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Frank Zappa, i 50 anni di “Apostrophe ” e un’ annata (1974) difficilmente replicabile

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Frank Zappa

Il 13 settembre, per celebrare il mezzo secolo dell’album più popolare di Frank Zappa, uscirà una edizione speciale. Un’occasione per ricordare un periodo magico per il rock, l’hard rock, il prog. Senza dimenticare l’Italia con gli Area e la Pfm.

Il primo disco d’oro di Frank Zappa negli Usa, piazzatosi alla posizione numero 10 della classifica Billboard 200

Stiamo parlando di Apostrophe (‘) uscito nel 1974, forse l’album più popolare nel catalogo del genio di Baltimora. Per il 50esimo anniversario, Zappa Records e UMe hanno realizzato un’edizione speciale, in uscita il prossimo 13 settembre, che va da un Lp color oro a un cofanetto audio da 5 CD + Blu-ray, che contiene l’album originale appena rimasterizzato da Bernie Grundman, le registrazioni delle session outtakes e due concerti “bonus” del 1974 custoditi nel famoso Vault zappiano (il preziosissimo “caveau” dove sono conservate migliaia e miglia di registrazioni, di studio e live del musicista e compositore).

Apostrophe è una pagina del quindicennio d’oro della musica

Ma Apostrophe (‘) non è certo l’unico grande “classico” uscito nel 1974, un altro anno di grazia, si può dire, per la musica rock e pop – ma anche jazz -, un altro “mattoncino” di un decennio (potremmo anche dire di un quindicennio, se consideriamo che nel 1964, mentre si formavano proprio i Mothers of Invention di Zappa, nacquero, solo per citare qualche esempio, A Hard Day’s Night dei Beatles, The Rolling Stones, primo LP delle Pietre Rotolanti e tanti altri storici dischi, rock e jazz, proposti da nomi come Ella Fitzgerald, James Brown, Eric Dolphy, Thelonious Monk, The Beach Boys, The Animals…) probabilmente irripetibile, per ispirazione creativa, innovazione, esplorazione di ogni possibilità musicale e strumentale, e perché no culturale. Un patrimonio di pietre miliari, vuoi per la musica, vuoi per la storia dei vari autori e il genere rappresentato, che, a cinque decenni di distanza, non ha perso minimamente valore. Anzi!

Dagli Steely Dan ai ‘nuovi’ Deep Purple fino all’addio di Gabriel ai Genesis, una serie di successi planetari

Si è detto di Zappa, ma come scordare titoli come Pretzel Logic degli Steely Dan, tra i più apprezzati della “ditta” Fagen&Becker, Caribou di Elton John, un vero e proprio successo planetario che consentì al musicista inglese di eguagliare il precedente Goodbye Yellow Brick Road o ancora Crime of the Century che consentì ai Supertramp, al loro terzo album, di primeggiare nelle classifiche mondiali? Nel 1974 nacquero anche i “nuovi” Deep Purple, la formazione cosiddetta “Mark IV”, con Glenn Hughes e David Coverdale in sostituzione degli uscenti Gillan e Glover, che conBurn seppero stupire anche quei critici che non ritenevano possibile cambiare con successo la formazione del mitico Machine Head.

E sempre nel 1974 uscì lo straordinario doppio album The Lamb Lies Down on Broadway

Ultimo lavoro dei “classici” Genesis con Peter Gabriel che proprio dopo l’uscita del disco lasciò la band per dedicarsi alla carriera solista. Negli stessi studi dove stavano registrando i Genesis, stava lavorando un altro celebre “fuoriuscito” – dai Roxy Music – Brian Eno, per poi pubblicare l’imprescindibile Taking Tiger Mountain (By Strategy), mentre i suoi ex compagni, sempre guidati da Bryan Ferry, pubblicavano l’altrettanto importante Country Life. Dopo quella dei Genesis, sempre nel 1974 un altro “finale” scoppiettante, quello dei King Crimson di Starless And Bible Black e, soprattutto, di Red, ultimo lavoro della band con Robert Fripp, e band che riprenderà le pubblicazioni, completamente rinnovata, solo nel 1981.

L’anno dei Kiss e dell’onda hard rock

Intanto, Oltreoceano, nasceva una band destinata a far molto parlare di sé, possiamo anche dire che avrebbe persino rappresentato per eccellenza l’immaginario rock per molti anni a venire: i Kiss, che nel ’74 pubblicarono il loro album – omonimo – d’esordio. Nello stesso momento, in Canada, veniva pubblicato un altro fortunato album d’esordio, anch’esso omonimo, quello dei Rush, non per caso molto amici proprio dei Kiss, con cui avrebbero condiviso, nei primi anni di carriera, buona parte della vita on the road. In tema di hard rock va poi segnalatoSecret Treaties dei Blue Oyster Cult, forse meno “carico” e aggressivo del precedente, Tyranny And Mutation (1973), ma pur sempre ricco di brani “metallici” e “pesanti”. Sempre in ambito metallaro – di qualità – da segnalare l’uscita di Get Your Wings degli Aerosmith, secondo album della band di Boston.

Oggi, come tutti i primi quattro LP di Tyler e compagni, l’album è considerato un classico (ha raggiunto il triplo platino)

Ma allora, nonostante brani di ottima fattura come Same Old Song And DancePandora’s BoxS.O.S. (Too Bad), oltre alla trascinante cover di Train Kept A-Rollin’, la band non ottenne una grande attenzione: in termini di vendite, l’album andò peggio di quello d’esordio, e se Aerosmith (1973) si era fermato al 21esimo posto in classica negli Usa, Get Your Wings non andò oltre il 70esimo posto. Un clamoroso successo (cinque platini negli Usa) si è conquistato inveceBad Company, primo album dell’omonimo gruppo, formato da due vecchi membri dei Free (Paul Rodgers e Simon Kirke), Boz Burrell, bassista con i King Crimson, e l’ex Mott The Hoople Mick Ralphs, ottima miscela di blues rock e hard rock.

Tra il Southern Rock, le miscellanee folk e jazz di Joni Mitchell e un Neil Young più “elettrico”

Sempre negli Usa, scossi quell’anno dallo scandalo Watergate, mentre il Southern rock trovava forse la sua punta di eccellenza nel Second Helping dei Lynyrd Skynyrd, in Florida, dove si era trasferito, Eric Clapton firmava 461 Ocean Boulevard, disco della sua “rinascita” dopo alcuni anni difficili. In quel disco compariva anche un’ottima cover diI Shot the Sheriff di Bob Marley che, proprio nel 1974, pubblicò l’ottimo Natty Dread. In California, intanto, Joni Mitchell usciva con Court and Spark, una incredibile miscellanea di folk e di jazz (con la presenza di pezzi da novanta come Max Bennet e Chuck Findley), ma anche Robbie Robertson (The Band) e Josè Feliciano. L’album arrivò al secondo posto nella classifica Billboard 200, e altrettanto successo ebbero alcuni singoli brani – Free Man in ParisHelp Me e Raised on Robbery – anch’essi piazzatosi ai vertici nelle Chart Hot 100 sempre di Billboard. Tornava al rock anche Neil Young, con On the Beach, che, a dispetto del titolo bucolico, proponeva un lavoro ben più “aspro” rispetto ai precedenti, ricco di sonorità rock che mettono in secondo piano i tipici accenti country e folk a cui il cantautore canadese aveva abituato il pubblico.

Le sperimentazioni europee, dal Krautrock a Robert Wyatt alla “scena di Canterbury”

Nella vecchia Europa, il 1974 vide la nascita di un’altra corrente fondamentale, quella della musica elettronica principalmente made in Germany, il cosiddetto Krautrock. Artefici fondamentali i Tangerine Dream con Phaedra e, soprattutto, i Kraftwerk con Autobahn. Fu quel genere a ispirare tutta la successiva musica elettronica – per molti versi anche la musica dance – e persino David Bowie che, orfano dei suoi Spider from Mars, pubblicò il concept Diamond Dogs. Ma la Germania non era l’unico ambito di sperimentazione: nella vecchia Inghilterra, Robert Wyatt, ex batterista dei Soft Machine, pubblicava Rock Bottom, un vero capolavoro, e forse una delle opere più ispirate, e avanguardistiche, del decennio.

Un risultato ancor più clamoroso se si considera che Wyatt, al termine di un party “eccessivo”, nel giugno dell’anno precedente era caduto da una finestra, procurandosi lesioni che lo avrebbero costretto su una sedia a rotelle per il resto della vita

L’ex batterista, proprio durante la degenza in ospedale, continuò a lavorare al suo progetto, avviato tra il 1972 e i primi mesi del 1973, durante una lunga vacanza a Venezia. Nello stesso ambito, la cosiddetta “scena di Caterbury”, venne prodotto Hatfield at the North, album d’esordio dell’omonimo “supergruppo” formato da Phil Miller (Matching Mole), Richard Sinclair (Caravan), Dave Stewart (Egg) e Pip Pyle (Gong), considerato uno degli ultimi grandi dischi dell’era progressiva.

Non tutte le ciambelle riescono col buco: i dischi del ’74 non proprio memorabili

Non tutta la produzione discografica del 1974 presenta capolavori, sia chiaro. Magari, ai nostalgici di oggi lo possono sembrare, specie se confrontati a molta musica odierna. Ma va detto, per onestà, che proprio in quell’anno si registrarono album che segnavano, di fatto, un po’ la fine dell’epoca d’oro di alcuni gruppi, con produzioni pur sempre di livello, ma del tutto lontane dagli splendori precedenti (e in qualche caso, per fortuna, successivi). Diciamo non proprio memorabili. È il caso, solo per fare qualche esempio alla rinfusa, di The Power and the Glory dei Gentle GiantWar Child dei Jethro TullHergest Ridge di MIk Oldfield (dopo lo straordinario e sorprendente Tubular Bells), il pretenzioso e ridondante Journey to the Centre of the Earth di Rick Wakeman, Relayer degli Yes, Buddha and the Chocolate Box di Cat StevesOn the Border degli EaglesLate for the Sky di Jackson Browne,Dragon Fly dei Jefferson Starship,Sally Can’t Dance di Lou ReedIt’s Only Rock’n’Roll degli StonesBorboletta di Carlos SantanaQuo degli Satus Quo, When the Eagle Flies dei Traffic. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Un po’ in tutti i generi.

Grande annata anche per l’Italia: dagli Area alla Pfm

Il 1974 segna un’altra ottima annata musicale anche nell’Italia segnata dalla crisi economica dopo l’emergenza energetica, il rapimento del giudice Sossi le stragi di Brescia e dell’Italicus, e dove forse l’unico evento foriero di positivo cambiamento e di progresso fu il referendum sul divorzio. In quell’anno, gli Area confermarono tutta la loro qualità pubblicando il loro secondo album dopo quello d’esordio Arbeit Macht FreiCaution Radiation Area, tentativo del tutto riuscito di fondere free jazz e musica elettronica. Inseriti, forse un po’ sommariamente, dalla critica nel filone del rock progressivo, fecero poi il loro esordio discografico gli Opus Avantra, con Introspezione, miscellanea di pop, avanguardia colta e persino tradizionale opera lirica italiana (il nome vuole proprio indicare il mix tra Opus – opera – a Avan – avanguardia- e nella formazione sono presenti il soprano Donella Del Monaco, nipote del celebre tenore, e il pianista e compositore Alfredo Tisocco, mentre il filosofo Giorgio Bisotto fornisce una consulenza da esterno).

Da ricordare anche, nell’ambito del fiorentissimo progressive rock tricolore, l’unico disco, omonimo, pubblicato dai Biglietto Per l’Inferno, sfortunata band lombarda, e ottimo esempio di hard prog

Da ricordare poi il secondo album di Edoardo BennatoI buoni e i cattivi, ottimo mix tra cantautorato e rock, e, soprattutto, L’isola di niente, terzo album della Premiata Forneria Marconi. Forse non il loro disco migliore, ma importantissimo perché, pubblicato anche all’estero (ne verrà proposta anche una versione interamente cantata in inglese, The World Became The World, con la collaborazione ai testi di Pete Silnfield già con i King Crimson), rappresentò l’approdo, più che meritato, del gruppo sul palcoscenico internazionale.

(articolo di Marco Fraquelli – link)

— Onda Musicale

Tags: Deep Purple/Neil Young/PFM/Eric Clapton/Frank Zappa/Genesis/Kiss/Peter Gabriel/Brian Eno/King Crimson
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