Se qualcuno dovesse chiedervi chi sia la più grande voce rock di tutti i tempi, i possibili candidati sarebbero molti: Freddy Mercury, Steven Tyler, Ian Gillan, Bon Scott sono tutte risposte che mi aspetterei.
Ma questi grandti da chi potranno mai essere stati ispirati se non da Robert Plant (West Bromwich, 20 agosto 1948), forse il più grande dell’hard rock?
Perché d’altronde come si può resistere dal tentare una carriera nella musica dopo aver sentito le prime note di Immigrant Song? Da quel momento particolare della storia della musica, coincidente con l’impegno di Robert Plant nei leggendari Led Zeppelin, lo screaming è rimasto impresso come tecnica irrinunciabile nell’hard rock, rendendo lo stile e la tecnica canora di Plant un vero e proprio paradigma,
Il cantante dei Led Zeppelin ha compito in agosto 69 anni. Forse solo uno dei due uomini che si ritrovarono in una barca ormeggiata sul Tamigi durante il turbolento 1968, sapeva che cosa sarebbe successo, ed era Jimmy Page. Fin da subito il chitarrista comprese che la carica eversiva di quel ragazzo, che prima girava la periferia di Birmingham suonando blues in diversi club, avrebbe contribuito al successo della neonata band. Bastò contattare un amico dello stesso Plant, un batterista di nome Bonham, e un bassista estremamente capace come John Paul Jones (che già aveva collaborato con Page per la produzione di un album di Jeff Beck) e il gioco era fatto.
Dal momento dell’uscita dell’album omonimo, Led Zeppelin, la band risucchiò il cantante nella vita da classica rockstar. E dire che già precedentemente la sua vita non era stata esattamente ordinaria: aveva infatti deciso di andarsene di casa a 17 anni, per seguire la sua vera passione contro la volontà dei suoi. Nel 1968, inoltre, ebbe il suo primo figlio e si sposò, a soli 20 anni.
A posteriori si pentì di non esser stato un padre presente, dopo aver trascorso molto tempo in tour o in sale di registrazione, ma anche in stanze d’hotel a dedicasi agli eccessi sfrenati. E fin qui parrebbe un’esistenza simile a molti altri grandi della musica, trascinanti sul palco e dalla vita sregolata.
Però vi è anche un altro lato, forse il più importante, della vita del cantante, complementare a quello già descritto. Infatti, a influenzare quest’altro aspetto della sua vita è l’esperienza del dolore; numerosi lutti hanno afflitto la vita di Robert Plant, a partire dalla perdita del figlio Karac e dell’amico fraterno Bonham nel 1980, una perdita che determinerà lo scioglimento dei Led Zeppelin.
A detta dello stesso frontman, tutto iniziò con l’incidente avvenuto a Rodi nel 1975: lui stesso rimase gravemente ferito, insieme a sua moglie Maureen; nell’incidente fu coinvolta anche la figlia di Page, Scarle, uno dei primi traumi che non lasceranno sereno il cantante.
Abbiamo già accennato a come questo versante malinconico della sua esistenza sia in stretto collegamento con quello della pura rockstar: infatti, caratteristica dei testi scritti dalla voce estrema del rock, è il ritorno all’infanzia.
I luoghi da lui frequentati da bambino ritornano in pezzi come Rable on, ad esempio, carichi di spunti e nomi presi dalla mitologia nordica e gallese; infatti, da piccolo visitava spesso il Galles e gli piacevano le opere di Tolkien.
Sotto le sue pose provocanti e le performance movimentate riposa in effetti un animo sensibile e scosso, tanto che, quando seppe della perdita del figlio Kerac, quasi volle sciogliere il gruppo.
Da questo dolore però ne uscì Stairway to heaven, che certo non richiede commenti esaltati perché è una canzone che “parla da sola“: tutti e due i lati della sua esistenza emergono con chiarezza nella sua voce, prima quasi sussurrata, poi in una romantica esplosione sonora. Anche altri pezzi con la band leggendaria comunicano, attraverso il canto, la sua anima più delicata, come la ballata Going to California per esempio, in cui Robert Plant si appoggia sugli arpeggi di Page e il mandolino di Jones.
Altro triste evento della sua vita è stato il perdere progressivamente potenza vocale a causa di problemi alle corde vocali: forse, per lui un fatto grave quasi quanto un lutto. Nonostante questo anche i suoi ultimi lavori dimostrano come Plant sia stato in grado di non lasciarsi scoraggiare di fronte a queste difficoltà (e anche di fronte all’età) e anzi a saper dosare perfettamente le sue abilità per produrre successi anche da solista, come la recentissima In Rainbows, che ha ottenuto anche un discreto successo.
Quindi non stiamo parlando “solo” di un innovatore epocale della musica rock, ma di un uomo capace di trasformare le avversità in forza, e la mitica Stairway to heaven ne è una testimonianza.
And as we wind on down the road
Our shadows taller than our soul
There walks a lady we all know
Who shines white light and wants to show
How everything still turns to gold
And if you listen very hard
The tune will come to you at last
When all are one and one is all
To be a rock and not to roll.
(Stairway To Heaven)
(fonte: www.artspecialday.com – link)
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