VS, il secondo album della band più longeva del grunge, esce il 19 ottobre 1993, 30 anni fa e due anni dopo il fortunato Ten.
Tra il ’91 e il ’93 sono molti gli avvenimenti interni ed esterni alla band che influenzano la composizione di VS. In primis, la questione del batterista. Per i batteristi dei Pearl Jam non c’è mai pace, e infatti il primo a lasciare la band, Dave Krusen, molla durante il mixaggio di Ten. Arriva subito Dave Abbruzzese a sostituirlo, esordendo davanti a quattromila persone senza il minimo tentennamento. Abbruzzese entra subito in sintonia con la band, si fa tatuare addirittura il disegno della copertina di Alive sulla spalla. Successivamente, il suo rapporto con gli altri membri non sarà facilissimo, ma la sua dedizione e la sua passione porteranno più dinamica e aggressività al suono dei Pearl Jam.
Inizia il viaggio. Come la tua pianta preferita… aggiungi dell’acqua; guarda i Pearl Jam crescere.”
Sono le parole di Jeff Ament nel comunicato stampa per il lancio di Ten. Il mondo sta cambiando per quei cinque ragazzi, e non tutti ne sono entusiasti. Eddie Vedder mostra del timore per l’improvvisa crescita, vedere la sua faccia appesa su tutti i muri lo spaventa e sente che qualcosa non va. O meglio, va contro i suoi ideali.
Eddie inizia a chiedersi se questa sia la strada giusta
Seguire il mondo del business e uccidere la magia della musica, o tornare alle origini cercando una via di mezzo praticabile per tutti? Sappiamo benissimo cosa scelgono: la band comincia a creare delle iniziative per avvicinarsi al suo pubblico e curare personalmente i rapporti con il loro fan club.
Nel frattempo inizia una lunga stagione live, esce Nevermind dei Nirvana e la rivoluzione del rock anni ’90 viene innescata. È a questo punto della storia dei Pearl Jam che inizia a diffondersi il fenomeno «grunge» e anche loro se ne discostano subito. Sarà la stampa, come sempre, ad attribuire quest’etichetta ai nuovi gruppi di Seattle, anche se è un termine apparso già negli anni ’70. A quanto pare, alcuni critici statunitensi avevano definito «grunge» il rock corrosivo dell’epoca che voleva contrapporsi ai tecnicismi del progressive. Il grunge degli anni ’70, in breve, era un sinonimo del punk ancora in fasce.
Negli anni ’90 diventa invece sinonimo di «sincerità»
Per me l’unica trama vincente che unisce la musica della città è la sincerità. Questi gruppi sono sinceri ed è per questo che sono riusciti a ottenere qualche attenzione. È un atteggiamento da lodare. Adesso non devi più cotonarti i capelli o scrivere canzoni di facile ascolto che piacciano al pubblico. Solo loro che ci vengono a cercare perché sentono che si tratta di qualcosa di sincero, che viene da dentro.”
Eddie Vedder commenta così il fenomeno che sta esplodendo a Seattle, proveniente da un passato che ha messo nell’underground le basi per il futuro overground (band come R.E.M., Red Hot Chili Peppers, Sonic Youth, Jane’s Addiction). Adesso, a Seattle, la passione per la musica si unisce all’etica indipendente del DIY (di cui abbiamo già discusso in “Ten” dei Pearl Jam, la storia di un capolavoro del grunge), alla collaborazione e all’amicizia con le altre band. In città nasce un senso di appartenenza e di comunità che non era mai esistito nelle altre culle del rock, ed è ciò che permette alla rivoluzione di prosperare.
Ecco che i nuovi gruppi alternativi iniziano a sfidare le case discografiche, pretendendo più controllo creativo e stabilendo un rapporto più umano con il pubblico. I media gonfiano questioni irrilevanti e sfruttano situazioni come la rivalità tra Nirvana e Pearl Jam, ma alla fine si risolve tutto e gli scandali e l’estetica passano in secondo piano rispetto alla musica. Perché quelle di Seattle sono tutte band che vogliono solo suonare. Poco importa se sono sulla copertina di Rolling Stone o meno, continuerebbero a suonare anche nei piccoli locali come in principio.
Le cause scomode in cui Eddie è coinvolto
Se la gente presterà attenzione, sarà meglio essere sicuri che quello che dico abbia un senso e significhi qualcosa – e sia sincero verso me stesso e verso la musica. Non suono per arrivare alle donne. Non suono per ottenere soldi. Non mi interessa. Suono per la musica.”
Il cantante prende sul serio questo impegno, la sua devozione verso l’onestà è storia nota. Ho già parlato in maniera più approfondita delle varie cause verso cui si schiera Eddie Vedder, rischiando di gettare sulla band una luce controversa e di perdere consensi (30 anni da “MTV Unplugged”: Eddie Vedder difende i diritti delle donne). Ma, come risulta abbastanza chiaro, al frontman dei Pearl Jam dei consensi non interessa granché. Uno dei primi dibattiti è quello sull’aborto. Ricordiamo tutti il concerto Unplugged per MTV in cui Eddie si scrive sul braccio PRO CHOICE, a favore della libertà di scelta delle donne. O quando al Saturday Night Live si presenta con una maglietta su cui è disegnata una gruccia, strumento con cui si abortiva illegalmente.
Scrive poi un articolo su Spin in cui racconta che a una ragazza di 14 anni, violentata dal padre di un suo amico, è stato vietato di lasciare Glasgow per subire un aborto in Gran Bretagna. Nell’articolo Eddie sostiene che sono stati violati dei diritti umani, e riflette sul fatto che le cose sono andate così perché la vittima è una donna. Si schiera quindi a favore dei diritti delle donne puntando il dito contro la società maschilista. Un gesto coraggioso e molto pericoloso.
La band inizia a rifiutare ospitate televisive, tour negli stadi e merchandising per usare il loro potere in cause politiche e di beneficienza, come il concerto gratuito tenuto al Magnuson Park per cui sborsano di tasca loro centomila dollari. L’iniziativa serviva a promuovere l’iscrizione dei giovani alle liste elettorali per le elezioni presidenziali imminenti.
VS
La prima differenza rispetto all’album precedente è il produttore. Per questa seconda fatica, i Pearl Jam ingaggiano Brendan O’Brien. Tecnico del suono e musicista, O’Brien capisce perfettamente di cosa ha bisogno la band, ovvero di un suono corposo, secco, come il più tradizionale rock’n’roll. Il gruppo stavolta non scrive i brani e poi li presenta, ma li sviluppa in studio come una vera e propria jam session. Alcune parti infatti non sono sovraincise in sede successiva, ma sono registrate durante l’esecuzione, con lo scopo di realizzare un suono il più possibile simile a un concerto. La band sente di stare evolvendo, finalmente possono pensare solo a suonare, senza preoccuparsi di ripulire il suono, studiare a tavolino un passaggio e sistemare la take. Non c’è bisogno di essere precisi e si possono fare errori senza temerli.
Queste sono le basi di VS
Il distacco con Ten si percepisce non appena entra in scena la batteria in Go, cioè al secondo 0:05. La sezione ritmica parte al massimo della potenza, alla batteria di Abbruzzese seguono il basso di Ament e la chitarra di Gossard, poi Vedder inizia a cantare. Le parole sono pronunciate velocemente, per stare dietro al ritmo incalzante e velocissimo, retto dal suono deciso della batteria e dalle note scure del basso che inglobano le chitarre creando un tappeto unito e abrasivo. Tutto ciò esprime alla perfezione l’inquietudine e la rabbia di chi ha tradito ed è stato tradito, che in principio chiede perdono ma subito dopo cambia prospettiva e accusa il partner. Perché entrambi evidentemente hanno fatto degli errori e non c’è più margine di recupero.
Animal è ancora più folgorante della prima traccia
Si apre con un arpeggio di chitarra ripetuto per tutta la durata della canzone. Un cambio di rotta della chitarra nel ritornello, che si avvicina a un suono funk, dà un po’ di respiro per tornare poi all’arpeggio iniziale e sfociare in un assolo così rapido che è difficile da seguire. La chitarra viene risucchiata dalla batteria sempre più poderosa e diventa tutto un unico suono, compresa la voce di Eddie. Il cantante inizia infatti la traccia con una frenesia che sembra calmarsi giusto durante il ritornello. Il lieve suono rauco della sua voce viene intensificato nella seconda metà del pezzo, quando ripete convulsamente «Preferirei stare con un animale» e «Uno, due, tre, quattro, cinque contro uno».
Sembra che il testo si riferisca alla difficoltà di comunicare, ma è più criptico di quanto sembri e Eddie non dà spiegazioni. Stone Gossard lo interpreta come il racconto della battaglia quotidiana per registrare un disco, cercare quindi di mantenere l’indipendenza e la propria anima nonostante la necessità di trovare un compromesso. Eddie Vedder invece dice soltanto che l’ha scritto contro qualcuno, ma non rivela mai di chi si tratta.
Con Daughter facciamo una piccola pausa dai suoni duri per concentrarci su una bellissima ballata acustica. E qui torniamo all’ossessione di Vedder: l’uso del potere per le giuste cause. Il pezzo introduce una serie di brani impegnati che analizzeremo più avanti, per quanto riguarda questo, invece, Daughter può essere considerato il proseguimento del tema affrontato in Jeremy, ovvero il rapporto problematico tra genitori e figli. Questa figlia ha difficoltà di apprendimento e all’epoca non era ancora solito diagnosticare questi disturbi. Il risultato è che il suo comportamento viene visto come ribelle, qualcosa di scorretto che va aggiustato con qualsiasi mezzo necessario. Nessuno sa cosa succede alla fine alla bambina, perché «The shades go down», arriva l’oscurità e lei deve cavarsela da sola.
Glorified G vuole criticare l’uso delle armi da fuoco in USA
Lo spunto viene da una conversazione avuta con Abbruzzese, che racconta di aver comprato due pistole. Eddie si sente offeso ed è contrario all’uso delle armi, così usa il sarcasmo per protestare. Il brano è trainato da una melodia orecchiabile e leggera, mentre il testo sostiene che «Got a gun, fact I got two / That’s O.K. man, ‘cause I love god / Glorified version of a pellet gun / Feels so manly, when armed», Ho un’arma, in realtà due / Va tutto bene, amico, perché amo Dio / Versione glorificata di un fucile / Mi sento così virile quando sono armato.
Dissident, con un intreccio romantico delle chitarre e una strofa melodica, sembra raccontare una relazione sentimentale, invece no. La storia inventata narra di un ricercato politico ospitato da una donna che però finisce per tradirlo e consegnarlo alle autorità. Analizzando meglio le liriche e il tappeto sonoro, però, si percepisce una contraddittorietà nel personaggio della donna, la vera protagonista della canzone. Contraddittorietà che esprime la sua umanità e la difficoltà nel fare la scelta giusta. Ancora una volta, Vedder dimostra di saper approfondire egregiamente la psicologia degli esseri umani.
But when she had contact with the conflict / There was meaning but she sold him to the state / She had to turn around / When she couldn’t hold, she folded”
(Quando è entrata in contatto con il conflitto / C’era un senso, ma l’ha venduto allo stato / Lei ha dovuto voltargli le spalle / Quando non ce la poteva più fare, si è piegata)
W.M.A., sostenuta dalle percussioni di Gossard, l’arpeggio ipnotico di basso e la voce rauca e urlante di Vedder, trasmette sensazioni inquietanti e lugubri. Sembra quasi un canto di morte, idea rafforzata dal tappeto di cori che intonano un lamento infinito. Il testo si scaglia contro gli abusi di potere della polizia, ma soprattutto contro il razzismo. Vedder ha scritto il brano dopo aver assistito a un abuso del genere: mentre parlava con un uomo dalla pelle leggermente più scura della sua, si sono avvicinati dei poliziotti e senza alcun motivo hanno iniziato a infastidire l’uomo e a provocarlo. Il titolo provvisorio della canzone infatti è Policeman, poi diventato W.M.A. come White Man American, uomo bianco americano. La canzone è dedicata a Green, un uomo di colore ucciso dalla polizia con quattordici colpi di pistola alla testa, e la sua foto è accanto al testo nel libretto del disco.
Interessantissima la storia di Blood
Un brano all’apparenza semplice: Eddie urla dall’inizio alla fine, la sezione ritmica è al massimo del volume e della velocità. È un pezzo violento nato con l’intenzione di suonarlo live. Vedder racconta di averlo scritto per questo, perché riascoltando Ten si è reso conto che non c’era nulla del genere. Nemmeno i brani più esplosivi riescono ad avvicinarsi a questo risultato. L’aspetto interessante è il tema affrontato, quello della tossicodipendenza. L’atto di drogarsi è descritto così realisticamente da far rabbrividire, ma nel libretto accanto alla siringa c’è una penna che versa l’inchiostro nella pozza di sangue. Sembra che lo scopo della canzone sia quindi quello di indagare gli effetti della droga uniti alle conseguenze dell’attenzione mediatica. Kurt Cobain ne è un triste esempio.
In Reviewmirror è Eddie a suonare la chitarra elettrica. Il brano è costruito in modo molto semplice, il ritmo e la melodia sono elementari ma incisivi, fanno il loro lavoro e lo fanno bene. Vedder sostiene che sia una canzone sul suicidio e si critica dicendo che per il tema che tratta è fin troppo semplice. Credo invece che non sia per niente una canzone pop, anzi, con i suoi momenti più incalzanti, soprattutto nel finale, e grazie ai cori di Vedder che urla dei lamenti strazianti, si dimostra perfetta per rappresentare questo stato d’animo sofferente.
Rats è un’altra critica alla società
stavolta rappresentata tramite la metafora dei topi. Vedder sostiene che i topi vanno più d’accordo tra loro di quanto non facciano gli esseri umani. Noi ci accoltelliamo alle spalle, lasciamo morire la gente di fame per tenere cariche le tasche dei ricchi, i topi no, quindi meritano più risetto. E così, gli animali che più disprezziamo diventano un modello di vita, di sicuro un modello di società più umana. È curiosa e unica la prospettiva di Vedder, il suo modo di criticare e provocare usando un sarcasmo pungente e delle immagini così insolite.
They don’t scurry when something bigger comes their way / Don’t pack themselves together and run as one / Don’t shit where they’re not supposed to / Don’t take what’s not theirs, they don’t compare”
(Non fuggono quando s’imbattono in qualcosa di più grosso / Non si ammassano e corrono tutti assieme / Non cagano dove non è loro consentito / Non prendono ciò che non è loro, non fanno paragoni)
Purtroppo è la canzone meno considerata della loro discografia, eppure dal punto di vista strumentale è molto più interessante di tanti pezzi. Il groove di Ament unito al bottleneck di McCready e al suono deciso della batteria creano un ritmo furioso che si scatena nel finale, una dissolvenza in cui il suono continua a crescere anche se il volume si abbassa progressivamente. Anche il canto di Vedder inizia pacato, misurato, segue il ritmo e aumenta pian piano, a cominciare dal primo ritornello. La voce poi resta graffiante ma intervallata da brevi momenti puliti. Un vero peccato che una chicca come questa rischi di cadere nel dimenticatoio.
Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town è un’altra ballata, stavolta romantica
È nata mentre Eddie strimpellava intonando una melodia, Stone ascolta e gli dice quanto gli piaccia quella canzone. Eddie allora ne registra una versione acustica per voce e chitarra, a cui poi vengono aggiunte batteria e brevi interventi di chitarre elettriche, per mantenere l’animo acustico del pezzo. Il testo parla della vita in un piccolo paesino, in cui una donna incontra una vecchia fiamma ma non la riconosce. Quando infine si ricorda di lui non riesce a superare l’imbarazzo e a salutarlo, quindi lascia che tutto svanisca così. Un brano di straordinaria delicatezza e quiete, per dare respiro a un disco frenetico e rabbioso.
Leash era già stato proposto dal vivo nel ’91 ed è il proseguimento di Why Go. La protagonista, Heather è uscita dall’ospedale dov’era stata rinchiusa ed è tornata a casa. I genitori però non si comportano diversamente e minacciano di riportarla indietro. Heather, che è un’amica di Vedder, ha quindici anni e non può usare il telefono dopo le otto di sera, non può uscire o fare niente. Il cantante ha scritto la canzone dopo aver parlato con lei, infuriato per il trattamento terribile riservatole. Il testo è un chiaro invito a staccarsi dal controllo dei genitori e prendere in mano la propria vita.
Troubled souls unite / We got ourselves tonight, oh / I am fuel, you are friends / We got the means to make amends / I am lost, I’m no guide, but I’m by your side”
(Anime inquiete unitevi / Siamo insieme stanotte / Io sono il carburante, voi siete gli amici / Abbiamo i mezzi per rimediare / Sono perso, non sono una guida, ma sono al vostro fianco)
Vedder dice di sentirsi perso anche lui, quindi non si propone come guida, ma come carburante
Ovvero una miccia che si accende tramite la musica. Anche loro, i ragazzi come lui, non devono idolatrare i cantanti, ma cercare conforto nella musica e nelle esperienze condivise tramite qualche nota e una voce sincera.
Indifference chiude l’album prendendo la direzione opposta rispetto al resto del disco. È un pezzo dall’atmosfera sognante la cui melodia richiama lontanamente Nights In White Satin dei Moody Blues. Un pezzo in cui la voce vuole tutta l’attenzione su di sé e la base strumentale è solo un sottofondo che dà sostegno al canto e alle liriche di Vedder.
For soon light will be gone / Oh, I will stand arms outstretched / Pretend I’m free to roam / Oh, I will make my way / Through one more day in hell / How much difference does it make? / How much difference does it make?”
(Presto la luce se ne andrà / Oh, me ne starò a braccia distese / Fingendo di essere libero di vagare / Oh, mi farò strada / Attraverso un altro giorno all’inferno / Che differenza fa? / Che differenza fa?)
Il testo narra di un uomo che si sveglia accanto a una donna. Lei sta ancora dormendo, lui accende un fiammifero mentre la osserva e pensa che presto finirà tutto, il presente diventerà passato e allora tanto vale fingere di essere liberi e continuare a sguazzare nell’inferno di ogni giorno.
Quando chiedono a Eddie di cosa parla Indifference, lui risponde
«Abbiamo in media 50 o 60 anni sul pianeta e ne abbiamo 20 quando siamo al massimo della vitalità, quando possiamo fare qualcosa per la nostra vita. Cosa fai allora? Ti diverti e non ti impegni? O ti impegni per rendere migliore la vita di altre persone, anche se significa passare l’inferno? Anche se queste persone non apprezzano ciò che stai facendo. Anche se tu stesso non sei sicuro che ciò che fai farà alcuna differenza. […] Quando tocca a te non puoi fare finta di niente. Devi fare qualcosa. Dio solo sa quanto è duro, perché non sai mai se ciò che stai facendo avrà qualche effetto. Ma qual è l’alternativa?»
Chiude quindi questo ulteriore capolavoro un brano poetico ed evocativo che vuol far riflettere sul significato della vita, anzi, su quale significato ognuno di noi vuole dare alla propria vita. Eddie spera di fare qualcosa di speciale, di non sprecare il poco tempo che ha su questa Terra. E spera di riuscirci prendendosi le sue responsabilità, come tutti dovrebbero fare e come lui sta già cercando di fare tramite le cause a lui così care.
Conclusioni
Dopo aver analizzato la genesi dell’album e ogni brano nel dettaglio, l’unica conclusione che possiamo trarne è che per la seconda volta i Pearl Jam hanno dimostrato di poter creare un’opera coesa e compiuta. La sfida di VS, a differenza di Ten, era restare autentici cercando di migliorare. E migliorare non significa fare meglio del passato, significa imparare dall’esperienza trascorsa e capire come fare a evolvere, a inserire nel nuovo lavoro tutto ciò che si è imparato dal vecchio e poi andare avanti. Significa creare qualcosa di diverso rimanendo se stessi.
Considerato il successo di quest’album, 950mila copie vendute dopo soli sette giorni dall’uscita, sembra proprio che i Pearl Jam ci siano riusciti. Anche se hanno fatto di tutto per sconsigliare l’acquisto del loro album, anche se sulla copertina hanno attaccato l’adesivo “Non adatto alle classifiche che contano”, a sostituire il vecchio “Seattle Sound”. Anche rifiutandosi di promuoverlo tramite media e tv, ed evitando di girare videoclip, le canzoni sono arrivate a chi dovevano arrivare. A una generazione fortemente scontenta e arrabbiata che cerca conforto in chi ha in mano il potere e lo usa sapientemente.
Fonte: Pearl Jam. 1991-2006 Atto di rivolta, Francesco Rosati, Editori Riuniti, Roma, 2006.