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Gabor Szabo: pioniere della chitarra jazz che amava (anche) il pop rock

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Gabor Szabo

Nato il 8 marzo 1936 a Budapest (Ungheria), Gabor Szabo è stato uno dei chitarristi più innovativi e influenti nella storia del jazz.

La carriera di Gabor Szabo, caratterizzata da uno stile unico che mescolava elementi jazz con influenze etniche, folk e rock, ha aperto nuove strade nell’evoluzione della musica contemporanea.

Gli inizi in Ungheria

Gabor Szabo iniziò a suonare la chitarra all’età di 14 anni, sviluppando fin da giovane un profondo interesse per il jazz americano. Nonostante le restrizioni culturali imposte dal regime comunista ungherese, Gabor Szabo ebbe accesso a registrazioni di artisti come Django Reinhardt e Charlie Christian, che influenzarono notevolmente il suo approccio allo strumento.

Durante la Rivoluzione ungherese del 1956, all’età di 20 anni, Szabo fuggì dal suo paese natale, emigrando negli Stati Uniti dove avrebbe potuto perseguire il suo sogno musicale in libertà. Questa esperienza di vita avrebbe profondamente influenzato la sua musica, conferendole una qualità nostalgica e un senso di sradicamento che divennero caratteristiche distintive del suo stile.

La formazione e i primi passi negli Stati Uniti

Dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, Gabor Szabo si iscrisse al prestigioso Berklee College of Music di Boston, dove perfezionò la sua tecnica e ampliò la sua conoscenza musicale. Nel 1958 si trasferì a Los Angeles, dove iniziò a farsi notare nella vivace scena jazz della West Coast.

Il suo grande salto arrivò nel 1961, quando entrò a far parte del Chico Hamilton Quintet, un gruppo all’avanguardia guidato dal batterista Chico Hamilton. Durante questo periodo, Szabo iniziò a sviluppare il suo caratteristico stile, mescolando tecniche jazz tradizionali con elementi della musica ungherese, gitana e orientale.

Il suo stile musicale

Lo stile chitarristico di Gabor Szabo era immediatamente riconoscibile e profondamente originale, con alcune caratteristiche che lo rendevano immediatamente riconoscibile.

Timbro Unico

Szabo utilizzava principalmente una chitarra con corde di acciaio, anziché le tradizionali corde di nylon preferite dai chitarristi jazz dell’epoca. Questo gli conferiva un suono brillante e penetrante, che spesso ricordava il sitar indiano.

Tecniche Innovative

Tra le tecniche distintive di Szabo vi erano:

  • L’uso di note ripetute in rapida successione
  • Accordi percussivi e dissonanti
  • Lunghe note tenute che creavano un effetto di drone
  • Manipolazione del feedback per ottenere sonorità esotiche

Fusion di stili

La sua musica rappresentava una fusione di:

  • Jazz tradizionale
  • Musica folk ungherese
  • Influenze gitane
  • Ritmi latini
  • Rock psichedelico degli anni ’60
  • Musica classica indiana

Questa mescolanza di stili diversi anticipò il movimento fusion degli anni ’70 e influenzò le generazioni di chitarristi a venire.

La sua carriera solista e le principali collaborazioni

Impulse! Records (1966-1967)

Dopo aver lasciato il quintetto di Chico Hamilton, Gabor Szabo firmò con l’etichetta Impulse! Records, pubblicando alcuni dei suoi album più influenti:

  • Spellbinder” (1966) – Considerato il suo capolavoro, l’album contiene il brano omonimo che divenne uno standard interpretato da numerosi artisti.
  • Jazz Raga” (1966) – Un esperimento pionieristico che fondeva jazz e musica indiana.
  • The Sorcerer” (disco live – 1967) – Un’altra opera fondamentale che mostra la sua capacità di creare atmosfere mistiche.

Skye Records (1968-1970)

Nel 1968, Szabo co-fondò la Skye Records insieme al vibrafonista Cal Tjader e al compositore Gary McFarland. Con questa etichetta pubblicò:

  • 1969” – Un album che conteneva la sua celebre interpretazione di “Galveston” di Jimmy Webb.
  • Dreams” (1969) –
  • Bacchanal” (1970)
  • Lena & Gabor” (1970)

Durante la sua carriera, Gabor Szabo collaborò con numerosi musicisti prestigiosi

  • Chico Hamilton: la collaborazione che lo lanciò sulla scena internazionale.
  • Cal Tjader: il vibrafonista con cui condivise l’avventura della Skye Records.
  • Gary McFarland: compositore e arrangiatore che co-produsse molti dei suoi album.
  • Bobby Womack: collaborò al celebre album “High Contrast” (1971).
  • Lena Horne: accompagnò la leggendaria cantante in diverse occasioni.
  • Charles Lloyd: sassofonista con cui suonò nel Chico Hamilton Quintet.
  • Ron Carter: il leggendario contrabbassista compare in diversi suoi album.

CTI Records (1972-1974)

Negli anni ’70, Szabo registrò per l’etichetta CTI di Creed Taylor, producendo album come:

  • “Mizrab” (1972) – Contenente la sua versione di “It’s Going to Take Some Time” dei Carpenters.
  • “Rambler” (1973) – Un album che mostrava la sua continua evoluzione musicale.

L’influenza di Gabor Szabo si estende ben oltre il mondo del jazz

La sua versione di “Gypsy Queen” fu ripresa dai Santana e integrata nel loro successo “Black Magic Woman“. Inoltre, diversi artisti hip-hop hanno campionato le sue registrazioni, tra cui:

  • Keep Talkin‘” di A Tribe Called Quest (campionato da “Mizrab”)
  • Mystic Man” di Pete Rock & C.L. Smooth (campionato da “Femme Fatale“)

Il suo approccio innovativo alla chitarra jazz ha influenzato musicisti di vari generi, tra cui:

  • Carlos Santana
  • John McLaughlin
  • Larry Coryell
  • Pat Metheny

Gli ultimi anni e i problemi di salute di Gabor Szabo

La carriera di Gabor Szabo fu segnata da problemi di salute e difficoltà personali. La sua dipendenza dall’eroina compromise la sua carriera negli anni ’70, e il 26 febbraio 1982, all’età di soli 45 anni, morì a Budapest per complicazioni legate all’abuso di droghe. Nonostante la sua prematura scomparsa, il suo contributo alla musica rimane inestimabile. È stato un pioniere che ha sfidato le convenzioni, un musicista che ha creato ponti tra culture diverse e un artista la cui visione ha ampliato gli orizzonti del jazz moderno.

Per chi desidera esplorare la musica di Gabor Szabo, ecco alcuni album imprescindibili:

  1. “Spellbinder” (1966)
  2. “Jazz Raga” (1966)
  3. “The Sorcerer” (1967)
  4. “Dreams” (1968)
  5. “1969” (1969)
  6. “High Contrast” (1971)
  7. “Mizrab” (1972)

— Onda Musicale

Tags: Django Reinhardt
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