Musica

Il disco della settimana: Surrealistic Pillow dei Jefferson Airplane

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Oggi vi porto una chicca della storia della musica… infatti per questa settimana ci immergiamo nelle atmosfere della San Francisco di metà anni ’60 per incontrare una band leggendaria: i Jefferson Airplane.

L’album di cui parleremo è “Surrealistic Pillow”. Ma andiamo con ordine e vediamo com’era la scena musicale di quel periodo a San Francisco. In quegli anni fioriva il movimento folk, quasi tutti i musicisti della baia infatti seguivano questo genere ispirandosi al (già allora) mito Bob Dylan. Ma qualcosa si stava muovendo, iniziarono infatti a presentarsi delle note di psichedelia nelle sonorità delle band.

Gruppi come The Byrds e The Mamas & The Papas cominciarono a sperimentare questi nuovi suoni mescolandoli con il folk, e il risultato non era male… anche Dylan, in parte, provò questa nuova strada.

In tutto questo sussulto generale i Jefferson Airplane, formatisi nel 1965, si presentarono come i “pionieri” della scena psichedelica di San Francisco. Grazie a questo e all’espansione della controcultura hippie conseguirono diversi primati come band: furono, per esempio, i primi ad esibirsi in uno show televisivo nazionale, i primi a firmare con una grande Major e i primi ad andare in tournée sulla costa atlantica degli USA e in Europa.

Surrealistic Pillow” è il loro secondo album da studio, pubblicato nel 1967, e considerato il disco più importante del movimento psichedelico mondiale nonché la base della “Summer of love” (fenomeno che fece diventare San Francisco capitale mondiale della cultura hippie nel 1967). Gli Airplane registrarono il disco a Los Angeles nel giro di 13 giorni (!!!) con un budget di circa 8.000 dollari. Il disco conteneva 11 tracce ed è stato, come detto, il trampolino di lancio degli Airplane per il successo internazionale entrando in classifica di billboard il 25 maggio e restandoci per quasi un anno arrivando fino alla 3^ posizione.

Il successo del gruppo era dovuto inoltre alla diversa estrazione musicale dei suoi elementi: Grace Slick (voce) era una polistrumentista e compositrice folk, Marty Balin (chitarra) era un musicista pop, Paul Kantner (chitarra ritmica) veniva dal folk, Kaukonen (chitarra solista) era originario del blues, Jack Casady (bassista) musicista R&B e Spencer Dryden (batterista) si era affermato nel jazz.

Di sicuro la canzone più rappresentativa dell’album è “White Rabbit”. La canzone è stata scritta da Grace Slick ai tempi della militanza nei The Great Society ed alludeva all’uso di droghe (soprattutto LSD). Il suo continuo crescendo è molto carateristico e termina in modo inaspettato, la Slick per scriverla si è ispirata liberamente ai racconti di “Alice nel paese delle meraviglie” e “Attraverso lo specchio”. Infatti nella canzone ci sono diversi riferimenti al bianconiglio, alla regina rossa, al ghiro e a tanti altri personaggi. Musicalmente la canzone somiglia molto al celebre Bolero di Maurice Ravèl per via del già citato crescendo. Gli stessi Airplane non ebbero dubbio ad etichettare il pezzo come un capolavoro. Venne pubblicato come secondo singolo del disco.

L’altro singolo Somebody to love è una canzone vivace, dal ritmo sostenuto e costante. L’assolo di chitarra è molto peculiare sia per le sonorità che per l’effetto psichedelico che si denota. La voce della Slick si staglia benissimo sul “tappeto sonosro” che la band sviluppa durante la canzone rendendo l’ascolto gradevole e mai noioso.

Dopo questo LP gli Airplane divennero delle star internazionali e fra i più famosi e più pagati gruppi statunitensi.

Insomma, che dire di più… uno dei dischi più venduti dei Jefferson Airplane, disco cardine del movimento musicale psichedelico ed ispiratore per i seguaci della controcultura hippie al cui interno si possono ascoltare delle canzoni piene di riferimenti all’uso di droghe, allucinogeni ed altre sostanze che ci fanno immaginare come doveva essere la vita di un artista (di quel genere) in quegli anni.

Un tuffo nel passato che oggi consiglio di fare anche a voi, buon ascolto.

 

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Tags: Jefferson Airplane/Renzo Tomasi
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