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Ringo Starr: “Una reunion se John e George fossero ancora vivi? Penso di no” – L’intervista

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Ringo Starr

Il batterista dei Beatles Ringo Starr si racconta – a 84 anni – mentre presenta il suo nuovo album «Look Up», di matrice country.

In un hotel defilato, nascosto fra eleganti edifici in mattoni rossi nel quartiere di Chelsea, il cowboy Ringo riceve al suo cospetto: «Meglio arrivare per tempo, lui è sempre in anticipo — viene consigliato — e di solito dà il gomito, non stringe la mano». In verità l’accoglienza è quanto mai rilassata e informale, l’ex Beatle è sorridente, affettuoso e, a 84 anni, in straordinaria forma. L’occasione è l’uscita di «Look Up», un disco country «come non ne facevo da 50 anni», inizia a raccontare.

Undici brani, realizzati con il grande produttore T Bone Burnett: cosa l’ha portata a riesplorare il country?

«È successo per caso. Ero a un reading dedicato a George Harrison, organizzato dalla moglie Olivia, e fra gli invitati c’era T Bone. L’avevo già conosciuto anni prima, era stato anche a casa mia, non so bene perché, ma quelli erano altri tempi. Comunque gli ho chiesto se avesse una canzone per me, visto che negli ultimi tempi stavo pubblicando tanti ep, e mi ha mandato un meraviglioso pezzo country. Poi è venuto nel mio studio e quando gli ho chiesto quante canzoni avesse, mi ha risposto “nove”. Abbiamo iniziato a sentirle e io a suonarci sopra la batteria, venivano bene, quindi ne abbiamo aggiunte un paio e ci siamo trovati con questo fantastico disco country. Mi piace molto “Look Up”, è un titolo positivo che invita a guardare verso la luce».

La title track sembra suggerire l’idea di un amore al di sopra di noi: è così?

«Credo che si debba essere aperti all’idea di questo tipo di amore, ma parliamo di un brano semmai spirituale, non religioso. In realtà per me è una questione di attitudine: si sta meglio a guardare in su e non per terra, altrimenti tutto tende a cadere verso il basso. Lo penso davvero, sono una persona molto semplice».

«Thankful» parla di gratitudine. Per cosa è grato?

«Per tutto. Un tempo volevo essere più alto, ma adesso non mi interessa più. Sono grato perché ad esempio di recente ho passato del tempo con i miei tre figli e tutti i nipoti, è stupendo vederli andare d’accordo. Io ero figlio unico e adesso quando facciamo delle foto di famiglia siamo in 19. Quando le riguardo mi dico “ma davvero io, figlio unico, ho tutti questi parenti?”».

Il country è molto americano, in Europa che accoglienza può avere?

«Io faccio tanta musica, ma quando un disco esce lo lascio andare, quindi vedremo. Sarei felice se andasse al numero uno, non è che non mi interessi, ma se non succede ne è comunque valsa la pena, per la gioia di averlo fatto».

Il suo amore per questa musica ha radici profonde.

«È nato quando ero ragazzino a Liverpool: prima del rock ascoltavo country e blues e il fattore blues mi è entrato nel cuore, tanto che volevo emigrare in Texas per vivere vicino al mio preferito, Lightnin’ Hopkins. Tutto ciò che i fan hanno vissuto per noi Beatles, io l’ho provato per lui».

Il country ha influenzato il suo modo di suonare con i Beatles?

«Sì e sicuramente lo ha fatto il blues. Amo il nostro pezzo “Yer Blues”, registrato in una stanzetta molto piccola, tutti insieme. Eravamo stati in studio enormi, lontanissimi l’uno dall’altro, invece lì siamo tornati a essere davvero una band, molto vicini».

Farà un tour legato a questo disco?

«Sarò in tour insieme alla All Stars Band, ma con le mie vecchie canzoni, sperando di includerne una di nuova. Tutti sanno che il pubblico vuole ascoltare ciò che già conosce, è un fatto. Poi in quei tre minuti in cui si fa il brano nuovo, le vendite di magliette al merchandise schizzano alle stelle (ride). Intanto questo mese a Nashville faremo due show speciali con gli altri artisti che suonano nel disco. Io farò anche “Yellow Sub…” in versione country e “Little Help…” che funziona bene alla fine di un concerto perché c’è sempre qualche amico che si alza dal pubblico e viene a suonare. Il primo a venire sul palco è stato Bruce Springsteen, tantissimo tempo fa».

I Beatles quest’anno sono in nomination per due Grammy con «Now and Then», che effetto fa?

«È fantastico! Amo i Grammy, anche perché sono in nomination, ovviamente. La storia di quel brano è cominciata 25 anni fa, quando abbiamo fatto “Free As a Bird” da una cassetta che ci ha dato Yoko Ono. “Now and Then” non potevamo farla perché la voce di John non si sentiva, non è incredibile che cosa si possa fare oggi con l’IA? Non capisco proprio come, ma funziona, così abbiamo recuperato la voce di John. Poi Paul ci ha lavorato, mi ha telefonato e mi ha detto “vuoi suonare?” “Certo”, ho risposto. Ho suonato la batteria e fatto i cori, è stato bellissimo».

Come fanno i Beatles a essere ancora così rilevanti?

«È semplicemente la musica, è quel che dicono le canzoni. È solo che tutti e quattro insieme eravamo una grande band, spero di non esagerare. Ogni anno nuove generazioni ci ascoltano, quando ho scoperto che ci sono milioni di persone che streammano i Beatles l’ho trovato pazzesco perché io ero là, in quella band, ed è come se ci fossimo ancora, qui dietro l’angolo, e andassimo avanti. La musica è ancora bellissima».

Se ci foste ancora tutti e quattro, sarebbe mai potuta esserci una reunion?

«No, ma è un pensiero che ho avuto. Mi sono chiesto più volte “chissà se saremmo tornati insieme”. Negli anni 70 era davvero troppo difficile, però poi ciascuno ha fatto la propria musica e la cosa bellissima è che io ho suonato nel disco di John, in alcune tracce di George, in altre di Paul. Quindi il legame fra noi è rimasto, anche se non eravamo tutti e quattro insieme. E poi dopo che ci siamo lasciati ho potuto suonare con altri musicisti eccezionali, ad esempio B.B. King. Se c’era uno al mondo che voleva suonarci insieme ero io».

Paul ha sentito il disco?

«Non subito, perché non c’è stata l’occasione. Ma lui ascolta tutti i miei lavori e io sento tutto ciò che fa lui, sempre. Andiamo avanti perché amiamo quel che facciamo, ci divertiamo tantissimo a suonare, la verità è quella».

(articolo di Barbara Visentin – link)

— Onda Musicale

Tags: John Lennon/The Beatles/Ringo Starr/Paul McCartney/George Harrison/Yoko Ono
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