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L’eterna lotta di Chris Cornell tra luci e profondi buchi neri

Chris Cornell

“Quanto è bello il pubblico di Detroit, mi dispiace per la prossima città…” era il 17 maggio 2017 e fu con questa frase che Chris Cornell fece calare per sempre il sipario del suo ultimo concerto.

Nessuno immaginava che si trattasse della sua ultima volta. Tale nefasto presagio fu accompagnato anche da uno strano cambio di scaletta che vide protagonista il brano ‘In My Time of Dying’ dei Led Zeppelin che, di solito, occupava il proprio posto a metà del concerto e che venne impiegato per la chiusura.

“Quando arriverà l’ora della mia morte, non voglio che nessuno pianga.
Tutto quello che voglio è che portiate il mio corpo a casa”

Chris Cornell nacque nel 1964 a Seattle, culla del grunge, genere di cui era uno dei maggiori esponenti. Penultimo di 6 figli, ebbe un’infanzia traumatica a causa del devastante divorzio dei genitori alcolisti e tale disagio si aggravò durante l’adolescenza all’insegna di furti, droga e attacchi di panico che si aggravarono sempre più, sfociando nella depressione.

Così come i suoi fratelli, dopo il divorzio dei genitori, anche Chris prese il cognome da nubile della madre a causa del cattivo segno lasciato dal padre e, avendo passato la propria infanzia prendendo esempio dai suoi genitori sempre in conflitto, durante l’adolescenza sviluppò una sorta di asocialità che lo portò a barricarsi in casa e non avere contatti con nessuno.

A 15 anni abbandonò gli studi per insofferenza nei confronti della scuola e a causa della poca sensibilità degli insegnanti

Chris, come detto in precedenza, passava intere giornate nella propria cameretta, distruggendo tutto quello che aveva a portata di mano per sfogare la propria frustrazione. La sua vita cambiò nel momento in cui la madre, capendo la situazione del proprio figlio e volendolo aiutare, gli comprò una batteria, memore dal fatto che, durante l’infanzia, ciò che lo faceva star tranquillo erano le lezioni di pianoforte e, in seguito, di chitarra.

Grazie a sua madre Chris Cornell si avvicinò sempre più alla musica che lo spinse a socializzare per via della volontà di mettere su una band. Dopo un paio di anni come batterista, i continui complimenti sulla sua voce che, occasionalmente, usava per cantare, lo convinsero a proseguire la strada artistica nelle vesti di cantante.

Pian piano, la sua vita si trasformò, la musica era diventata la sua ancora di salvezza alla quale aggrapparsi per dimenticarsi della depressione che non lo abbandonava mai

All’inizio degli anni ‘80 conobbe il bassista Hiro Yamamoto e il chitarrista Kim Thayil e fu proprio dalle ceneri della loro cover band che nacquero i Soundgarden con Chris alla voce. Empatia e introspezione erano gli ingredienti perfetti per il grunge e per completare delle musiche malinconiche con dei testi che servivano per tenere lontano i propri demoni. Fu uno dei primi ad iniziare la rivoluzione che porterà alla nascita del grunge come movimento artistico che segnò un’intera generazione anche se, Chris stesso, non lo ha mai voluto ammettere.

I Soundgarden iniziarono a lavorare con etichette indipendenti e inviando cassette a radio locali che, all’epoca, erano ben disposte a passare musica indipendente. Finché, una delle cassette non finì nelle mani della EMI che decise di contrattarli. Furono la prima band grunge a finire sotto contratto di un’etichetta major e, nonostante ciò, riuscirono a mantenere i loro tempi e il loro sound.

Pian piano, la figura di Chris Cornell inizia a catturare l’attenzione di tutti, una personalità semplice e umile che non ha mai nascosto il proprio malessere alla stampa. Dietro al carisma e fascino di Chris Cornell si celava un malinconico e schivo ragazzo di Seattle che portava dentro di sé il peso di una vita non facile e di una depressione che faceva capolino in modo inaspettato.

Il 1990 fu un anno importante per la nascita di un altro progetto che vide protagonista Chris: i Temple of the Dog, gruppo nato dalle ceneri dei Mother Love Bone, domostrando di poter scrivere musica diversa da quella che faceva con i Soundgarden

Negli anni ‘90 il grunge stava prendendo sempre più piede con il mainstream e i Soundgarden ne erano, insieme ai Nirvana, il gruppo più rappresentativo. Nel 1994 pubblicarono il loro album più rappresentativo ‘Superunknown’ che riuscì a vendere 300.000 copie solo durante il fine settimana di debutto e, che portò la band a guadagnarsi innumerevoli premi. ‘Superunknown’ rappresenta il connubio di musica grunge e testi complessi di temi come la vendetta, l’alienazione, paura, perdita e reclusione volontaria. ‘Black Hole Sun’ fu un vero e proprio capolavoro e che trainò i Soundgarden al successo. Paradossalmente, però, come, spesso, capita, si trattava proprio della canzone che piaceva meno a Chris. 

Dopo il successo planetario di ‘Superunknown’, i dissidi e litigi tra i membri dei Soundgarden, portarono la band allo scioglimento che avvenne nel 1997, nonostante fossero sulla cresta dell’onda

Chris Cornell, quindi, decise, senza molto successo, di intraprendere la carriera da solista. In realtà, dentro di sé, sentiva un profondo senso di incertezza, dettato dal fatto che, attorno a sé, tutti i principali esponenti del grunge stavano poco a poco morendo, mentre lui si sentiva un sopravvissuto che conviveva con i propri demoni, chiedendosi in ogni momento, perchè fosse rimasto l’unico superstite di quella strage. Proprio questo interrogativo che lo affliggeva quotidianamente era sintomo di una depressione che faceva fatica ad abbandonarlo.

Nel 2000 Rick Rubin, famoso produttore musicale della scena alternativa, ebbe l’intuizione di unire in un unico progetto Chris Cornell, ormai senza band, con Tom Morello, chitarrista dei Rage Aganist the Machine. Fu così che nacquero gli Audioslave, gruppo che ebbe un gran successo mondiale, ma che solcarono per la prima volta un palcoscenico solo dopo il ricovero di Chris in una clinica di disintossicazione. I risultati della riabilitazione furono positivi e condussero Chris a restare sobrio e senza droghe, per 14 anni. Un nuovo inizio che lo riportò al successo e, grazie al quale, riesce a riprendere in mano la propria vita.

Gli Audioslave furono il primo gruppo statunitense a suonare all’Havana durante l’era Fidel Castro, aprendo il concerto davanti a 70.000 persone, con un discorso contro l’embargo e a favore dell’amicizia tra USA e Cuba

Inaspettatamente, però, gli Audioslave si separarono e ritorneranno insieme sul palco solo nel 2017. Durante il periodo tra lo scioglimento degli Audioslave e il loro ritorno, Chris riprese la propria carriera da solista che lo portò ad aprire il concerto del suo migliore amico Chester Bennington, cantante dei Linkin Park, che si suicidò, il giorno di quello che avrebbe dovuto essere il 53esimo compleanno di Chris, ormai defunto.

Il 2017 fu anche l’anno in cui i Soundgarden riprovano a lanciarsi come gruppo ma, purtroppo, Chris non fece in tempo a finire il proprio lavoro e i file di quel nuovo progetto con i Soundgarden andarono dispersi.

Chris si toglierà la vita a causa della depressione, malattia che non lo avrebbe mai abbandonato durante tutta la vita e che era peggiorata a causa delle benzodiazepine prescritte, forse in modo troppo superficiale, dal suo medico, per guarire un infortunio alla spalla e che lo avrebbero fatto ricadere nel tunnel della dipendenza dal quale era uscito.

— Onda Musicale

Tags: Led Zeppelin, Soundgarden, Chris Cornell
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