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Rory Gallagher e la storia della sua Fender Stratocaster rubata e ritrovata

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Rory Gallagher

Rory Gallagher è stato uno dei chitarristi più influenti e amati nella storia del blues-rock. Nato il 2 marzo 1948 a Ballyshannon, in Irlanda, Rory ha conquistato il mondo con il suo talento straordinario, la sua passione per la musica e il suo approccio autentico e senza compromessi.

Conosciuto per le sue performance energetiche e il suo stile inconfondibile, Rory Gallagher ha lasciato un’impronta davvero molto profonda nella storia della musica, diventando un punto di riferimento per generazioni di chitarristi. Tra le tante storie legate alla sua carriera, una delle più affascinanti è quella della sua amata Fender Stratocaster del 1961, persa e poi miracolosamente ritrovata in un fossato.

La Fender Stratocaster del 1961

Rory vide una Fender Stratocaster del 1961 nel negozio di chitarre Crowley’s Music Shop a Cork e se ne innamorò. La chitarra era stata originariamente ordinata per Jim Connolly, chitarrista del gruppo The Irish Showband, che però la voleva color Fiesta Red anziché sunburstConnolly suonò la Sunburst per circa sei mesi, finché non arrivò quella del colore desiderato. A quel punto, la restituì al negozio, che la mise in vendita come chitarra usata per 100 sterline. Rory Gallagher desiderava così tanto questa Fender che, dopo aver contrattato con il proprietario del negozio, Michael Crowley, lo convinse a vendergliela per 80 sterline, dando in permuta la sua Rosette. Rory e suo fratello Donal portarono la chitarra a casa e la nascosero sotto il letto.

Furto e ritrovamento 

Nel 1967, la Stratocaster (insieme ad una Telecaster) fu rubata dal furgoncino in cui Rory Gallagher teneva la sua strumentazione. Sconvolto, Rory chiese aiuto ai produttori dello show televisivo Garda Patrol dell’unica emittente televisiva irlandese dell’epoca, che fecero un servizio sull’accaduto. La chitarra, ormai diventata troppo “scottante” per i ladri, fu abbandonata in un fossato, dove rimase molti giorni sotto la pioggia prima di essere ritrovata. 

Rory ricorda:

Una volta me l’hanno rubata, dopo una breve apparizione al Five Club per parlare con Pat Egan della scena dublinese. Avevo preso in prestito anche una Telecaster, e mi furono rubate entrambe. […] Entrambe le chitarre sono state ritrovate (con l’aiuto di alcuni servizi di Garda Patrol su RTÉ) dietro il muro di un giardino sulla South Circular Road, con alcune corde mancanti e i corpi danneggiati ma, fortunatamente, erano tutto sommato a posto”

Caratteristiche e modifiche 

Inizialmente, la chitarra di Gallagher (numero di serie 64351) era una Stratocaster del 1961 con corpo in ontano, finitura sunburst a tre toni alla nitro, battipenna a tre strati e manico “C” shaped con tastiera slab board in palissandro dal radius di 7,25 pollici. Tuttavia, nel tempo, subì numerose modifiche. Negli anni ’70, Rory Gallagher sostituì i pickup originali perché due si erano danneggiati. Anche l’elettronica era particolare: il selettore originale a tre vie era stato sostituito con uno a cinque e il primo pomello di tono era stato disconnesso, mentre il secondo fungeva da master tone. 

Il battipenna venne sostituito con uno identico nella seconda metà degli anni ’60, poiché quello originale si era deformato a causa del calore accumulato durante i concerti. Le meccaniche originali Kluson furono sostituite inizialmente con delle Schaller, poi con le Sperzel. Inoltre, un segnatasti in plastica bianco prese il posto di uno dei clay dots del dodicesimo tasto e il ponte venne sostituito con uno ’70s style, che il chitarrista bloccava con un pezzetto di legno. A causa dei numerosi refret, la tastiera divenne più piatta (circa 9,5 pollici).

L’aspetto della chitarra di Rory Gallagher

L’uso intenso della Stratocaster da parte di Rory Gallagher e il suo sudore, definito “acido“, contribuirono a consumare quasi tutta la vernice dello strumento, trasformandola in quella che alla Fender definiscono una “battle axe“. Richard McDonald del Custom Shop Fender ha definito la Stratocaster del 1961 di Rory Gallagher «an open book, like a diary of the journey his music had taken him on».

— Onda Musicale

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