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Tell me a song: “On The Road Again” dei Canned Heat

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I Canned Heat

La storia della canzone “On the Road Again” è un viaggio affascinante che attraversa generi musicali e decenni, partendo dalle radici del blues per arrivare a diventare un classico reinterpretato in modi diversi.

On the Road Again” nasce nel 1967 grazie ai Canned Heat, una band americana di blues rock formata a Los Angeles nel 1965 da Bob Hite e Alan Wilson. È proprio Wilson, secondo chitarrista e armonicista del gruppo, a dare vita a questa versione, adattando un vecchio blues di Floyd Jones intitolato “On the Road Blues” (1953), a sua volta ispirato a “Big Road Blues” di Tommy Johnson del 1928. La canzone dei Canned Heat, registrata nel 1967 e inclusa nell’album Boogie with Canned Heat (1968), trasforma queste origini in un pezzo di blues rock psichedelico, con un ritmo trainante e un assolo di armonica che cattura l’attenzione. La voce acuta di Wilson, un falsetto distintivo, si discosta dal timbro più grave di Hite, che di solito cantava i brani della band, rendendo “On the Road Again” immediatamente riconoscibile.

La genesi del brano è legata alla scena musicale degli anni ’60 proprio quando il blues tradizionale veniva rivisitato con elementi moderni.

Wilson, un appassionato studioso del genere, registrò la traccia sovrapponendo più strati della sua armonica e della sua voce, utilizzando tecniche di overdubbing che erano innovative per l’epoca. Il testo parla di un viaggio solitario e malinconico, un tema universale che risuonava con il pubblico dell’epoca, immerso nella controcultura e nell’esplorazione di nuovi orizzonti. Pubblicata come singolo nell’aprile 1968, la versione ridotta da 4:55 a 3:33 scalò le classifiche, diventando il primo successo dei Canned Heat e uno dei loro brani più celebri.

“Well, I’m so tired of crying
But I’m out on the road again
I’m on the road again
Well, I’m so tired of crying
But I’m out on the road again
I’m on the road again
I ain’t got no woman
Just to call my special friend”

Negli anni, “On the Road Again” ha ispirato numerose cover, ciascuna con un’impronta unica

Tra le più significative c’è quella dei Rockets, una band francese di space rock che nel 1978 ne fece una reinterpretazione audace e futuristica. Inserita nel loro secondo album, anch’esso intitolato On the Road Again, questa versione si discosta radicalmente dall’originale. I Rockets, noti per il loro stile elettronico e teatrale – con costumi argentati e un’estetica fantascientifica – trasformarono il brano in un pezzo di space disco lungo oltre otto minuti. La loro “On the Road Again” mantiene il riff di base, ma lo arricchisce con sintetizzatori, vocoder e una lunga sezione strumentale che sposta il focus dal blues a una dimensione quasi cosmica. Alain Maratrat e i suoi compagni riarrangiarono la canzone per adattarla al loro sound sperimentale, facendola diventare un inno della loro identità artistica. Il risultato è un ibrido che conserva l’anima della traccia originale, ma la proietta in un’atmosfera anni ’70 influenzata da gruppi come i Kraftwerk.

Altre cover

Altre interpretazioni degne di nota includono quella di Pete Townshend, che eseguì il brano dal vivo nel 1998, inserendolo anche nel disco A Benefit for Maryville Academy, con un approccio rock energico. Katie Melua, nel 2005, ne propose una versione più morbida e intima per il suo album Piece by Piece, mentre i Jeff Healey Band la reinterpretarono con un tocco blues contemporaneo per la colonna sonora del film Roadhouse (1989). Anche i Telex, gruppo belga di musica elettronica, ne realizzarono una variante elettro-rock nel 2006, simile nello spirito a quella dei Rockets ma più essenziale.

“You know the first time I traveled
Out in the rain and snow
In the rain and snow
You know the first time I traveled
Out in the rain and snow
In the rain and snow
I didn’t have no payroll
Not even no place to go”

“On the Road Again” dei Canned Heat ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento

Passando dal blues psichedelico degli anni ’60 a generi diversi come il rock, il folk e l’elettronica. La versione dei Rockets, in particolare, spicca per la sua audacia e per il modo in cui ha trasportato il brano in un contesto completamente nuovo, contribuendo a cementarne lo status di classico senza tempo. Ancora oggi, la canzone continua a essere un punto di riferimento per musicisti e ascoltatori, un’eco di quel viaggio “on the road” che non sembra mai finire.

Guarda il video dei Canned Heat

— Onda Musicale

Tags: Kraftwerk/Pete Townshend/Rockets/Canned Heat
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