“My Sweet Lord” è una delle canzoni più celebri di George Harrison, pubblicata il 23 novembre 1970 come primo singolo del suo album All Things Must Pass.
La genesi di “My Sweet Lord” risale al dicembre 1969, quando George Harrison si trovava a Copenaghen con Billy Preston ed Eric Clapton, durante il tour europeo di Delaney & Bonnie. In quel periodo Harrison stava esplorando temi spirituali, influenzato dalle sue esperienze con il Maharishi Mahesh Yogi e lo swami Srila Prabhupada, fondatore del movimento Hare Krishna.
La canzone è il risultato di un tentativo di combinare elementi cristiani e induisti, con l’intento di promuovere l’unità spirituale
George Harrison unì il canto devozionale ebraico “Hallelujah” con il mantra indù “Hare Krishna“, creando un messaggio universale che trascende le barriere religiose. Il brano fu co-prodotto da Harrison insieme a Phil Spector, che applicò il suo caratteristico stile “Wall of Sound” alla registrazione, coinvolgendo musicisti come Eric Clapton, Ringo Starr e i Badfinger.
“Now, I really want to see you (Hare Rama)
Really want to be with you (Hare Rama)
Really want to see you, Lord (Ah, ah)
But it takes so long, my Lord (Ah, ah, hallelujah)”
“My Sweet Lord” divenne un enorme successo, raggiungendo la vetta delle classifiche sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, diventando il primo singolo di un ex Beatle a raggiungere il primo posto in classifica. Tuttavia, la canzone fu al centro di una controversia legale quando Harrison fu accusato di aver plagiato la melodia di “He’s So Fine” delle Chiffons. Nel 1976, fu giudicato colpevole di plagio inconsapevole e condannato a pagare una multa.
«Harrison utilizzò deliberatamente la musica di He’s So Fine?
(il giudice Richard Owen)
Non credo proprio che lo abbia fatto volutamente. Nondimeno, è lampante che
My Sweet Lord sia molto simile a He’s So Fine con un differente testo,
e Harrison aveva avuto accesso a He’s So Fine in precedenza.
Quindi, questo è, a norma di Legge, violazione del diritto d’autore,
e non è meno grave anche se realizzato inconsciamente»
Nonostante la controversia, “My Sweet Lord” rimane una delle canzoni più significative della carriera solista di George Harrison, simboleggiando il suo percorso spirituale e la sua capacità di fondere diverse tradizioni musicali e religiose in un messaggio di unità e amore universale.