Via libera del ministero della Giustizia al processo contro la rockstar Brian Molko.
Brian Molko, frontman della storica band inglese dei Placebo, è sotto inchiesta a Torino per le invettive che nel 2023 scagliò contro Giorgia Meloni nel corso di un concerto, e da Via Arenula è arrivata l’autorizzazione a procedere contro di lui.
“Razzista”, “fascista”, “pezzo di m …” furono le parole che Molko, in un italiano stentato, scandì tra una canzone e l’altra, dedicandole “alla vostra Giorgia Meloni“, mentre insieme al suo gruppo si esibiva sul palco del festival Sonic Park a Stupinigi (Torino) la sera dell’11 luglio 2023. Il tutto chiuso da un erroneo ma inequivocabile “fafancu …” . Tra i cinquemila spettatori, che non risparmiarono applausi e grida di approvazione, furono parecchi a riprendere la scena con gli smartphone e a diffondere il video sul web.
I carabinieri, però, inoltrarono una segnalazione alla procura. In seguito anche la premier, con l’assistenza di un avvocato di Vercelli, presentò una denuncia
Già lo scorso anno i pubblici ministeri subalpini avevano attivato il laborioso meccanismo per notificare a Molko (che risulta abitare a Londra) l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Per completare l’opera avevano bisogno dell’autorizzazione a procedere del ministero della Giustizia, necessaria per contestare il delitto di vilipendio delle istituzioni. Adesso, a semaforo verde acceso, potranno decidere i prossimi passi. Il reato in questione è a citazione diretta a giudizio.
In caso di condanna Brian Molko è punito con una multa che può oscillare dai mille ai cinquemila euro
I Placebo sono una band di rock alternativo che in un trentennio di carriera ha venduto più di 14 milioni di dischi in tutto il mondo. Il loro carismatico frontman, che a dicembre ha compiuto 52 anni, scompigliò l’edizione 2001 del Festival di Sanremo quando, da ospite, mostrò il dito medio alle telecamere e sfasciò la chitarra elettrica su un amplificatore.
Gesti da rocker che una parte del pubblico accolse con fischi e insulti
Quello contro Molko, dove di sicuro entreranno in gioco le discussioni sulla libertà di espressione, il diritto di critica e i limiti che possono o non possono essere imposti all’esuberanza di un artista vero o presunto tale, non è il primo procedimento con cui la procura di Torino si affaccia sul pianeta musica. Nel 2023 i pm chiesero gli arresti domiciliari per i componenti della P38, gruppo hip hop che cantava di Brigate rosse, attentati e anni di piombo, ma la Cassazione disse ‘no’. Nel 2024 hanno contestato a due anarchici l’apologia di reato per il testo di una canzone.