Miller fu un musicista jazz e direttore d’orchestra tra i più noti dell’epoca swing, e autore di brani celeberrimi come “Moonlight Serenade” del 1939. Tre premi Grammy Hall of Fame (1983, 1991 e 1996), sono stati assegnati a sue incisioni e i suoi magistrali arrangiamenti portarono alla celebrità anche brani di altri compositori, come In the Mood.
Glenn Miller trascorre l’adolescenza a Fort Morgan, nello stato americano del Colorado, dove prende lezioni di musica e comincia a suonare il trombone nell’orchestra di Boyd Senter. Tra il 1921 e il 1922 studia alla Colorado State University, successivamente si unisce all’orchestra di Ben Pollack lavorando anche come arrangiatore. Negli anni trenta arriva a New York lavorando come turnista (leggi l’articolo) sia in spettacoli dal vivo che negli studi di registrazione.
Dopo aver collaborato, tra gli altri, con Red Nichols, con i fratelli Jimmy e Tommy Dorsey e con Ray Noble, nel 1937 forma la sua prima orchestra, cercando di mettere a fuoco le sue intuizioni musicali e di sfruttare l’intensità del timbro del suo strumento, che si elevava sui quattro sassofoni creando un suono altamente riconoscibile.

Nel 1938 forma un secondo gruppo, la
Glenn Miller Orchestra, che comincia ad ottenere un grande successo di pubblico quando firma un contratto stabile al
Glen Island Casino e viene ingaggiato in alcuni spettacoli radiofonici.
Nel 1939 incide i primi dischi di successo e nel 1940 l’orchestra assume la sua formazione classica, con musicisti come Ray Anthony, Billy May, Bobby Hackett e Ray Eberle. A cavallo tra gli anni 30 e 40 è l’orchestra più popolare negli Stati Uniti.
Nel 1941 raggiunge la prima posizione nella classifica Billboard Hot 100 con i brani The Song of the Volga Boatmen, Chattanooga Choo Choo ed Elmer’s Tune con Ray Eberle ed i Modernaires, nel 1942 con A String of Pearls per due settimane, Moonlight Cocktail con Ray Eberle ed i Modernaires per dieci settimane e (I’ve Got a Gal In) Kalamazoo con Tex Beneke, Marion Hutton ed i Modernaires per sette settimane (per il film Voglio essere più amata) e nel 1943 That Old Black Magic.
Nel frattempo scoppia la Seconda Guerra Mondiale e Glenn Miller è troppo vecchio per essere arruolato. Tuttavia lo fa ugualmente come volontario nell’aviazione americana (1942) dove, con il grado di maggiore, viene messo a capo di un’orchestra militare da lui stresso ideata e diretta, la Army Air Force Band, e assegnato all’intrattenimento delle truppe americane impegnate nel conflitto bellico in Inghilterra.
Nel 1942 Glenn Miller riceve il primo Disco d’Oro mai assegnato prima di allora per il brano “Chattanooga Choo Choo” che vende oltre un milione di copie.
Glenn Miller muore il 15 dicembre del 1944, mentre su un piccolo aereo biposto Norseman sta attraversando il canale della Manica per raggiungere Parigi, liberata da poche settimane, dove avrebbe dovuto suonare davanti ai soldati americani. Ancora oggi non si sa con precisione cosa gli accadde, tanto che il musicista è tuttora classificato come MIA (missing in action), poichè il suo corpo non fu mai trovato.
Tuttavia, come spesso accade in questi casi, si sono alternate molte notizia al riguardo della sua morte e anche alcune teorie piuttosto bizzarre che, per dovere di cronaca, vogliamo riportare.
Una delle più fantasiose riporta che Glenn Miller sia morto in un bordello a Parigi a causa di un attacco di cuore. In particolare questa tesi venne sostenuta nel 1997 dal quotidiano tedesco ‘Bild’ . Il giornale sostenne che il segreto sulla fine del “re dello swing” venne scoperto dal giornalista Udo Ulkfotte che, nel corso di una ricerca, si imbattè in alcuni documenti riservati americani. Udo raccontò che la notizia del falso incidente aereo era un tipico esempio della disinformazione attuata nel corso dell’ ultima guerra, il classico depistaggio. La vera causa della morte di Miller non venne rivelata, secondo lui, per tenere viva la sua leggenda e proteggere il morale dei soldati americani.
Altra teoria, altrettanto fantasiosa, è stata avanzata (nel 2009) dal biografo Hunton Downs il quale sostiene che Miller sia finito nelle mani del capitano Otto Skorzeny, morendo in seguito alle torture inflittegli dalle S.S. che volevano usarlo per uccidere il generale americano Eisenhower.
Downs pubblica il libro “The Glenn Miller Conspiracy” in cui si racconta che il leader della jazzband più famosa di quel periodo, nei giorni precedenti la morte, si trovasse a Parigi in missione top secret denominata “Operazione Eclisse”. L’obiettivo era infiltrarsi nelle linee nemiche ed entrare in contatto con il capo dei nazisti per il settore ovest, Karl Rudolf Gerd von Rundstedt, e riuscire a concordare con lui una tregua. Per Downs ”Miller era l’uomo perfetto per questa missione, perché i tedeschi lo conoscevano. Se il piano avesse funzionato, la guerra avrebbe potuto finire sei mesi prima”, ovvero nel dicembre 1944.
Tuttavia, evidentemente, qualcosa non funzionò e Glenn Miller venne catturato a Parigi dal capitano tedesco Otto Skorzeny (un fedelissimo di Hitler) il quale, secondo Downs, voleva costringerlo a introdurli alla presenza del generale Eisenhower per ucciderlo e cambiare così il destino del conflitto. Alla fine, il suo corpo venne gettato nella strada davanti ad un bordello. I tedeschi diffusero la notizia che Miller fosse morto d’infarto dopo una notte con una ragazza, ma il suo corpo non fu mai recuperato.
“Il più grande aiuto per il morale dei soldati sul fronte europeo dopo una lettera da casa”
Stefano Leto – Onda Musicale