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Michael Stipe sul nuovo disco: “Arriverà, ma non ho alcuna fretta”

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Michael Stipe

Il debutto da solista di Michael Stipe – ancora senza un titolo – verrà pubblicato nel corso del 2024.

New York – A quattordici anni scoprì il punk rock. Patti Smith era la sua musa. Horses l’album che lo teneva sveglio tutta la notte, quando ne aveva quindici. I genitori lo chiamavano Mr. Mouse, perché non stava mai fermo, ed era molto veloce. La sua storia ha detto anche altro: se correva come un razzo, Michael Stipe sapeva anche dove andare.

È diventato cantautore, leader del gruppo rock R.E.M. fino al loro scioglimento, avvenuto nel 2011, autore della maggior parte dei brani della band americana e delle copertine dei dischi, comprese le scenografie dei concerti. Enciclopedico e cerebrale. Il primo singolo, Radio Free Europedivenne il pezzo più ascoltato nella radio del college ad Athens, dove lo studente d’arte Stipe si era iscritto.

Ma adesso, come racconta il New York Timesdeve reinventarsi a 63 anni e lo farà con un album. Dallo scioglimento dei R.E.M., il cantautore nato a Decatur, in Georgia, ha pubblicato tre libri di fotografia, fatto mostre d’arte visuale, partecipato a concerti di beneficenza, serate in memoria di artisti scomparsi, comizi. Ha pubblicato alcuni singoli, Your Capricious Soul (2019) e Drive to the Ocean (2020), prodotto cinque anni fa l’album Sir del duo elettronico Fischerspooner.

Di recente ha firmato una lettera aperta in cui molte star, da Dua Lipa a Cate Blanchetthanno chiesto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden di imporre il cessate il fuoco a Gaza. Adesso tornerà a fare la cosa che più gli è riuscita meglio, quella per cui milioni di fans in tutto il mondo lo hanno amato: cantare.

“Sto mettendo su un album”, ha raccontato al quotidiano newyorkese. Stipe lavora a un progetto da solista, ma i tempi si sono allungati a causa di emergenze familiari, cambio casa, Covid. Pensava di uscire a inizio 2023, lo farà il prossimo anno.

Ho fissato una deadline”, conferma. Anche se poi aggiunge: “ma non ho fretta”. Racconta di aver superato il blocco dello scrittore, e di avere trovato la voglia di pubblicare il disco e di farlo presto, dopo aver incontrato la madre. “Diciamo che ho finito di scrivere le canzoni”. Ha collaborato con una serie di artisti, ogni brano sarà diverso dall’altro.

È un ritorno pensato da una decina d’anni e arrivato alla svolta, preparato per la prima volta senza avere una casa discografica alle spalle. Stipe è il boss di sé stesso. Nel Lower East Side di Manhattan l’ex leader dei R.E.M. ha uno studio artistico, dove il cantante conserva alcune sculture e oggetti da collezione, tra cui un paio di scarpini di Nureyev usati in un balletto.

In un altro studio, in Georgia, sono conservate più di trentamila fotografie che Stipe ha scattato in tutta la sua vita da adulto. “Sono nell’età – confessa – in cui penso, okay, ho avuto tante idee su cui ho lavorato ma non avrò abbastanza tempo per completarle tutte”.

Nel frattempo se ne sono andati via molti amici che hanno attraversato la sua vita. Tipo l’attore Ray Liotta, o il fondatore dei Depeche Mode Andy FletcherNell’ultimo miglio della vita di Kurt Cobain, Stipe aveva cercato di aiutarloanche se lui ha sempre minimizzato il loro rapporto (“è stato mitizzato, facevamo solo lo stesso strano lavoro”).

Di altri, ha perso le tracce. Sono tutti malinconici dettagli esistenziali ma di persone che hanno la fortuna di invecchiare. In Stipe hanno rafforzato la convinzione che la vita sia un treno veloce, che spunta dal nulla e nel nulla finisce, ed è un attimo. “È arrivato il momento – ammette – di cominciare a fare delle scelte”.

Il giorno prima del Memorial Day di quest’anno, che cadeva il 29 maggio, Stipe ha preso tutto il suo materiale e lo ha portato in uno studio di registrazione al Greenwich Village, quello aperto nel 1970 da un certo Jimi Hendrix. Erano i giorni in cui il cantante si era incrociato allo studio con Taylor Swift. Dopo un paio di registrazioni, i due si erano presentati, lei aveva saputo che due dei suoi, il giorno prima, avevano parlato con lui ed erano rimasti affascinati.

Stipe le aveva risposto allungandole la mano, e dicendo: “Tu devi essere Taylor”. Lo stesso suo modo di rompere il ghiaccio, che nel 1995, senza mai aver incontrato la donna da cui è cominciato tutto, Patti Smith, decise di chiamarla per il giorno di San Valentino. Per la leggenda del punk rock era la prima festa degli innamorati senza il marito, Fred Smith, il chitarrista degli MC5 morto pochi mesi prima a 46 anni. Stipe cercò il numero della casa di Detroit di Patti e la chiamò dalla Spagna. “Sono Michael Stipe, non avrei mai chiamato se non fossi completamente fatto”. A Patti fece piacere. Un giorno si sarebbero trovati insieme sul palco.

La capacità dello storico leader dei R.E.M. di entrare nel cuore degli artisti è qualcosa che andrebbe studiato. Ma ora tutti vogliono sapere che cosa ha da dire ancora come cantante. Che cosa possa adesso uscire da una mente simile lo sapremo presto, o almeno abbastanza presto, perché come dice lui stesso, “non ha fretta”. Però ha finito di scrivere le canzoni.

(scritto da Massimo Basile – link)

— Onda Musicale

Tags: REM
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