“A Terra Sona Int’ ‘e Tiempe Stuorte” è un album ricco di significato. Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere?
Questo mio secondo disco racconta, traccia per traccia, tutto quello che l’essere umano concepisce come resilienza all’interno del tempo in cui vive. Ognuno di noi combatte le sue battaglie giornaliere in modi diversi, c’è chi si affida alla musica, chi all’amore dei propri animali domestici o delle persone care, chi alla passione, chi accoglie il diverso affiancandosi a lui nelle proprie battaglie e chi si affida solo ed esclusivamente alle proprie forze. Il tipo di messaggio è proprio questo, non importa quale sia il tuo modo per andare avanti, basta che in esso trovi la forza per farlo.
Il brano che dà il titolo all’album ha un’ispirazione particolare. Come è nato e cosa rappresenta per te?
“ ‘A Terra Sona Int’ ‘e Tiempe Stuorte” è un canto di battaglia che invita a prendere consapevolezza dei problemi e del fatto che provare a superarli significa mettersi in prima linea per combatterli. Nella seconda strofa ho anche fatto una sorta di riassunto di ciò di cui parla tutto l’album, perché sin dal principio, questo brano era partito con lo scopo di essere ciò che avrebbe un po’ spiegato il disco, infatti il suo testo è venuto quando avevo ormai terminato tutti gli altri. Da un punto di vista musicale è forse la cosa più atipica che abbia mai composto, ma non per questo la più distante dal mio modo di fare musica. È nato dalla volontà di fare qualcosa alla “Wellerman”, un antico canto piratesco recentemente tornato alla ribalta grazie alla reinterpretazione di Nathan Evans. Quando l’ho ascoltato nel 2021 per la prima volta sapevo che volevo scrivere qualcosa del genere. Su questa canzone volevo inizialmente avere solo voci e una classica cassa in 4, ma quando Nino Pomidoro, produttore di tutto questo disco, ha sentito il brano, lui che è un percussionista se ne è innamorato a tal punto da propormi un vero e proprio featuring. E devo dire che le sue percussioni hanno dato una visione più vicina al me artista, poiché con una semplice cassa in 4 sarebbe stato un brano popolare a tutti gli effetti, ma con le sue parti di tabla e tamburi vari è diventato un vero e proprio pezzo sperimentale che fonde la canzone popolare con sonorità orientali.
La resilienza è un tema chiave del tuo lavoro. Come la musica può essere uno strumento per affrontare le difficoltà?
Secondo quanto ho scritto in “Figlie d’ ‘a Fonte d’ ‘e Suone” direi di si. Quella in particolare è una canzone molto autobiografica. Spesso ho affermato quanto per me il fatto di scrivere musica sia terapeutico, ed in questo senso, un modo per staccarmi dalla monotonia quotidiana e per esprimere emozioni che altrimenti non saprei come far uscire. Ma è un’ottima arma anche per chi semplicemente l’ascolta, e diventa consapevole del suo potere anche solo comprendendo quanto certe canzoni ci parlino.
Nel disco ci sono riferimenti a temi di grande attualità, come il razzismo e l’amore per gli animali. Come scegli i temi da trattare nei tuoi brani?
Da quando ho iniziato il progetto Eric Mormile non credo di aver mai scritto per singoli. Ogni mia canzone fa parte di album di cui ne segue il filone narrativo. Ecco perché prima ancora di mettere mano ad un qualsiasi brano, se devo scrivere per me, traccio prima una linea argomentativa su cui andare a sviluppare tutto un lavoro di una decina di canzoni. L’ho fatto in passato e continuo a farlo ancora adesso.
Oltre alla musica, l’arte visiva gioca un ruolo importante nel progetto. Come è nata la collaborazione per la copertina del disco?
Diana De Luca è ormai una stretta collaboratrice che ha spesso tradotto le mie idee musicali in grafica. La nostra prima collaborazione risale a ‘’Nun Pozzo Cchiù Guarì’’, secondo singolo del mio primo album, di cui curò la copertina e girò alcune delle scene del video. Da allora abbiamo poi collaborato su un altro singolo del mio primo album (‘’Angele ‘e Cera’’), e ho voluto per lei un ruolo maggiore sul mio secondo, per cui alla fine ha curato le copertine dei quattro singoli, quella del disco e quelle di due anticipi usciti durante l’anno.