“White Room“, uno dei brani più iconici e amati dei Cream, è un viaggio sonoro che ha affascinato generazioni di ascoltatori.
Pubblicata nel 1967 all’interno dell’album “Wheels of Fire”, la canzone White Room è un esempio lampante della capacità dei Cream di fondere elementi blues, rock psichedelico e jazz, creando un sound unico e inconfondibile.
La genesi di un capolavoro
La genesi di “White Room” è legata indissolubilmente alla collaborazione tra il bassista e cantante Jack Bruce e il poeta Pete Brown. Il testo, ricco di immagini surreali e oniriche, descrive un viaggio interiore attraverso una “stanza bianca“, metafora di uno stato di trance o di un sogno. La musica, composta da Bruce, è caratterizzata da un riff di basso inconfondibile e da un’atmosfera densa e suggestiva. L’assolo di chitarra di Eric Clapton, con l’inconfondibile suono del wah-wah, aggiunge un tocco di psichedelia e virtuosismo al brano.
Il suo impatto
“White Room” è stata accolta con grande entusiasmo dalla critica e dal pubblico, consolidando la fama dei Cream come una delle band più innovative e influenti della scena rock degli anni ’60. Il brano è stato spesso analizzato e interpretato in modi diversi, diventando un punto di riferimento per molti artisti successivi.
Ecco alcuni aspetti che hanno contribuito al suo impatto:
- Esplorazione sonora: la canzone ha spinto i confini del rock, mescolando blues, psichedelia e jazz in modo innovativo. L’uso del wah-wah, le improvvisazioni e le atmosfere dense hanno aperto nuove strade per la musica rock.
- Testi visionari: il testo surreale e poetico di Pete Brown ha affascinato molti, invitando a un’interpretazione personale e stimolando la creatività. La “stanza bianca” è diventata una metafora potente per esplorare stati alterati di coscienza e il subconscio.
- Video musicale: il video di “White Room” è stato uno dei primi esempi di videoclip rock, contribuendo a visualizzare l’atmosfera psichedelica della canzone e a renderla ancora più iconica.
- Influenza sul rock progressivo: “White Room” è considerata una delle prime canzoni rock a esplorare territori più complessi e sperimentali, anticipando l’arrivo del rock progressivo.
- Cover e reinterpretazioni: Come già accennato, numerosi artisti hanno realizzato cover di “White Room“, dimostrando l’impatto duraturo della canzone e la sua capacità di essere reinterpretata in modi sempre nuovi.
Le cover di “White Room”
La bellezza e la complessità di “White Room” hanno ispirato numerosi artisti a realizzare delle cover. Tra le interpretazioni più note, ricordiamo:
- Jimi Hendrix: il chitarrista leggendario ha proposto una versione strumentale del brano, mettendo in evidenza le sue straordinarie capacità tecniche.
- Jeff Beck: un altro grande chitarrista che ha reso omaggio a “White Room” con una sua personale interpretazione.
- Joe Satriani: il virtuoso italo-americano della chitarra ha incluso una cover del brano nel suo album “Surfing with the Alien“.
- King Crimson: la band di Robert Fripp ha proposto una versione molto diversa dall’originale, caratterizzata da un approccio più sperimentale e jazzistico.