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Captain Beefheart: l’eccentrico ma geniale interprete del rock sperimentale

Il musicista americano Captain Beefheart

Captain Beefheart, il cui vero nome era Don Glen Vliet, è stato un musicista, cantautore e pittore americano noto per la sua straordinaria carriera musicale nel campo del rock sperimentale e dell’avant-garde.

Nato il 15 gennaio 1941 a Glendale, California, Captain Beefheart è cresciuto in una famiglia appassionata di musica e, fin da giovane, ha dimostrato un interesse precoce per la pittura e la musica.

L’inizio della sua carriera

La sua carriera musicale è decollata negli anni ’60 quando ha formato una band chiamata “The Magic Band“, con la quale ha iniziato a sperimentare un sound unico e visionario che avrebbe definito il suo futuro musicale. Nel 1967 ha pubblicato il suo primo album, “Safe as Milk“, un mix di blues psichedelico e avant-garde, ma è stato con il suo album del 1969, “Trout Mask Replica” che Captain Beefheart ha ottenuto il massimo riconoscimento e ha definito il suo stile distintivo.

Un disco complesso e (solo apparentemente) disordinato

“La gente ama la musica armonica perché l’ha sempre ascoltata in quel modo.
Su Trout Mask Replica ho cercato in tutti i modi di sovvertire queste regole.
Ho fatto in modo che tutto fosse sfocato”

Trout Mask Replica” è un album noto per la sua complessità e il suo disordine apparente, con testi criptici e una struttura musicale altamente sperimentale. Il lavoro è stato prodotto da Frank Zappa (suo amico d’infanzia) ed è un mix di blues e free jazz che lo proietta nel mondo della musica sperimentale e dell’avant-garde. Nel 2003 il disco è stato inserito alla posizione numero 58 nella lista dei migliori 500 album di sempre redatta dalla rivista Rolling Stone.

Un lavoro non pienamente compreso

Il disco è considerato il capolavoro della band e rimane uno dei dischi più strani, difficili e originali della storia della musica rock. Il gruppo tentò di aiutare la creatività di Captain Beefheart vivendo insieme per 8 mesi in condizioni definite inumane dal batterista John French. Oltre all’incredibile eterogeneità delle composizioni musicali, altre particolarità sono il continuo variare dei tempi, la ripetitività, volontaria, della batteria e la follia dei sassofoni e del clarinetto. “Trout Mask Replica” è riuscito a creare una sorta di surrealismo musicale che verrà seguito soprattutto nell’era punk/new wave.

Queste le parole di Frank Zappa circa il modo non convezianele di lavorare di Don Glen Vliet:

Don se ne frega della tecnica; cercai anzitutto di fargli dire cosa volesse fare, per poter soddisfare le sue aspettative partendo da un punto preciso. Registrammo nello studio della chiesa mormona che usavo io, prima le basi e quindi la voce. Solitamente il cantante entra in studio, infila le cuffie, ascolta le basi, cerca di cantare a tempo, e la cosa è fatta. Don non tollerava le cuffie e voleva cantare in mezzo allo studio ad alta voce, seguendo gli echi musicali provenienti dai pannelli di vetro della cabina di missaggio. Le possibilità di registrare le voci a tempo erano nulle, ma si fece così.

Il suo stile musicale

Captain Beefheart è considerato uno dei grandi eccentrici della storia del rock. La sua musica rappresenta uno stile “freak”, dadaista e dissonante che stravolge le armonie classiche del blues avvicinandosi alla musica libera e d’avanguardia. Si è ispirato al free-jazz, all’R&B, al rock e ai bluesman del Delta da cui riprende il cantato ruvido e che fa collidere con il melodismo della sua musica. Sebbene abbia citato soltanto Eric Dolphy e Andy Kirk fra gli artisti di riferimento, Captain Beefheart si ispira anche a musicisti di estrazione free jazz e blues quali Albert Ayler, Ornette Coleman e Howlin’ Wolf fra gli altri. Dopo Safe as Milk (1967), considerato da molti uno degli album più rivoluzionari della sua epoca, e Strictly Personal (1968), ha inciso Trout Mask Replica (1969) il cui stile si allontana dalle sonorità “crude” e “naïf” ispirate al blues delle origini per avvicinarsi alla musica del suo amico Frank Zappa. 

Oltre la musica anche la pittura

Captain Beefheart mostrò sempre un grande interesse verso la pittura in generale e mise sulla copertina di qualcuno dei suoi album dei dipinti da lui stesso eseguiti, spesso con forti influenze dello stile pittorico di Franz Kline. A metà anni 80 decise di abbandonare definitivamente la musica e di vivere da eremita, passando il suo tempo esclusivamente dedicandosi alla pittura. Aveva studiato pittura in giovane età ed era sempre stato un artista visuale talentuoso. La sua carriera artistica come pittore è stata altrettanto influente della sua musica, e le sue opere sono state esposte in numerose mostre d’arte.

Gli ultimi anni della sua vita

Captain Beefheart ha condotto una vita relativamente reclusa dopo il suo ritiro dalla musica, evitando in gran parte l’attenzione mediatica e vivendo un’esistenza tranquilla nel deserto californiano. Nel 2010 è scomparso a causa delle complicazioni dovute alla sclerosi multipla, all’età di 69 anni.

Album in studio (ai quali vannno aggiunte innumerevoli raccolte, singoli e album dal vivo)

  • 1967 – Safe as Milk (distribuito anche con il titolo ZigZag Wanderer)
  • Strictly Personal (1968)
  • Trout Mask Replica (1969)
  • Lick My Decals Off, Baby (1970)
  • Mirror Man (1971)
  • The Spotlight Kid (1972)
  • Clear Spot (1972)
  • Unconditionally Guaranteed (1974)
  • Bluejeans & Moonbeams (1974)
  • 1975 – Bongo Fury (con Frank Zappa)
  • Shiny Beast (Bat Chain Puller) (1978)
  • Doc at the Radar Station (1980)
  • Ice Cream for Crow (1982)

— Onda Musicale

Tags: Frank Zappa, Ornette Coleman, Howlin' Wolf
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