I bresciani Garrapateros hanno appena pubblicato il nuovo album “Vibra Digital”, un album poliedrico, dalle mille influenze eppure chiaro e compatto nella proposta.
Una musica di nicchia, non per tutti quella dei Garrapateros, ma sicuramente in grado di coinvolgere chi ha il desiderio di guardare oltre alla banalità della superficie.
Abbiamo parlato con Nic Garrapatero, voce e chitarra della band, che ci ha raccontato di più circa questo capitolo della storia del gruppo.
Vibra Digital” segna un notevole cambiamento rispetto alle vostre sonorità acustiche precedenti. Qual è stato il catalizzatore principale per questa transizione verso l’elettronica e i suoni contemporanei come la trap e la drum and bass?
Da sempre l’ascolto della musica elettronica è qualcosa che accomuna sia me che il percussionista Cannibal nonostante abbiamo sempre avuto un set legato molto all’acustico. Negli ultimi anni durante i nostri live abbiamo spesso mescolato la chitarra classica con un pad elettronico e abbiamo quindi deciso di dare una forma concreta a questa nuova ispirazione per la nostra musica
Con l’introduzione di nuove lingue nelle vostre canzoni, come avete deciso di integrare l’italiano e l’inglese nel vostro repertorio e quale impatto pensate che avrà questa scelta sulla vostra base di fan internazionale?
Da qualche anno sto scrivendo dei pezzi in italiano per un progetto alternativo ai Garrapateros e quindi mi sono allenato a questo nuovo tipo di scrittura. È stato dunque naturale integrarlo in un disco che per noi rappresenta un nuovo capitolo. Anche l’inglese è entrato in maniera più che naturale nei testi poiché frutto delle liriche di Junior J Morgan madrelingua inglese. Sicuramente uscire dai confini della lingua spagnola porta a una comprensione maggiore anche dei testi.
L’inclusione di Junior Jay Morgan nella band ha portato una nuova dimensione culturale e linguistica. Come è nata questa collaborazione e in che modo ha influenzato il processo creativo dell’album?
Ormai sono almeno cinque anni che Junior canta on stage con noi ed era il momento giusto per integrarlo a tutti gli effetti in una produzione della band. Il fatto che Junior arrivi dalla Nigeria con radici culturali e musicali diverse dalle nostre ha fatto sì che il disco avesse una spinta diversa e molto vitale rispetto alla nostra classica confort zone del duo.
Le tematiche dei Garrapateros trattate in “Vibra Digital” sono molto attuali e rilevanti. Quale di questi argomenti sentite più vicino e perché avete deciso di affrontarli proprio in questo momento della vostra carriera?
Sicuramente il fatto di essere diventato padre da tre anni mi porta a rispondere che l’argomento che più amo, trattato in questo disco, è quello legato ai diritti dei bambini e tutto ciò è espresso nella canzone Nina, il nome di mia figlia, in cui vengono elencati i diritti fondamentali dell’infanzia e nella quale si precisa che i bambini non sono solo il nostro futuro, ma soprattutto il nostro presente
Avete collaborato con artisti di spicco come Fabrizio Sferrazza, Diego Servetto, ossia la sezione fiati dei Punkreas. Oppure Enrico Sauda dei Superdownhome. Come sono nate queste collaborazioni e in che modo hanno arricchito il suono dell’album dei Garrapateros?
Le persone che hanno collaborato a questo disco come musicisti sono fratelli di palco conosciuti in situazioni diverse, ma proprio per il fatto che, oltre ad essere dei professionisti sono anche parte della mia vita, ha fatto sì che il disco avesse degli input al di fuori delle nostre concezioni classiche. Enrico Sauda fa parte di un mondo blues mentre i fiati di Fabrizio e Diego sono più legati al mondo del Punk con i Punkreas e dello Ska. Integrare questi generi in quello che è il nostro stile è stato
meraviglioso
L’artwork dell’album realizzato da Luca Maio è molto suggestivo. Potete raccontarci come è nata l’idea visiva per “Vibra Digital” e come si collega con l’energia e l’innovazione musicale del disco?
Il Fenicottero è un soggetto che mi è sempre piaciuto esteticamente e ho scelto di farlo realizzare ad un illustratore e tatuatore professionista che tra i suoi differenti stili ne ha uno inconfondibile: taglia le teste del soggetto e ne fa uscire ciò che contengono come pensieri e desideri. Fare uscire un’antenna che lancia onde radio era perfetto per l’idea dell’onda musicale elettronica del disco.
La produzione tecnica di “Vibra Digital” è stata un mix di lavoro in home studio e la collaborazione con Marco Giuradei per il mix e il mastering. Quali sfide e opportunità avete incontrato in questo processo di produzione ibrida?
Non avendo tempi dettati da uno studio d’appoggio abbiamo potuto lavorare con tranquillità e condividere le pause tra un take ed un altro in maniera più costruttiva e tranquilla anche e soprattutto a livello umano. L’home studio ha l’unico difetto che il tempo può dilatarsi molto, ma siamo stati dentro i due anni di lavoro. La soddisfazione più grande è stata sentirsi dire da Marco Giuradei, che avrebbe curato mix e master, che il lavoro di missaggio era già praticamente fatto solo con ciò che gli avevamo portato, dunque una gran conferma del nostro duro lavoro DIY.