31 anni fa, la notte tra il 5 e il 6 aprile 1992, cominciava la guerra in Bosnia Erzegovina. L’anno successivo, a Sarajevo, tra le macerie di una città semidistrutta, si tenne il drammatico concorso di bellezza che ha ispirato una delle canzoni più famose del XX secolo.
29 maggio 1993: una ventina di ragazze, bellissime ed altissime, sfilano davanti alla giuria che stabilirà chi, fra loro, sia la più bella ragazza di tutta la Bosnia Erzegovina.
La notizia viene diffusa dalla CNN ma viene ritenuta una news di contorno.
Le agenzie occidentali non la riprendono e l’opinione pubblica internazionale rimane all’oscuro. Spetterebbe all’Europa assumere il comando per chiedere e ottenere il cessate il fuoco. Ma è un’Europa attendista e distratta. L’opinione pubblica, la gente comune, prenderà coscienza del significato di quel concorso di bellezza solo due anni più tardi.
La guerra nella ex-Jugoslavia è stata una guerra tra etnie e all’interno di un conflitto come questo, la Storia è divenuta, ancora una volta, il proscenio per storie più piccole e sconosciute, destinate – almeno sulla carta – a rimanere tali.
Nel 1993 Bill Carter è un perfetto sconosciuto.
Ha solo 27 anni Bill Carter, è un giovane americano che si trova trascinato nella zona di guerra. Inizia a far parte del gruppo umanitario indipendente The Serious Road Trip.

Schivando i cecchini, consegna generi di prima necessità ai cittadini di Sarajevo che l’ONU e altri gruppi umanitari non riescono a raggiungere. Diventa amico di artisti, musicisti e attori sarajevesi.

Insieme a loro lotta per la sopravvivenza in una città dove cibo e acqua scarseggiano, dove la morte si incontra ogni giorno, ma dove allo stesso tempo la vita, l’amore e le risate riecheggiano nell’aria. Bill Carter riuscirà ad andare oltre, a superare l’impossibile.

Realizza un reportage sconvolgente. Chiede ed ottiene l’aiuto di una delle band più iconiche del mondo, gli U2, che gli finanziano il progetto finalizzato alla realizzazione del suo docu-film sull’assedio di Sarajevo.
In quel momento stanno lavorando ad un nuovo progetto artistico, insieme al loro produttore Brian Eno: hanno in mente di realizzare un nuovo disco che conterrà una serie di brani che corrisponderanno ad ipotetiche colonne sonore per film immaginari.
Su diretta richiesta di Bill Carter scriveranno la colonna sonora del film che ha in mente, e che – grazie al finanziamento degli U2, non resterà un film “immaginario”. Visionata la documentazione e ascoltata la sua testimonianza, in un tempo brevissimo comporranno un brano asciutto, apparentemente distaccato, iper-razionale, lucidamente emozionante. In una parola sola, realizzeranno un capolavoro.
C’è un tempo per mantenerti distante
un tempo per guardare altrove
c’è un tempo per tener giù la testa
per proseguire la tua giornatac’è un tempo per la matita per gli occhi ed il rossetto
un tempo per tagliare i capellic’è un tempo per le compere nella via principale
per trovare il vestito giusto da indossareeccola,
le teste si voltano per guardarla
eccola,
viene a prendere la sua coronac’è un tempo per correre al riparo
c’è un tempo per baciare e dirlo in giro
c’è un tempo per colori diversidiversi nomi che trovi difficili da pronunciare
c’è un tempo per la prima comunione
un tempo per gli East 17
c’è un tempo per voltarsi verso la Mecca
c’è un tempo per essere una regina di bellezzaeccola,
la bellezza gioca a fare il clown
eccola,
surreale con la sua coronadici che il fiume
trova la via al mare
e come il fiume
giungerai a me
oltre i confini
e le terre assetateche come fiume
come fiume
l’amore giunger
l’amore…
e non so più pregare
e nell’amore non so più sperare
e quell’amore non so più aspettarec’è un tempo per fare nastri
un tempo per gli alberi di Natale
c’è un tempo per apparecchiare le tavole
quando la notte è bloccata dal gelo
Gli U2 hanno abbracciato il desiderio di Bill Carter: provare a fermare la guerra.
Per potenziare il progetto, gli U2 riescono a coinvolgere il personaggio che appare in grado, per trasversalità e autorevolezza artistica, di catalizzare l’attenzione mediatica a livelli ancora più alti. Luciano Pavarotti non è soltanto un tenore, è la star delle star. Nella sua rubrica si possono trovare i numeri di telefono di stilisti, di capi di governo, di luminescenti rockstar e di principesse tristi.
Quando Bono presenta il valore del messaggio a Pavarotti, il tenore se ne innamora al primo ascolto. Il brano verrà presentato per la prima volta proprio in Italia, in occasione di un evento mediatico che diventerà planetario: il Pavarotti & Friends, che per l’edizione 1995 si chiamerà Together for the children of Bosnia.
È martedì 12 settembre 1995
Sono passate solo due settimane dal massacro del mercato di Markale a Sarajevo. L’esercito serbo ha lanciato un missile in pieno centro città, con l’obiettivo di fare una strage e deprimere la resistenza dei sarajevesi. È stata l’estate peggiore di sempre per la popolazione bosniaca. Da tre anni sotto assedio, nei giorni compresi tra l’11 e il 9 luglio, a Srebrenica, 8000 uomini e ragazzi bosnacchi (i musulmani bosniaci) sono stati massacrati dalle truppe del generale ultranazionalista Ratko Mladić.
Questa volta l’eco generato dal genocidio di Srebrenica e dalle immagini -violentissime- della strage del mercato Markale, arriva molto più forte. L’opinione pubblica inizia a pretendere risposte da parte della Comunità Internazionale.

Sono previsti molti nomi illustri al Pavarotti & Friends.
A Modena sono presenti diecimila persone. Otto milioni e mezzo di telespettatori seguiranno l’evento da casa. C’è grande attesa, iniziano a scorrere le immagini: seduta in prima fila, c’è anche Lady D tra il pubblico. La telecamera indugia sul suo sguardo malinconico, poi entrano in scena gli U2, Brian Eno e Big Luciano, il pubblico va in visibilio. Bono si inchina al padrone di casa. Per l’occasione, il tenore ha modificato la canzone e ripeterà per due volte il suo inciso, previsto sul disco solo nel finale.
Bono appare intimidito ma la sua performance sarà memorabile. Confortato dal suo cappellino irlandese, sul finire di Miss Sarajevo si stacca dal gruppo, fa qualche passo in avanti, poi intona una frase tratta dall’Himna Slobodi di Ivan Gundulic, un inno alla libertà del popolo bosniaco.
A distanza di alcune settimane esce il disco dei Passengers, ossia gli U2 e Brian Eno sotto mentite spoglie. S’intitola Original Soundtracks 1. Il brano più rappresentativo diventa subito Miss Sarajevo.

Hanno chiamato così, con lo slancio poetico tipico dei grandi artisti, la loro canzone-denuncia contro la guerra, la passività dell’Europa e il silenzio assordante delle Nazioni Unite
Anche il docu-film di Bill Carter prenderà questo nome. D’ora in avanti, questo progetto comune diventerà una cosa unica, indivisibile. Il video di Miss Sarajevo è basato sulle immagini di Carter, che documentano la vita quotidiana dei sarajevesi, i loro tentativi di normalità nonostante le atrocità e l’orrore. Per noi, cittadini di quel mondo indifferente, immaginare le miss associandole alla guerra e alla morte è come un pugno in pieno stomaco.
È un’emozione violenta, un contrasto insopportabile, un’equazione impossibile. Ci chiediamo chi siano quelle ragazze e quella bambina. Non osiamo domandarci se siano ancora vive, in salvo in un luogo sicuro. Come in tutte le guerre e per le grandi catastrofi, quel che maggiormente ci colpisce non sono tanto i grandi fatti storici, quanto le piccole storie che si svolgono all’interno della Storia in divenire.
Ci sentiamo più coinvolti e sentiamo di farne parte anche noi: nel video si vedono le miss che sorreggono lo striscione con il claim “non lasciate che ci uccidano”. E poi si vede una bambina spigliata, dallo sguardo espressivo, che buca lo schermo mentre finge di guidare un Maggiolino Volkswagen crivellato di proiettili.
Il nome della vincitrice del concorso di bellezza è Inela Nogić.
Non voleva partecipare al concorso, la madre l’iscrive di nascosto. Ha 17 anni Inela: subito dopo l’incoronazione, dichiara di non sapere se il giorno dopo sarà ancora viva. Inela Nogić oggi ha 47 anni, è madre di due figli, un passato di modella alle spalle tra Parigi ed Amsterdam, città dove si è stabilita in via definitiva. Lavora come graphic design. Ha incontrato gli U2 successivamente a Sarajevo, come mostrato nel video della testata Source.Ba
La bambina del Maggiolino si chiama Alma Catal
Bill Carter l’incontra per la prima volta a Sarajevo quando la nota aggirarsi intorno al Maggiolino. Ha solo dieci anni Alma ma già sfodera un inglese sorprendente, che dà la misura della vivacità culturale che si respirava nella Sarajevo di inizio anni Novanta.
Al suo intervistatore, dichiara di essere musulmana ma di andare anche in chiesa, di avere un dio soltanto, perché tanto di dio ce n’è uno solo e che va bene per tutti. Carter ne fa la protagonista di quel che sarà il suo film e chiederà a Bono Vox di scriverne la colonna sonora.
Alma non ha mai lasciato Sarajevo, oggi fa la professoressa. È un’insegnante e la sua materia è – avremmo potuto scommetterci – l’inglese. Anche Alma ha incontrato Bono e gli U2 a Zagabria molti anni più tardi, come documentato dai due video sul canale U2.com
Miss Sarajevo è divenuta, come profetizzato da George Michael – una delle canzoni più influenti del XX secolo.
È una canzone senza tempo, ascoltandola i nostri pensieri corrono inevitabilmente all’Ucraina. Ancora una volta una guerra in Europa. Ogni giorno veniamo raggiunti da ondate di violenza che ci appaiono più lontane o più prossime, a seconda del nostro stato d’animo.
Nel corso dell’autunno del ’95 i negoziati di pace ebbero un’accelerazione che sfociò negli Accordi di Dayton: venne dichiarata la fine della guerra in Bosnia e la nascita di un nuovo Stato composto dalle tre più importanti componenti etniche del paese balcanico: bosniaci, croati e serbi. Gli accordi vennero siglati il 21 novembre a Dayton e ratificati a Parigi il 14 dicembre 1995.

Messaggera di pace.
Miss Sarajevo appartiene a quei giorni, in cui la Musica non mancò l’appuntamento con la Storia, facendosi messaggera non soltanto di arte, ma di pace, di giustizia e di libertà.