I Public Enemy sono una delle band più influenti e innovative nella storia dell’hip-hop.
Con i loro testi politicamente carichi, i ritmi incisivi e l’atteggiamento provocatorio, i Public Enemy hanno trasformato la musica hip-hop in un potente strumento di protesta e attivismo sociale. La loro storia è un racconto di sfide, successi e un impatto robusto sulla cultura musicale e sociale.
La nascita della band
I Public Enemy si sono fondati nel 1985 a New York, dal rapper Chuck D (nome completo Carlton Douglas Ridenhour), dal produttore musicale Hank Shocklee e dai membri della crew del DJ Terminator X (Norman Rogers). La band ha rapidamente attratto l’attenzione per i loro testi politicamente consapevoli e il loro suono aggressivo e innovativo.
Public Enemy: il debutto avviene nel 1987
Il loro primo album, “Yo! Bum Rush the Show“, pubblicato nel 1987, ha ricevuto un’accoglienza entusiastica da parte della critica, stabilendo i Public Enemy come una forza emergente nell’hip-hop. Ma è stato con il loro secondo album, “It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back” (1988), che la band ha raggiunto una grande nototietà. L’album è stato un successo sia commerciale che critico, con brani come “Bring the Noise” che sono diventati inni dell’attivismo politico e culturale.
Lotta contro l’ingiustizia sociale e razziale
I Public Enemy sono stati una delle prime band hip-hop a mettere in luce le ingiustizie sociali e razziali negli Stati Uniti. I loro testi affrontavano temi come il razzismo, la brutalità della polizia, la povertà e l’ingiustizia economica, spingendo gli ascoltatori a pensare criticamente alla società e alle loro esperienze personali.

Le accuse a Elvis e John Wayne
Una delle strofe più celebri del testo della canzone Fight the Power, e che ha creato più scalpore e risentimento è quella che accusa Elvis Presley (e anche John Wayne, altro mito americano) di essere stato un razzista. Il riferimento a John Wayne è dovuto ai suoi controversi punti di vista personali in fatto di politica, incluse le dichiarazioni razziste fatte dallo stesso attore nell’intervista rilasciata nel 1971 alla rivista: «Credo nella supremazia dei bianchi finché i neri non saranno educati ad essere responsabili. Non credo nel dare autorità e posizioni di leadership e comando a persone irresponsabili».
«Elvis was a hero to most, But he never meant shit to me you see.
(Fight the Power – Public Enemy)
Straight up racist that sucker was, Simple and plain.
Motherfuck him and John Wayne,Cause I’m Black and I’m proud!»
L’accusa di plagio
A novembre del 2023 vengono denunciati per plagio dalla Universal Records con Ivano Fossati e Oscar Prudente, in quanto nell’album How You Sell Soul to a Soulless People Who Sold Their Soul? hanno inserito un brano, Harder Than You Think, che si basa su un campionamento della canzone Jesahel presentata dai Delirium al Festival di Sanremo 1972, senza citare gli autori originali del brano, appunto Fossati e Prudente.
Controversie e opposizioni
I loro testi e le loro dichiarazioni provocatorie hanno portato a proteste da parte di alcuni gruppi conservatori e hanno spinto alcune stazioni radio a boicottare la loro musica. Tuttavia, la band ha continuato a difendere le proprie convinzioni e a utilizzare la propria piattaforma per promuovere il cambiamento sociale.
Public Enemy: un faro di speranza e resistenza
La band ha aperto la strada per molti artisti hip-hop successivi, dimostrando che la musica può essere un potente strumento di protesta e cambiamento sociale. Il loro impegno per la giustizia sociale e l’attivismo hanno ispirato generazioni di artisti e attivisti, e il loro impatto sulla cultura popolare continua a essere evidente ancora oggi. I Public Enemy rimangono una voce fondamentale nel panorama musicale e politico, un faro di speranza e resistenza per coloro che lottano per un mondo più giusto e equo.