In primo pianoMusica

“Queen”, il primo capitolo di una storia destinata al mito

Queen, il primo album

Nella storia del rock, pochi gruppi hanno avuto un impatto rivoluzionario come i Queen. Anche se è impossibile indicare una singola data che segni l’inizio del loro successo planetario, il loro primo album omonimo, Queen, uscito nel 1973, rappresenta una pietra miliare nella nascita del loro sound distintivo e nella definizione del loro stile.

I Queen si formano nel 1970 dall’incontro tra Brian May, chitarrista dalla solida formazione accademica e dall’eccezionale creatività, e il batterista Roger Taylor, noto per la sua voce alta e graffiante. Si unisce a loro il bassista John Deacon, il cui suono sobrio e preciso diventerà un pilastro della band. Tuttavia, è Freddie Mercury, frontman dotato di carisma straordinario e di una presenza scenica fuori dal comune, a dare al gruppo un’identità unica e inconfondibile.

Freddie, nato Farrokh Bulsara a Zanzibar, aveva già alle spalle esperienze musicali con gruppi minori come gli Ibex e i Sour Milk Sea. È proprio lui a proporre il nome “Queen”, un nome che sarebbe stato audace e provocatorio per l’epoca, ma che simboleggiava perfettamente l’intenzione della band di andare oltre le convenzioni musicali e stilistiche. Con Queen, il gruppo comincia a esplorare il mix unico di hard rock, glam e teatralità che avrebbe segnato la loro carriera.

L’album Queen si inserisce in un contesto musicale dominato da artisti come Led Zeppelin, David Bowie e i primi Genesis, e attinge a piene mani da questi mondi senza mai copiarli. Il risultato è un lavoro che, sebbene non accolto con entusiasmo unanime alla sua uscita, getterà le basi per quella che sarà una delle più grandi carriere del rock.

L’album è registrato tra il 1971 e il 1972 nei Trident Studios di Londra, utilizzando tempo di registrazione non occupato da artisti più famosi. Questo permette ai Queen di lavorare con un’attenzione maniacale ai dettagli, sfruttando al massimo le tecniche di overdubbing e la produzione stratificata, elementi che diventeranno poi parte integrante del loro marchio di fabbrica.

Disse di Queen Brian May: “Queen ha venduto davvero tanto nel corso di un lungo periodo di tempo e ha coinciso con la nostra irruzione nel mondo dei concerti live. In quel modo noi maturammo molto come gruppo, inoltre avevamo il nostro pubblico già da prima che la stampa si accorgesse di noi. Credo che ci abbia dato un buon inizio perché a quel punto noi eravamo già preparati.”

Ma vediamo insieme come suona Queen, l’album di debutto della band.

L’apertura è affidata a Keep Yourself Alive, un brano dalle sonorità rock classiche ma con una freschezza tutta particolare. La chitarra di Brian May, già allora caratterizzata dal suo inconfondibile “Red Special” sound, intreccia riff potenti e assoli complessi, mentre Freddie Mercury sfodera una prestazione vocale energica, che alterna momenti più duri a frasi melodiche. Il brano, nonostante non ottenga un immediato successo commerciale, diventerà una pietra angolare nei concerti dal vivo.

Doing All Right è il secondo brano, un pezzo scritto originariamente da May e Tim Staffell, ex membro degli Smile (la band precursore dei Queen). La canzone esplora territori più morbidi, con un intro di pianoforte che si evolve in una ballata psichedelica, per poi tornare a esplosioni di hard rock. Questa dualità di stili, tipica dei Queen, mostra la capacità del gruppo di fondere mondi musicali diversi e di sorprendere l’ascoltatore.

Segue Great King Rat, uno dei primi brani scritti interamente da Mercury, che mette in mostra il lato più sperimentale della band. Le liriche sono oscure e quasi criptiche, accompagnate da un riff tagliente di chitarra che si avvicina ai territori del prog rock.

Anche qui, la produzione è complessa e stratificata, con cambi di tempo e dinamiche che preannunciano le future ambizioni sinfoniche della band.

Un altro esempio di questa sperimentazione si trova in My Fairy King, dove Mercury esplora temi fantasy e mitologici. Il pezzo è quasi un’opera in miniatura, con un’evoluzione che va dal melodico al drammatico. È in questo brano che si cominciano a vedere chiaramente le influenze operistiche e teatrali che Mercury avrebbe portato ai massimi livelli negli anni successivi.

La prima metà dell’album si chiude con Liar, un brano epico che diventerà un classico nelle esibizioni live della band. Qui la voce di Mercury passa da toni quasi sussurrati a urla potenti, mentre la sezione ritmica di Deacon e Taylor si fa sentire in tutta la sua potenza. Il pezzo è costruito con una struttura complessa e variegata, una caratteristica che i Queen svilupperanno ulteriormente negli anni.

Il lato B si apre con The Night Comes Down, una canzone che mostra il lato più riflessivo e melodico di Brian May. Registrata con un tocco più sobrio rispetto ad altre tracce, mette in evidenza la capacità della band di creare atmosfere malinconiche, senza mai perdere il loro carattere distintivo.

Segue Modern Times Rock ‘n’ Roll, un brano veloce e aggressivo scritto e cantato da Roger Taylor. La canzone è un omaggio ai classici del rock ‘n’ roll, con una velocità di esecuzione che anticipa in qualche modo il punk rock che sarebbe esploso qualche anno dopo. La voce ruvida di Taylor e il ritmo serrato fanno di questo pezzo uno dei momenti più diretti e incisivi dell’album.

L’album prosegue con Son and Daughter, un brano che fonde l’hard rock con testi criptici. La pesantezza del riff centrale e la voce potente di Mercury creano un’atmosfera cupa e densa. Ancora una volta, May sfodera un assolo magistrale, mostrando tutta la sua tecnica e il suo senso della melodia.

Jesus, uno dei brani più particolari dell’album, tratta temi religiosi, un elemento raro nella discografia della band. Qui, l’atmosfera è quasi sacrale, con un arrangiamento che alterna momenti pacati a esplosioni di potenza sonora, creando un effetto che resta impresso.

La chiusura dell’album è affidata a Seven Seas of Rhye…, che però appare solo in forma strumentale. Questa versione è un assaggio di ciò che sarebbe diventato uno dei grandi successi dei Queen con l’album successivo, Queen II. Anche in questa breve traccia, l’energia creativa della band è palpabile.

Queen è un album che, seppur non privo di imperfezioni, mostra la visione artistica innovativa della band. È un debutto che mette in luce una band già consapevole del proprio potenziale, capace di spaziare tra generi e influenze diverse, e che, negli anni a venire, avrebbe cambiato il volto del rock.

— Onda Musicale

Tags: Freddie Mercury, Roger Taylor, John Deacon
Sponsorizzato
Leggi anche
Tanya Tucker: la ribelle “bad girl” del country
Jethro Tull: il 6 dicembre pubblicheranno ”The Jethro Tull Christmas Album – Fresh Snow At Christmas”