A volte il mondo del rock può riservare ancora qualche bella sorpresa: a meno di due anni dal loro ritorno, i Kula Shaker sono appena usciti con un album nuovo di zecca, Natural Magick.
La sorpresa è ancora maggiore se si considera come per i Kula Shaker Natural Magick sia appena il settimo album in una carriera quasi trentennale. Ebbene, a parte i tre anni – comunque troppi, il ferro va battuto finché è caldo – tra il primo e il sophomore, la media tra un lavoro e l’altro era stata di circa sei anni.
Nel 2022 era uscito 1st Congregational Church Of Eternal Love And Free Hugs, lavoro ben riuscito che coniugava gli aneliti rock vintage con la sincera vena spirituale di Crispian Mills e soci. Proprio nella nostra monografia ci rammaricavamo per la scarsa prolificità di una delle ultime band realmente fedeli al verbo Psych-Rock.
E i Kula Shaker sembrano averci dato ascolto. Dopo qualche singolo sparso, Natural Magick torna riproponendo il buon vecchio impasto sonoro fatto di tante influenze e genuina ispirazione. Nel sound convivono la psichedelia delle band americane, le evidenti influenze brit di Kinks e Beatles, accenni funk e raga indiani, svisate chitarristiche d’altri tempi. La voce di Mills, poi, pare clonata dal timbro di John Lennon, pur con un’attitudine molto diversa.
Natural Magick è un lavoro riuscitissimo, leggero e al tempo stesso non scontato. I pezzi sono quasi tutti allo stesso livello e l’apprezzamento cresce ascolto dopo ascolto, riuscendo miracolosamente a non annoiare anche all’ennesimo passaggio. A conferma della trentennale e sincera fascinazione orientale, non mancano un paio di pezzi con influenze indiane.
Non solo, Natural Magick offre anche un’altra attesa novità. Il disco è infatti il primo, dai tempi di Peasants, Pigs & Astronauts del 1999, con Jay Darlington, il tastierista originale
Anche la copertina chiarisce subito le intenzioni dei Kula Shaker. Una via di mezzo tra Disraeli Gears dei Cream e Axis: Bold As Love della Jimi Hendrix Experience, quanto di più psichedelico si riesca a immaginare. Ma vediamo subito come suona questo Natural Magick, mettendolo – metaforicamente – sul piatto. Su Spotify, nella realtà.
![](https://www.ondamusicale.it/wp-content/uploads/2024/02/kula-shaker-natural-magick1.jpg)
L’apertura è per Gaslighting, pezzo che si apre con un robusto riff di chitarra e lo spoken di Crispian Mills. Il ritornello si apre con la tipica, proverbiale solarità dei ganci alla Kula Shaker. La parte in cui il cantante ripete il titolo sembra echeggiare la storica Taxman dei Beatles, se non la sigla di Batman, la serie cult degli anni Sessanta.
C’è spazio anche per una bella parte di chitarra, anche questa in pieno stile Mills, senza strafare ma con un buon feeling. Insomma, un attacco che sarebbe stato benissimo nel primo album, quella pietra miliare degli ultimi trant’anni che è K.
Waves ha un intro indianeggiante e un andamento decisamente più pop. Il ritornello è super-catchy, con tanto di coretti sha-na-na che fanno tanto Sixties. La veste più leggera dei Kula Shaker servita su un piatto d’argento perfettamente rifinito.
Si passa a Natural Magick, altro brano che sfoggia un bellissimo riff da rock d’altri tempi. Il pezzo prende poi un andamento più tranquillo, fino al ritornello, una nenia che si pianta in testa al primo ascolto. Crispian pare qui molto in forma, sia alla voce – strascicata il giusto – che alla chitarra, dove il nostro sembra proprio divertirsi.
Anche l’intro di Indian Record Player odora di buon rock vintage, poi però il pezzo piglia un andazzo da pop spruzzato d’oriente. Tra coretti alla Beach Boys e passaggi che ricordano quella Brimful Of Asha dei Cornershop che fece ballare mezzo mondo a fine anni Novanta, si inserisce un intermezzo quasi western.
Chura Liya (You Stole My Heart) è il primo vero omaggio all’amata cultura indiana, con una bella voce femminile che canta in Hindi. Bellissima e vagamente straniante la commistione tra le atmosfere indiane e quelle desertiche dell’assolo di chitarra, degne di una OST di Ennio Morricone, altra passione di Mills.
Something Dangerous è un’altra ballata che, al di là di qualche accenno orientaleggiante, riecheggia gruppi come i Kinks in modo quasi spudorato. L’andamento acustico e a tratti al limite del country rimanda anche a qualcosa di Dylan e a band come Buffalo Springfield o Flying Burrito Brothers
Insomma, è il solito piccolo miracolo, croce e delizia dei Kula Shaker, quello di non suonare una sola nota che non sia già stata sentita mille volte. Ma di farlo con una grazia appagante e inimitabile.
Stay With Me Tonight è uno dei due grandi lenti del disco. Una ballata da accendini accesi, melodica e con accenni soul, che ricorda come atmosfere la celebre Tonight I’ll be Staying Here With You del Jeff Beck Group. Data la somiglianza del titolo, pare evidente l’omaggio.
Happy Birthday è di nuovo un pezzo totalmente di ispirazione orientale. Ruscelli che scorrono, uccellini che cinguettano e voci salmodianti aprono il brano. Quando però entra la voce di Crispian e la sua potente chitarra, la magia si rinnova. Happy Birthday è uno di quei pezzi di puro amore e luce che ogni tanto affiorano come una gemma nascosta nel canzoniere Kula Shaker.
Anche le tastiere di Darlington si fanno finalmente apprezzare, anche se avremmo voluto forse un contributo più evidente da parte sua. Quello che preme sottolineare è però l’approccio di Mills e della band in un brano che pare traboccare di serenità e gioia di vivere.
Idontwannapaymytaxes e F-Bombs è un’accoppiata che può quasi considerarsi un lungo brano diviso in due. Una tirata anti-militarista che ci sta sempre bene in un genere – il rock – che dovrebbe veicolare contenuti progressisti, ma che spesso si è ridotto a ricettacolo di reazionari nostalgici.
Tra riff granitici, ritornelli catchy e sfuriate chitarristiche, sei minuti che scorrono adrenalici e liberatori.
Si giunge a quello che – per chi scrive – è un po’ l’apice del disco, Whistle and I Will Come. Un brano che offre una di quelle tipiche melodie alla Kula Shaker, capaci di entrare in testa subito e di non annoiare dopo cento ascolti. Il ritornello, in particolare, è una delle cose più belle del pop-rock degli ultimi anni
Tra fischi degni di Alessandro Alessandroni e i suoi Cantori, parti di chitarra e una voce ispirata, Whistle and I Will Come è un capolavoro che purtroppo rimarrà per pochi.
Kalifornia Blues è un altro numero tipico dei Kula Shaker, con un ritornello che si apre improvvisamente come uno squarcio di sole in una giornata uggiosa. Una vera gioia per le orecchie. E sì, perché è giusto dire che ormai, a forza di calcare orme del passato, i Kula Shaker hanno trovato una quadra perfetta, tanto da poter dire di questo pezzo che suona come loro, e solo loro, sanno fare. Perfettamente riconoscibili.
Siamo in chiusura con Give Me Tommorrow, il pezzo di gran lunga più lento e romantico del lotto. Un arpeggio di elettrica con tanto di tremolo, una voce carezzevole per una ballatona alla Santo & Johnny, completa di parte di chitarra slide alla Sleepwalk e ritornello in stile Fifities.
Una chiusura degna di un album, questo Natural Magick, che probabilmente non cambierà gli equilibri del pop e forse verrà ascoltato più dal vivo che in cuffia. Un disco, si deve dire, che accontenterebbe il palato degli appassionati di rock, se solo non fossero troppo impegnati a scrivere post pieni di rabbia che rimpiangono quant’era tutto più bello una volta.
E allora, noi speriamo che i Kula Shaker possano intrigare qualche giovane di mentalità aperta, magari di quelli che hanno sentito una chitarra elettrica grazie ai Maneskin e che vogliono andare oltre. Scoprirebbero così che sesitono ancora lavori come Natural Magick, pieni di entusiasmo, ottimismo e gioia di vivere al punto da commuovere.