Nemo profeta” è il loro ultimo disco. Un disco di rottura, senza orpelli, che affronta l’impossibilità di trovare una verità assoluta e che condanna i falsi profeti.
“Difficile definire il sound del nuovo disco. Noi ci abbiamo messo tutto quello che abbiamo e tutti possono trovaci quello che vogliono. Folk/Elettro/Rock potrebbe essere, a nostro avviso, un’etichetta capace di contenere una buona percentuale di tutto quello che il disco promette di essere”.
“Elemento centrale è il testo e l’uso della parola pregnante, originale, graffiante, ironica, spregiudicata, cattiva, dissacrante, provocatoria. L’uso del dialetto, prettamente siciliano, che però, prontamente si apre a contaminazioni della lingua italiana, ma anche inglese, americana, oppure del mandingo-senegalese (di Jali Diabate in “‘Gnanzou“) e addirittura sardo-ligure (in “Ruzaju” di Andrea Parodi), si apre ad uno scenario decisamente World-Music”.
“La parola d’ordine è: Confondere. La scommessa è: sorprendere. Il rischio è: piacere troppo all’ascoltatore superficiale e distratto”. Pupi di Surfaro
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