Il nuovo disco di inediti di Silvia Conti puzza di ferro e di libertà. La canzone d’autore che si sgancia dai cliché e pensa solo all’urgenza dell’espressione.
L’avevamo lasciata con quel brano davvero blues, davvero antico, davvero classico. “L’incrocio del Diavolo” anche accompagnato da una simpatica clip, sembrava segnare una direzione nel nuovo percorso di inediti di Silvia Conti, cantautrice di lunghissimo corso che ha rotto anni di silenzio dagli scaffali dei negozi di dischi con un vero gioiello com’è stato “A piedi nudi (psichedeliche ipnotiche verità)”. Intanto torniamo su quell’incrocio per capire di cosa parliamo:
È tempo di nuove cose, e questo tempo nuovo l’aveva anticipato già con un brano toccante, ricco di dolo e dignitosa delicatezza
Ci lasciava Erriquez della Bandabardò, suo amico di vita… dalle sue “ceneri” la Conti ha trovato la forza e la pulizia di anima e spirito per consegnare alla sua personalissima storia (e alla nostra anche) un brano come “Il filo d’argento”… quel blues antico veniva sepolto dalla ruggine di certi graffi sulla pelle e sul cuore. Questa volta la strada era giusta. Questo è stato l’inizio del suo nuovo disco:
Uscito da qualche giorno (8 gennaio per la precisione) si intitola “Ho un piano B” questo nuovo disco di inediti di Silvia Conti.
Nella tracklist anche “Il filo d’argento” ma anche una spietata rivisitazione di “Bella ciao”, chiusa partigiana di un disco di libertà e confessioni. L’America si, dicevamo, sfacciata e polverosa ma anche tantissimo altro come il rock svedese dei Roxette dentro la prima traccia, il nuovo singolo, “Lucciola”, brano contro la violenza di genere in senso ampio del termine, politico, sociale, dall’adolescenza al lavoro, dal sesso al peso quotidiano.
L’America dicevamo, dalla copertina alla “Patti Smith” (una delle tantissime citazioni), ma anche quel beat italiano delle band che l’America la scimmiottavano, come accade dentro “Moltitudine” con quell’ostinato sostegno di chitarra elettrica che tanto ci riporta alle spiagge degli anni ’50, che tanto deve al rock’n’roll di Paul Anka e compagnia cantando. Notiamo con piacere quanto i suoni sono liberi, liquidi a momenti, i bordi delle batterie quasi sfumati, come casuali. C’è un suono che sembra lasciato randagio eppure è segno di grandissimo lavoro artigiano.
Il momento più alto, quasi a citare didascalicamente il suo titolo, è “L’uomo della montagna”
Corsi e ricorsi melodici, quasi una nenia del tutto rock che si ripete per oltre 8 minuti. Bandiera e manifesto di questa libertà compositiva che è segno di grande maturità, coraggio, distacco dallo schiavismo dei cliché… “Ho un piano B” va ascoltato con estrema attenzione, va consumato, ma succhiato in ogni dettaglio e noi di certo non amiamo spolverare traccia per traccia… la potenza delle liriche fatte di parole semplici e quotidiane, quello sporco di vita vissuta tra graffi e salite, quel modo di indossare vestiti che hanno pieghe e macchie ma proprio per questo sono affascinanti.
Citiamo ancora soltanto la forza della strofa di “Inverno 1944 (Mačkatica)”
Come se l’avessi sentita altre mille volte, di sicuro sfoggia soluzioni per niente innovative, ma c’è l’assoluta personalità a far da padrone a noi che bussiamo alla porta. Cito questo brano perché, dice la Conti, è uno dei tantissimi fili diretti che lega questo nuovo disco al libro di suo padre, “Gli anni sprecati”, scritto nel ’89 e che assieme a Bob Mangione (chitarrista, produttore artistico e compagno di vita), hanno deciso di rendere pubblico proprio parallelamente al disco stesso.
«La cosa più importante per me è il legame tra il disco e il libro che mio padre scrisse nel 1989, “Gli anni sprecati”, e che Bob e io abbiamo deciso di pubblicare proprio in concomitanza con il cd. Per quanto siano due opere che avranno una vita distinta l’una dall’altra, sono unite da una stessa sostanza, ovvero uno sguardo sul mondo e sull’umanità che lo abita»
(Silvia Conti)
Insomma: ascoltate la verità che vien fuori da queste nuove canzoni di Silvia Conti. E poi capirete perché ha senso come chiusa “Bella ciao”. Poi forse, come accade a me, capirete cose nuove ad ogni ascolto che c’è…