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Woodstock, la setlist: Credence Clearwater Revival

Credence Clearwater Revival

Woodstock è stato il più grande festival del rock. Nella sua seconda giornata ha portato sul palco alcuni dei nomi più importanti di tutti i tempi. Ora, sul palco, i Credence Clearwater Revival.

La performance dei Credence Clearwater Revival non è stata priva di lamentele. Non da parte del pubblico, ovviamente: il quartetto di El Cerrito non ha mai deluso nessuno.

No, il problema nacque a causa del lunghissimo set dei Grateful Dead, che, pieni fino alla testa di qualunque cosa, non mancarono di suonare fin ben oltre il loro turno.

È mezzanotte e mezza e la gente, bagnata fradicia, ha sonno e va a dormire. Fogerty, giustamente, si lamenta proprio di questo. Se i Dead avessero finito prima, i Credence avrebbero avuto più pubblico, ma alla fine nessuno si è lamentato così tanto e il loro concerto è stato memorabile.

Un po’ di storia

John Fogerty, Doug Clifford e Stu Cook si conobbero al liceo della città di El Cerrito, nella San Francisco Bay Area, in California, nei primi anni 1960 e iniziarono a suonare cover di canzoni conosciute, come The Blue Velvets.

Presto li raggiunse il fratello maggiore di John, Tom, e un dirigente discografico che li prese sotto l’ala protettiva gli diede il nome di Golliwogs. Le cose andavano benissimo, ma John fu chiamato dall’esercito e fino al 1968 la band non fece quasi nulla. Ma il tempo passa e il congedo arriva.

La band si riunì per registrare un album, e con la scusa scelsero un nuovo nome: Creedence Clearwater Revival. Pare che il nome sia dovuto a:

  • 1) l’amico di Tom Fogerty, Credence Newball;
  • 2) la parola Clearwater, dallo spot di una birra;
  • 3) Revival, per indicare il rinnovato impegno del quartetto.
I grandi successi

Il primo 33 giri, omonimo, dei Creedence Clearwater Revival includeva un remake di Susie Q, di Dale Hawkins (1956), che fu la prima di molte hit. Il 1968 lo passarono quasi tutto girando per concerti e il pubblico era sempre più frenetico e ansioso di vederli suonare. Poi arrivò Bayou Country, giusto in tempo per cementificare il loro successo, grazie soprattutto alla presenza di Proud Mary, un classico senza età.

Appena due mesi dopo l’uscita di Bayou Country, erano di nuovo in studio a registrare il loro terzo album in studio. Pubblicato due settimane prima di Woodstock, Green River ha notevolmente amplificato la straordinaria potenza musicale dei Credence, facendoli entrare di diritto nel gotha del rock. Green River è tutt’ora considerato tra i migliori dischi rock mai usciti.

Ovvio che vadano a suonare al festival di Woodstock.

Woodstock

La scaletta è composta interamente da materiale preso dai loro primi tre album. Nessuna sorpresa: i pezzi scelti sono i più forti di tutto il repertorio, e ci sta. Tutto fila liscio e John Fogerty mantiene il ritmo da ottimo frontman qual è, con il resto dei Credence che lo segue a ruota.

Si parte con Born On The Bayou e si continua con Green River, giusto per scaldare il pubblico che è già entusiasta. Poi arriva il pezzo geniale di Wilson Pickett, Ninety-Nine And A Half, già sentito in Credence Clearwater Revival, album del 1968. Prima di buttare nel calderone i pezzi forti, i quattro suonano ancora Bootleg e Commotion, rispettivamente da Bayou Country e Green River.

E poi arrivano Bad Moon Rising e Proud Mary. Entrambi sono delle hit, e, anche se Proud Mary per ora è solo al secondo posto in classifica, si capisce subito che è una canzone che avrà destino ben diverso e molto più soddisfacente.

E poi ancora una bella canzone non originale. Questa volta si prende a piene mani da Screamin’ Jay Hawkins e suonano I Put A Spell On You, apripista di Credence Clearwater Revival. Il mood scende notevolmente, ma non tarda a salire di brutto.

Il brano successivo, The Night Time Is The Right Time (un’altra cover; questa volta di Nappy Brown), è in realtà un pretesto per improvvisare per nove minuti abbondanti. Ovviamente delirio di pubblico, anche deciso da un mega assolo di armonica.

Chiude il set Keep On Chooglin’, di nuovo da Bayou Country. E poi scatta l’inevitabile bis, che viene concesso con Suzie Q, prima hit dei Credence Clearwater Revival.

I commenti…

Come già sapete, c’è sempre qualcosa che non va. Molto bene. Sfortunatamente, John Fogerty non era felice della performance di Woodstock dei suoi, lamentando pigrizia da parte dei propri colleghi di palco e poco coinvolgimento da parte del pubblico (ma non è vero).

Diede la colpa ai Grateful Dead e al loro lunghissimo set che fece cascare dal sonno il pubblico (che comunque era lì da 24h e aveva subito una delle piogge torrenziali più fastidiose del mondo). Gli altri membri della band, invece, ricordavano il set in modo diverso, sostenendo che la loro interpretazione era stata da classico concerto dei Creedence: una bomba.

D’altronde hanno suonato tutti i loro successi, regalando ricordi indelebili a chi vi ha assistito. La delusione di John Fogerty fu tale da non permettere di pubblicare le immagini girate per il documentario, né di inserire il set nel disco che uscì poco più tardi, portando molti a pensare che la band non si fosse esibita al festival.

…I problemi

Ma i Creedence avevano anche altri problemi. I fratelli John e Tom Fogerty non si potevano vedere e Tom lasciò il gruppo per divergenze creative nel 1970. Morì nel 1990 di AIDS, malattia che aveva contratto a causa di una trasfusione di sangue.

I CCR continuarono a suonare come trio per un certo periodo di tempo, pubblicando diversi album e avendo sempre successo, ma la band si sciolse definitivamente nel 1972. Stu Cook e Doug Clifford suonarono con vari altri musicisti, riunendosi nel 1995 come Creedence Clearwater Reunion, senza John Fogerty.

Dopo i Credence Fogerty perseguì una carriera da solista, rifiutandosi di suonare qualsiasi canzone dei Creedence Clearwater Revival fino al 1987, su sollecitazione di Bob Dylan e George Harrison.

— Onda Musicale

Tags: Bob Dylan, John Fogerty, Creedence Clearwater Revival, Grateful Dead
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