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Roger Waters accusato di diffamazione per aver detto a un giornalista “bugiardo, connivente portavoce sionista”

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Roger Waters

Una Corte inglese ha ritenuto Roger Waters responsabile di diffamazione per aver accusato un giornalista di essere un “bugiardo, connivente portavoce sionista”, che “supporta il genocidio del popolo palestinese”.

Il giudice ha considerato illecite quelle frasi di Roger Waters argomentando che non si trattava di opinioni sul conto di quel giornalista, ma di rappresentazioni false e lesive. Per quanto coinvolga un famosissimo artista, la notizia rimarrebbe nel modesto perimetro di interesse di una qualunque vicenda giudiziaria se non evocasse una questione ben più urgente e implicante, con ricaschi ben al di là di quel caso specifico.

Lo schema

Si tratta del fatto che contravvenire all’obbligo di dichiarare che Israele compie il genocidio del popolo palestinese espone alla responsabilità che Roger Waters imputava a quel giornalista: cioè di essere conniventi col presunto genocidio e, addirittura, di supportarlo. Lo schema è combinato in questo modo: l’esistenza del genocidio è inoppugnabile; il genocidio convoca tutti all’obbligo di condannarlo; chi non lo condanna, lo supporta; e chi lo supporta, dunque, merita l’addebito di bugiardo, collaborazionista o, come è capitato qui da noi a una sopravvissuta di Auschwitz, di “agente sionista”.

Roger Waters

La violenza sopraffattoria di questo bel metodo, attenzione, non risiede tanto nel fatto che l’esistenza del genocidio è tutt’altro che irrefutabile, bensì nel fatto che non sta né in cielo né in terra il dovere di farsene pubblici accusatori; così come non sta né in cielo né in terra il diritto del Roger Waters di turno di definire supporter del genocidio chiunque sia renitente all’obbligo – che non esiste – di condannarlo. La pratica è tanto più odiosa quando si scarica sugli ebrei, chiamati a esibirsi in prima linea in quelle manifestazioni di condanna giacché in quanto tali – cioè in quanto ebrei – sarebbero gravati dal dovere particolare e supplementare di esercitarsi nella requisitoria anti-genocidiaria.

Il trattamento

E, qui da noi, la pratica ha potuto godere di assoluzioni che fanno la vergogna della nostra giustizia, con giornalisti ebrei cui è stato detto di tutto appunto perché avrebbero “coperto il genocidio”. Laddove, attenzione, “coprire il genocidio” non significava affatto nascondere i fatti della guerra di Gaza, ma significava non intitolarli facendo uso della sloganistica “from the river to the sea” desiderata dal Roger Waters in toga.

C’è dunque da credere che, qui da noi, quel cantante potrebbe abbandonarsi con meno timori e con ampie prospettive di assoluzione alle proprie abitudini diffamatorie. Si troverebbe nella buona compagnia di omologhi militanti i quali, in nome del popolo italiano, sono stati legittimati a insultare l’ebreo immeritevole: vale a dire quello che deve pur accettare di sentirsi dare di fascista, nazista, razzista e via di questo passo visto che, in quanto ebreo, non adempie al dovere di ripudiare la propria schiatta genocidiaria.

(fonte: di Iuri Marco Prado – link)

— Onda Musicale

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