Musica

“Magnificent”, gli U2, Fès, il Rock e la magnificenza del Marocco

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Gli U2

Esattamente un mese fa, il Marocco veniva colpito da uno dei più devastanti terremoti di questi ultimi anni.  Ci ha turbato vedere la devastazione in questo Paese che sentiamo nostro amico. Una vicinanza che si è andata consolidando in questi ultimi anni.

Il Marocco sprigiona una magnificenza che si può cogliere in ogni ambito della sua cultura. Dalle architetture fiabesche da una letteratura e una poetica fiorente. Dalla sua musica – da quella arabo-andalusa fino all’ipnotica Gnawa, generi talmente variegati da riflettere l’eterogeneità culturale del paese.

Suoni e danze dai ritmi ipnotici, che irrompono cogliendoci d’improvviso, mescolandosi con i profumi e con i sapori che ci fanno percepire il Marocco come un luogo magico.

Questa magnificenza è stata messa a dura prova negli ultimi giorni

Guardando i telegiornali e le cronache dai social, ci sono tornate in mente le immagini di un celebre video degli U2. La band irlandese, nel 2009, scelse infatti il Marocco come location per il video di Magnificent, una delle loro canzoni più melodiche. In quell’occasione, la musica degli U2 si compenetrò con l’ambiente circostante, prendendo e restituendo magnificenza, attivando uno scambio mutualistico ricolmo di bellezza e spiritualità.

Il video di Magnificent venne girato da Alex Courtes a Fès, una delle quattro città imperiali marocchine. Nella primavera del 2009, Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen, si fecero riprendere a zonzo tra i commercianti del mercato, sotto l’ombra delle antiche mura, giocando con i bambini del posto.

Musica e illusionismo

Il video si apriva con gli edifici e le architetture di Fès città coperti da teli bianchi, che d’improvviso si stagliavano nel cielo, come attirati verso l’alto da un qualcosa di superiore. Successivamente, le riprese si spostavano all’interno del loro alloggio, un riad medievale.

Nel cortiletto, gli U2 disposti in cerchio eseguivano la canzone, alternandosi con le scene delle lenzuola bianche che si srotolavano al vento. La musica volava sulle immagini della band al mercato, con la gente del posto che continuava a svolgere le proprie attività quotidiane, nonostante la presenza della rockband e di tutte quelle lenzuola, che apparivano e scomparivano, in un mix tra illusionismo ed estraniazione.

I teloni, quando scomparivano dalle strutture, svelavano gli edifici sottostanti in tutta la loro magnificenza.

Si riconoscevano la Porta Blu e l’area circostante; poi le antiche mura perimetrali, le terrazze, i minareti, gli elementi che caratterizzano le spettacolari forme di tutte le Città Imperiali del Marocco: Fès, Rabat, Meknès e Marrakech.

Gli U2, con il loro video, rivelarono la spettacolare architettura di Fès

Fès è considerata una delle più grandi città medievali del mondo.

La voce, acuta e sentimentale di Bono Vox, ricamata sui damascati riff di Evans – The Edge, si diffondeva lungo le vie di Fès, irradiando quel sound scintillante, romantico e al tempo stesso sperimentale, che abbiamo imparato a riconoscere come il marchio di fabbrica degli U2.

Gli U2 dialogarono con la magnificenza marocchina come ispirati dall’aforisma del poeta fassino Tahar Ben Jelloum: “Un Paese è ciò che noi siamo nel momento in cui lo visitiamo”. Intriso nella realtà della quotidianità marocchina, il video di Magnificent trasmette pienamente il significato di parole come partecipazione, integrazione, contaminazione.

A trent’anni dall’introspettiva emotività di Boy, il loro album di debutto, nel lavoro del 2009 gli U2 hanno trasformato la nostalgia per il loro piccolo mondo antico, elaborando gli eventi del passato estendendoli ad una pluralità più estesa.

No Line on the Horizon, l’album con dentro Magnificent, contiene tutta l’espressività che ha fatto della band irlandese una delle stelle più luminescenti e durevoli del firmamento del Rock. No Line on the Horizon, infarcito delle inevitabili sovrascritture di Brian Eno, venne definito da Rolling Stone “migliore album dell’anno”.

Magnificent è il luogo dove il pop melodico incontra il rock nell’attimo in cui il suono della chitarra di The Edge dipinge atmosfere orientali. Ed è proprio per questo che possiamo definirla una classica canzone degli U2.  

— Onda Musicale

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