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Il soldato Shindler (classe 22) racconta in un film la storia di Eric Fletcher Waters nella battaglia di Anzio

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La storia del cacciatore di vicende irrisolte dell’avanzata alleata in Italia è diventata un film. Basato sul libro scritto con il giornalista di Repubblica Marco Patucchi, 'My war is not over' si vedrà al Torino Film Festival.

La storia semplice e straordinaria di Harry Shindler, soldato che sbarcò nel ’44 ad Anzio con l’esercito inglese e che oggi, a 95 anni, spende la vita a caccia di storie irrisolte dell’avanzata alleata in Italia, è diventato un film. Un documentario che prende il nome dall’edizione inglese del libro scritto da Shindler con il giornalista di Repubblica Marco Patucchi. My war is not over, la mia guerra non è finita, si vedrà al Torino Film Festival, dal 27 al 29 novembre. Cinquantacinque minuti che ci portano indietro di settantatré anni, preziose immagini di repertorio affiancate alla ricerca quotidiana di Shindler.

Ogni volta che restituisce identità a un caduto ignoto il “cacciatore di memoria” dice: "Ecco, per lui la guerra ora è finita". Sono tanti i parenti che si sono rivolti al veterano per conoscere il destino dei propri cari. Racconta il regista, Bruno Bigoni: "Questo film nasce dall’incontro casuale con i cimiteri di guerra, sono 27, dalla Sicilia al Friuli. Luoghi particolari perché pieni di giovani. Ho capito che il lavoro di Harry Shindler era un modo di raccontare i tanti caduti, 120 mila solo nelle spiagge di questo paese"

Il doc si apre sul litorale di San Benedetto del Tronto, dove vive Shindler: una lunga carrellata che evoca sbarchi e battaglie. "Mentre preparavo il documentario è uscito Dunkirk. Ho pensato che, con un’iperbole, questo doc potrebbe esserne il seguito. Quel film racconta la fuga dell’esercito inglese dalla Francia, una notte in cui muoiono in 60 mila. Il nostro si occupa dei giovani abbandonati sulle spiagge, accerchiati dai nazisti. Cosa possono ancora dire oggi? My war is not over e i casi che affronta, tre a significarne moltissimi altri, cerca di dare voce a queste persone".

Storie sparite nel grande buco della guerra mondiale. "Mi sembrava un tema importante da affrontare, oggi che la memoria vale zero e i giovani conoscono il passato a grandi linee. Ne vedo l’importanza quando apro il giornale e vedo ogni giorno il rigurgito fascista, come fosse qualcosa rimasto acceso sotto la cenere".

Bigoni ha pensato il film anche per un pubblico di ragazzi "trovando un linguaggio e una forma espressiva che rispettassero l’andamento di Harry, che non corre ma è di pensiero lucido, tagliente, ironico. L’ho affiancato a Marco Patucchi, che Shindler considera una figura imprescindibile per il suo lavoro".

 
Alle immagini scovate negli archivi inglesi si accompagnano quelle che fotografano il presente. Il film è una testimonianza visiva che raggiunge intensità poetica nell’ultima delle storie, quella che riguarda Rogers Waters.
 
"Un caso che volevo trattare come gli altri, non mi interessavano i Pink Floyd in questo contesto — spiega Bigoni — Ma era straordinario il fatto che Shindler avesse scoperto la storia del sottotenente Eric Fletcher Waters, ucciso dai tedeschi in un fazzoletto di campagna tra Anzio e Aprilia, senza sapere chi fosse il figlio".
 
Un figlio che quel padre aveva a lungo cercato e raccontato in brani come Free fourUs and themWhen the tigers broke free. Tra il cacciatore e l’artista è nato un affetto che si percepisce, vedendoli l’uno accanto all’altro nel film che si chiude con la poesia Un solo fiume che Waters ha dedicato al padre.
 
(fonte: di Arianna Finos – www.repubblica.it – link)

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd/Roger Waters/Us And Them/Eric Fletcher Waters
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