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Bootleg: dischi pirata quando la musica non era per tutti

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Una musicassetta

Nell’immenso e intricato panorama della musica, esiste un sottobosco affascinante e controverso: i bootleg. Questi album non autorizzati – registrazioni dal vivo o demo – hanno una storia ricca e complessa che attraversa decenni di evoluzione e di controversie legali.

L’origine del nome

In inglese la parola bootleg indica la gamba di uno stivale e, dall’abitudine di nascondervi piccoli oggetti per sottrarli da potenziali ispezioni, la parola è diventata poi un verbo e un aggettivo usati per indicare rispettivamente l’azione del contrabbandare e l’oggetto contrabbandato (o, più raramente, rubato). Il termine ha avuto il primo uso ampio durante il proibizionismo statunitense dell’inizio del XX secolo e faceva riferimento alla distribuzione clandestina di alcool.

L’emergere dei bootleg può essere fatto risalire agli anni ’50 e ’60, quando i fan iniziavano a registrare concerti dal vivo usando apparecchiature rudimentali come registratori a nastro e microfoni nascosti. Queste registrazioni clandestine circolavano tra i collezionisti di musica come tesori segreti, offrendo agli appassionati la possibilità di rivivere esperienze dal vivo e momenti unici.

Anni ’70 e ’80: l’apice dell’era dei bootleg

Le registrazioni di concerti di artisti iconici come Bob Dylan, Led Zeppelin e i Rolling Stones erano ampiamente diffuse tra i fan, alimentando una sottocultura di scambi e vendite clandestine. Le copie dei bootleg venivano spesso distribuite sotto forma di vinili pirata o cassette e le etichette discografiche ufficiali spesso si scontravano con questi mercati paralleli.

Controversie legali

L’ascesa dei bootleg non è stata senza controversie. Le etichette discografiche e gli artisti spesso hanno combattuto aspramente per fermare la diffusione di registrazioni non autorizzate, citando violazioni dei diritti d’autore e preoccupazioni sulla qualità del suono. Tuttavia, la domanda dei bootleg rimaneva alta, alimentata dalla fame dei fan per materiale raro e inedito.

L’era digitale: internet e la diffusione globale

Con l’avvento di internet negli anni ’90 e 2000, il mondo dei bootleg ha subito una rivoluzione. Le registrazioni non autorizzate potevano essere facilmente condivise e scaricate online, raggiungendo un pubblico globale in modo rapido ed efficiente. Questo ha portato ad un’esplosione di bootleg digitali, inclusi album di altissima qualità provenienti da fonti audio ufficiali o registrazioni provenieneti direttamente (sotto banco) dagli studi.

Nonostante le controversie legali e le sfide tecnologiche, i bootleg hanno avuto un fascino particolare nella cultura musicale

Infatti, queste registrazioni offrono agli appassionati l’opportunità di esplorare lati oscuri e inediti della carriera dei loro artisti preferiti, aggiungendo un nuovo strato di profondità e comprensione alla loro musica. Inoltre, i bootleg spesso documentano performance dal vivo uniche e spontanee, catturando momenti fugaci che altrimenti sarebbero persi per sempre.

Un fenomeno impossibile da fermare

Nonostante le sfide legali e tecnologiche, i bootleg continuano ad esistere come parte integrante della cultura musicale. Mentre la tecnologia evolve e i metodi di registrazione si migliorano, è probabile che il mondo dei bootleg continuerà a prosperare, offrendo agli appassionati un accesso senza precedenti ad un’ampia gamma di registrazioni uniche e inedite. Sebbene possano essere controversi (e illegali), i bootleg rimangono un tributo appassionato all’amore dei fan per la musica e alla loro insaziabile sete di esperienze musicali autentiche e non filtrate.

Spazio alla fantasia

Dopo la Seconda Guerra Mondiale i giovani russi si inventarono uno stratagemma originale per far girare tra di loro le canzoni di Chuck BerryLouis Armstrong e di Elvis, anche se proibitissime dal “politburo“. La soluzione venne suggerita dall’Ungheria, dove i controlli della censura erano meno puntuali e oppressivi. La radio statale di Budapest realizzava infatti registrazioni professionali su lastre radiografiche, anche di glorie nazionali come Bela Bartok. (leggi l’articolo)

Questi alcuni dei bootleg più rari e ricercati

  • “Great White Wonder” Bob Dylan & The Band
  • “Black Album” Prince
  • “Live’r Than You’ll Ever Be” The Rolling Stones
  • “Smile” The Beach Boys
  • “Metallic K.O.” Iggy and The Stooges
  • “Get Back Journals” The Beatles
  • “Pièce de Résistance” Bruce Springsteen
  • “Rat Patrol from Fort Bragg” The Clash
  • “I Never Talked to Bob Dylan” Patti Smith
  • “K4” Kraftwerk

— Onda Musicale

Tags: Chuck Berry/The Rolling Stones/The Beatles/Led Zeppelin/Bob Dylan/Elvis/bootleg
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