Roger Taylor, all’anagrafe Roger Meddows-Taylor (26 luglio 1949), è un polistrumentista, cantautore e compositore britannico. È soprattutto noto per essere il batterista dei Queen. Fu grande amico di Freddie Mercury, conosciuto ai tempi della scuola.
“il batterista deve guidare la band. La cosa più importante
Roger Taylor
è suonare mettendosi al servizio della canzone”
I primi passi come batterista
Quando suonava con la sua prima band, i Reaction nei pub della sua città, Truro, ad un certo punto Roger Taylor aveva deciso di piazzare la sua batteria al centro del palco e di cantare le canzoni della band, diventando il frontman batterista. “Noi eravamo bravi musicisti – ha ricordato uno dei suoi compagni di band, Michael Dudley – ma Roger è sempre stato un passo avanti a noi».
Diventa così famoso in Cornovaglia che quando i Queen fanno uno dei loro primi tour nel luglio 1970 partendo proprio da Truro, sui cartelloni c’è scritto: The Legendary Drummer of Cornwall. Eppure, in una recente intervista con la stampa inglese Roger Taylor ha spiegato che il segreto per essere un grande batterista è: «Non mettersi in mostra ma suonare pensando a tutta la canzone, e non limitarsi a tenere solo il tempo».
L’occasione per ripercorrere la sua carriera e per dare un po’ di consigli ai giovani batteristi è arrivata con il lancio della serie di documentari The Greatest sul canale YouTube dei Queen con cui la band si avvicina all’anniversario dei 50 anni.
Si sente una persona fortunata
Roger Taylor ha detto di essere «Fortunato» ad avere le caratteristiche fisiche giuste per un batterista, «Il ritmo è qualcosa che hai dentro, oppure no. E i polsi sono importanti perché è con quelli che dai il colpo», ha spiegato che alla base della grandezza dei Queen, prima con Freddie Mercury e oggi durante i tour mondiali del progetto Queen + Adam Lambert c’è la sua chimica naturale con Brian May («Da sempre, sul palco e in studio ognuno di noi due è in grado di capire esattamente cosa vuole l’altro») e ha raccontato che il suo primo strumento è stato l’ukulele: «Ma non sapevo suonarlo».
Gran parte della sua storia, nel corso della quale è diventato il prototipo del batterista rock’n’roll bello, biondo, amante delle macchine veloci e delle donne, nasce da Truro, una città di provincia da cui non voleva fare altro che scappare. Taylor ha descritto la sua giovinezza nel testo di Drowse dall’album A Day At The Races: “E’ la fantastica sonnolenza delle domeniche pomeriggio, che ti annoiava fino a farti piangere di rabbia”.
La rivelazione è arrivata a 12 anni ascoltando Rock Around the Clock di Bill Haley & his Comets, e poi è arrivato Little Richard, che ha descritto come: «Il numero uno». Le prime esperienze con la batteria sono ovviamente in casa: «Suonavo i pezzi di Roy Orbison battendo sulle pentole di mia madre con i cucchiai di legno» ha raccontato in un numero speciale di Rhythm Magazine a cui hanno partecipato anche Matt Cameron dei Pearl Jam e Taylor Hawkins dei Foo Fighters.
A Natale del 1961 suo padre gli regala una grancassa e un tom tom di seconda mano, e Roger risparmia otto sterline per comprarsi dei piatti Zidjian nuovi e un altro tom tom:
Il fatto di potermi permettere solo un pezzo di batteria alla volta è stato un allenamento incredibile. Ho imparato ad usarli tutti al meglio e a tirare fuori il massimo.”
Anche suonare dal vivo il più possibile aiuta ad imparare: quando nel 1963 fonda il suo primo gruppo, i Cousin Jacks fa concerti in tutta la Cornovaglia «In cambio di una manciata di noccioline» ha raccontato, «Ma è stato durante quei concerti che ho creato il mio stile, mettendo insieme le mie influenze che andavano da John Bonham a Mitch Mitchell al jazzista Louie Belson».
Il suo consiglio finale ai giovani batteristi è quello di capire che:
Il batterista guida la band, deve aggiungere qualcosa al suono e non solo far parte di tutto quello che tiene il tempo. La cosa più importante è suonare mettendosi al servizio della canzone.”
(fonte Virgin Radio)