Il 4 OTTOBRE 2024 è uscito “DISCO VIVO”, il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri. Il primo singolo estratto è “BANDIERE SPORCHE”.
“DISCO VIVO” è il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri dal quale è estratto il singolo “Bandiere sporche” in rotazione radiofonica per Blackcandy Produzioni. È un album dalle sonorità folk e blues, suonato dal vivo, con un arrangiamento acustico che dona un’atmosfera intimista.
Voce, chitarra e archi prendono, così, sempre più corpo e respiro. I brani, tra dolcezza e disperazione, dipingono in punta di blues, il tempo che viviamo.
Ne abbiamo voluto sapere di più, intervistando la protagonista: Sara Rados
1) Bandiere sporche è il singolo estratto dall’album in uscita “Disco Vivo”. Il brano ha numerose suggestioni sia testuali che musicali: visioni oniriche, metafore, giochi di parole, una partenza folk e dolce-amara per arrivare a un finale blueseggiante, dalla voce “sporca”. Quanto studio e ricerca c’è nella realizzazione di un brano come Bandiere sporche e quanto c’è invece di “spontaneo”, improvvisato?
Credo nello studio e nella ricerca, come in certe storielle zen, dove si racconta che bisogna imparare, ma poi scordare, e poi rifare dopo aver scordato. In questo senso Bandiere Sporche è nata di getto, ma un getto metabolizzato dopo un lungo tempo di nevrosi, ripensamenti, analisi, esercizi ed esperienze.
2) Ho letto che il brano nasce perché una bimba ti ha preso a calci. Tu che bambina eri? Prendevi a calci chi non sorrideva a Natale?
Ero una bambina che sorrideva molto, accondiscendeva sorniona, ma nello stesso tempo provocava gli adulti e coetanei musoni, senza che forse neanche se ne accorgessero ☺
3) Ti sei avvicinata alla musica prima attraverso il punk, poi il passaggio allo studio della lirica e infine al jazz. Come si sono avvicendate queste tappe?
Il mio primissimo approccio allo studio della musica è stato il pianoforte a otto anni. Un maestro molto paziente mi diceva sempre che per avere una corretta postura della mano sui tasti dovevo immaginare di contenere con la mano una pallina da tennis. Poi a sedici anni ho impostato la voce col metodo lirico da un’insegnante di canto poco più adulta di me, che mi ha trasmesso l’apertura mentale prima del metodo, e infatti nel fine settimana veniva a trovarmi nel centro sociale del quartiere e ci faceva laboratori gratuiti bellissimi senza capo né coda. Il jazz l’ho incontrato dopo l’università: ho studiato alla scuola di Testaccio a Roma, da Patrizia Rotonda. Lei mi ha insegnato a disseppellire la bambina nella voce, e tanti altri “personaggi” interiori li ho trovati poi nel tempo.
4) Dei 10 brani che compongono Disco Vivo, quale ti somiglia di più, il brano che senti più vicino o che ti racconta meglio sia come persona che come musicista?
Credo che le parole che meglio ci descrivono – anche se è a volte fastidioso ammetterlo – sono sempre quelle degli altri. Quindi direi “Sono un ribelle mamma” (Skiantos n.d.r.)
5) Disco vivo è, dunque, l’album uscito il 4 ottobre. È un album realizzato dal vivo, ma anche “vivo”, nel senso di vivace, vissuto e che cattura un po’ tutti gli umori. Raccontaci meglio questo progetto
C’era la voglia principalmente di raccontare al “pubblico” chi siamo e cosa facciamo. Un disco canonico non bastava. Dei videoclip non bastavano. Abbiamo pensato alla formula di un disco audio video in presa diretta per testimoniare un modo di vivere la musica e le canzoni che, piaccia o non piaccia, è profondamente sincero, viscerale e legato alle persone in carne e ossa con cui tutto ciò viene condiviso.
6) Come nasce la collaborazione con i “Progetti Futuri” che ricordiamo è la band composta da Michele Staino al contrabbasso, Sergio Zanforlin al violino, e Gabriele Pozzolini alla batteria e percussioni?
Michele è il primo che è salito a bordo, pian piano, tra il 2010 e il 2013, cominciando a vederci a casa, vestendo i brani di una linea di basso in più, senza nessun “progetto futuro” preciso, se non il piacere e la curiosità di suonarceli prima di tutto per noi, quei brani. Poi sporadicamente, sono arrivate piccole date a Firenze e limitrofi e ogni tanto Gabriele ci accompagnava alla batteria (Gabri e Michele suonano molto insieme anche in altre formazioni tra cui la Baro Drom Orkestra). Infine, a fine 2020 si è unito anche Sergio: una sferzata bella importante agli arrangiamenti e una cura sempre maggiore nel pensare a questo progetto come qualcosa di “possibile” da diffondere.
La cosa che mi piace e mi emoziona è che davvero niente, in tutto questo, è stato studiato a tavolino.
7) Michele Staino ha anche curato la parte grafica dell’album …
Michele ha un cognome importante….
Ma a prescindere da questo è un grande artista, sia come musicista che come disegnatore. Per molti anni, in quest’ultima veste ha affiancato suo padre Sergio. Ma al di là delle vignette di Bobo, ho potuto scoprire in lui una vena davvero tutta sua, originale ed estremamente visionaria. Del resto anche le mie canzoni nascono spesso da immagini interiori: mi sembrava doveroso e pertinente quindi, dare rilievo a una
compagine grafica del progetto: e chi meglio di lui poteva prendersene cura?
8) Quanto è protagonista Firenze, la tua città, nell’ispirazione dei tuoi brani?
Tantissimo. I luoghi, le piccole scene di ogni giorno sono fondamentali per me. Firenze, nel bene e nel male, è la mia terra e la mia tana. L’ho odiata tanto. E forse è per questo che ora la amo così a fondo.
9) Domanda difficile: una sola parola per convincere chiunque – dal passante in strada a chi già ti segue – ad ascoltare questo nuovo album.
Ornitorinco
Grazie per la disponibilità.
Grazie a voi, un abbraccio ☺