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Gli Zeppelin, “Becoming Led Zeppelin” e il manifesto dell’hard rock mondiale

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Led Zeppelin

In sala il documentario di Bernard MacMahon e Allison McGourty sull’ascesa dei Led Zeppelin, con materiali inediti, interviste e grande spazio alla musica.

«Sono sempre stato innamorato del piede destro di John Bonham», dice John Paul Jones con un bel sorriso schietto in Becoming Led Zeppelin, il primo documentario dedicato alla storia del gruppo, in sala fino al 5 marzo. «Lo rispettavo molto come musicista e cercavo di metterlo in evidenza, di dargli spazio. Durante un riff saltavo una nota, lui la riempiva e veniva fuori sempre qualcosa di nuovo. Non coprivo mai il suo suono. Le sezioni ritmiche sono creature molto sensibili».

Bastano queste poche frasi a spiegare il segreto della ricetta perfetta dei Led Zeppelin

L’improbabile colpo di fulmine tra un bassista e arrangiatore di successo e un mostruoso batterista-muratore folgorato da Gene Krupa, e tra un ambizioso e visionario chitarrista, armato di un’Excalibur a sei corde regalatagli da Jeff Beck, e un giovane scapestrato con una voce di una potenza e un’estensione fenomenali. In due ore il documentario di Bernard MacMahon e Allison McGourty ci porta dalla Londra distrutta dai blitz nazisti, una città imperiale piena di rovine e crateri, ai grigi anni Cinquanta delle tessere di razionamento, al momento in cui negli anni Sessanta tutto, come nel Mago di Oz, volge in technicolor.

I Led Zeppelin arrivano giusto in tempo a chiudere quel decennio con la certezza di un nuovo dominio britannico nel segno dell’hard rock

Dopo aver raccontato le origini e la formazione dei quattro musicisti, il documentario si concentra sugli esordi del gruppo, dal primo incontro in una sala prove di Gerrard Street a Londra, nell’agosto del 1968, al trionfale concerto del 9 gennaio 1970 alla Royal Albert Hall, appena tornati dagli Stati uniti da rockstar incoronate. Bring It On Home, come dicono Jimmy Page e Robert Plant nelle interviste, e come dice la canzone che chiude il secondo album.

L’ascesa folgorante trova un simbolismo perfetto nel lancio dell’Apollo 11

La potenza, l’esplosione del razzo lanciato verso la missione di conquista della Luna in parallelo con l’ascesa stratosferica della band. Quando il 24 luglio del 1969 gli astronauti tornano sulla Terra, gli Zeppelin ricevono il primo disco d’oro. «Come musicista, cosa puoi desiderare di più?», commenta Plant, che a quel punto non era più tentato di rubare l’argenteria con cui a bordo degli aerei gli servivano i pasti.

Becoming Led Zeppelin non esisterebbe senza American Epic

L’opera precedente di MacMahon e McGourty, dedicata alla roots music degli anni Venti negli Stati uniti, il prestigioso biglietto da visita con cui si sono presentati a Jimmy Page. Il quale è arrivato all’appuntamento portando con sé due buste della spesa piene di documenti. L’incontro è durato sette ore, una puntigliosa discussione di tesi di laurea: mentre MacMahon gli illustrava il meticoloso storyboard frutto di un lavoro di preproduzione maniacale, Page gli faceva domande di verifica (Come si chiamava il gruppo di Plant quando ci siamo conosciuti? Obs-Tweedle! Molto bene, proseguiamo).

Il set

Seduti su troni di legno massiccio in una sala dall’ambientazione medievale – un set scelto dal regista perché ricorda le case dove vivono, sfacciatamente British proprio come loro, che hanno sempre vissuto in Inghilterra – Page, Plant e Jones si scambiano complimenti con serafica equanimità da anziane rockstar, guardano nei monitor le immagini che noi vediamo sullo schermo e a volte si commuovono davanti a filmati e parole inedite: un Jimmy adolescente che nel 1958 suona la chitarra in tv, uno spezzone del Festival Blues di Bath o la voce del loro batterista, morto nel 1980 e con lui i Led Zeppelin.

Uno dei ritrovamenti più emozionanti di MacMahon è una rara intervista di John Bonham alla radio australiana, così anche lui è presente nel documentario. Dopo una proiezione nel Regno unito, il regista è stato avvicinato da un ragazzo di nome Jager che lo ha ringraziato per avergli fatto sentire per la prima volta la voce del nonno.

La scrittura e il montaggio sono magistrali

Una scelta singolare è di far ascoltare per intero le canzoni, motivo per cui diversi distributori lo hanno rifiutato. Dazed and Confused scorre per sette minuti e mezzo: «Ha una struttura simile a un concerto, non avrebbe senso mandarne un minuto e mezzo», dice il regista. Una sala Imax restituisce l’effetto soverchiante dell’impatto sonoro della band, dalle esibizioni in Scandinavia come Arbors, al primo concerto al Fillmore West di San Francisco il 9 gennaio 1969 quando, prima di salire sul palco, il manager Peter Grant disse: «Se non sfondate qui, è finita».

(fonte: link)

— Onda Musicale

Tags: Led Zeppelin/Jeff Beck/Robert Plant/John Bonham/Royal Albert Hall/Jimmy Page/John Paul Jones
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