A cinque anni di distanza dal suo ultimo disco “Cip!”, Brunori Sas annuncia il suo ritorno con un nuovo disco intitolato “L’albero delle noci”.
Il nuovo album, in uscita il 14 febbraio e presentato oggi in conferenza stampa a Milano, promette di arricchire ulteriormente la sua già intensa carriera artistica. L’album, composto da dieci tracce, prende il nome dal brano che Brunori ha scelto di presentare al 75esimo Festival di Sanremo.
La genesi di “L’albero delle noci” è stata lunga e meditata, un viaggio iniziato con la consapevolezza di voler “sciogliere i nodi interiori” e trasformarli in canzoni
È un lavoro che riflette la tensione tra il raccontare la propria esperienza e il renderla condivisibile. A dare una direzione nuova al progetto è stato l’incontro con Riccardo Sinigallia, che ha prodotto l’intero disco. Insieme, i due hanno costruito un’opera che è un perfetto equilibrio tra spontaneità e ricerca. Sinigallia ha spinto Brunori a esplorare le possibilità di ogni intuizione, facendo della ricerca musicale un viaggio tanto necessario quanto appagante. Brunori ha raccontato di aver attraversato un momento di crisi che lo ha spinto a sperimentare, anche con esiti incerti: ”Abbiamo provato cose nuove, alcune totalmente fuori dalla nostra comfort zone, e alla fine certi esperimenti sono diventati parte del disco. Ho imparato a uscire dagli schemi e a cercare qualcosa di autentico, anche quando il risultato non è immediato”.
Questo approccio ha richiesto coraggio e una costante voglia di superarsi, elemento che Sinigallia ha saputo stimolare durante la produzione
Il titolo dell’album e della canzone che presenterà al prossimo Festival di Sanremo, si ispira a un albero simbolico, fisicamente presente davanti alla casa di Brunori. ”L’albero delle noci sta davanti casa mia. Lo osservo sempre quando mi frulla qualcosa in testa, anche perché da anni sono convinto che sia lui a suggerirmi le canzoni che scrivo. D’altronde non avendo gli alberi, soprattutto quelli secolari, nessun interesse per i rendiconti Siae, mi sembrava doveroso quantomeno tributargli una canzone”.
‘‘E sono contento di averlo fatto con un brano che mi fa il cuore dolce e in cui ho cercato con coraggio di cantare la gioia, ma anche l’inquietudine che una nuova nascita porta con sé: l’amore che non chiede niente in cambio, la felicità assurda e a tratti incontenibile, ma anche la paura di poterla perdere ‘sta felicità, il rimpianto per la vita di prima, il tempo che non torna. E poi la terra, le radici, le stagioni, le foglie che vanno e quelle che vengono. E forse su tutto l’altalena perenne fra il bimbo che vorrebbe eternamente raccontare (e raccontarsi) favole e l’adulto che sa quanto importante sia ciò che risiede nell’ombra. La linea sottile che passa fra essere genitori e sentirsi ancora figli».
La paternità, la famiglia e il tempo che scorre sono temi centrali del disco, affrontati con una delicatezza che non rinuncia alla profondità
”Parlando di me, finisco sempre per parlare di tutti noi”, ha spiegato Brunori, ribadendo la sua vocazione cantautorale. In un dialogo aperto con il suo pubblico, Brunori ha voluto rinnovarsi senza tradire la sua essenza. ”Questo disco è un racconto lineare, fatto di stati d’animo e attimi. Ho voluto vestirmi in modo diverso, ma sempre con il mio stile” ha sottolineato. ”Ho una condizione diversa di felicità rispetto al passato, e credo che questa sensazione sia davvero un pilastro del disco. È quella percezione per cui quasi temi la felicità, consapevole del fatto che prima o poi finirà e che potresti perderla. Questa tensione tra il desiderio di viverla pienamente e la paura della sua caducità attraversa molte delle canzoni. Mi piacerebbe che questo aspetto emergesse chiaramente dall’ascolto, perché per me è stato un obiettivo importante: riuscire a raccontare la felicità in modo credibile, autentico. Non è facile, perché spesso siamo tutti portati a idealizzarla, a rappresentarla in maniera fugace, quasi superficiale”.
”Nel disco, invece, ho voluto esplorare anche un’altra idea di felicità, più legata alla stabilità e alle relazioni a lungo termine. Nel mio essere moderato, vedo un valore enorme nella costanza e nella solidità, nell’apprezzare le piccole cose che durano nel tempo. È una felicità governata, meno esplosiva forse, ma più radicata. Allo stesso tempo, però, mi sono spinto oltre i miei confini. Ho cercato di portare anche questa visione “moderata” verso un’estremità, rendendola più intensa e consapevole. È stato un lavoro di bilanciamento, dove i contrasti giocano un ruolo fondamentale. Credo che questo dualismo renda il disco un viaggio emotivo, fatto di fragilità, momenti intensi e una ricerca profonda di autenticità”. Ad anticipare l’uscita del disco i singoli già pubblicati: ”La ghigliottina” e ”Il morso di Tyson”.