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Approdano in Italia i Pink Floyd Legacy. Intervista alla fondatrice della band Durga McBroom

Durga McBroom

Approdano in Italia i Pink Floyd Legacy il 23 Marzo a Roma – Auditorium Conciliazione per poi proseguire il tour 30 Marzo presso il Teatro Giovanni Agnelli di Torino, 26 Aprile Teatro Giorgio Gaber di Milano, per poi continuare il tour nel resto dell’Europa.

Il tour del 2025 promette di essere un’esperienza indimenticabile per i fan, poiché l’ensemble di 10 elementi della band eseguirà due degli album più leggendari dei Pink Floyd, The Wall e The Dark Side of the Moon, nella loro interezza. Questa ambiziosa produzione è destinata a catturare l’essenza dell’arte rivoluzionaria dei Pink Floyd e a darle vita per il pubblico di tutta Europa.

Intervista a Durga McBroom

Durga, prima di tutto, come stai? Stai attraversando un periodo particolarmente intenso con il tour dei Pink Floyd Legacy! Raccontaci come stai vivendo questa fase della tua carriera.

Ho sempre fatto affidamento sugli inviti da parte di altre tribute band. Come puoi immaginare, questo può essere un po’ discontinuo. Volevo fare un tour con la mia band già dal 2022, ma il nostro promotore originale è russo. Avevamo pianificato un tour, ma poi è iniziata la guerra. Ci è voluto tutto questo tempo per trovare un altro promotore che ci offrisse questa opportunità.

Quando hai capito che il canto era la tua strada?

In realtà ho iniziato come attrice. L’ho studiato all’università e ho recitato in diversi film, tra cui Flashdance. Il mio film più recente è Napoli New York, diretto da Gabriele Salvatores. Ho iniziato a prendere seriamente il canto quando mia sorella Lorelei mi ha chiesto di fare i cori per il suo album solista.

C’è stato un momento decisivo o un’ispirazione particolare che ti ha portato a intraprendere questa carriera?

Beh, suppongo sia stato quando mi hanno chiesto di andare in tour con i Pink Floyd. È stato il mio primo tour.

Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo della musica?

Ho lavorato con alcune piccole band locali a Los Angeles (IC3, Coco Romote) e ho cercato di formare una band tutta al femminile. Poi, improvvisamente, mi sono ritrovata a registrare con mia sorella a New York, con Nile Rodgers come produttore, e da lì ho iniziato a collaborare con i Pink Floyd.

Raccontaci dei tuoi inizi e delle esperienze chiave che hanno plasmato il tuo percorso artistico

Sono sempre stata una bambina molto teatrale. Amavo i film e la musica. La mia scuola sosteneva molto le arti: abbiamo imparato a cantare, suonare strumenti, dipingere e scolpire fin da piccoli, all’età di cinque o sei anni. Essere un’artista è sempre stato nel mio DNA.

Come sei entrata nel “mondo” dei Pink Floyd?

Ero a New York a cantare con mia sorella quando è iniziato il tour A Momentary Lapse of Reason. In quel momento avevano solo due coriste: Rachel Fury e Machan Taylor. Quando sono arrivati ad Atlanta, dove David Gilmour voleva girare alcune riprese live, ha detto a Michael Pillot (proprietario della società di produzione) che voleva “aggiungere un po’ di colore”, ovvero dei coristi di colore. Michael ha suggerito Lorelei, e lei ha consigliato me e Roberta Freeman. Il resto è storia!

Puoi condividere qualche dettaglio dietro le quinte sulla tua collaborazione con una delle band più leggendarie di tutti i tempi?

Verso la fine del tour, avevamo iniziato a farci scherzi sul palco. Una sera, mentre stavamo per cantare The Great Gig In The Sky, Gary Wallis ed Eddie Perez (capo della sicurezza) sono entrati nell’area di sicurezza davanti al palco. Appena Rachel ha aperto la bocca per cantare la prima nota, hanno aperto i loro cappotti… SOTTO ERANO NUDI!! Abbiamo dovuto cantare l’intera canzone guardando le loro “parti” che ballonzolavano. È stato esilarante!

Hai spesso menzionato il Live in Venice del 1989 come uno dei tuoi concerti preferiti. Che emozioni hai provato esibendoti su un palco così iconico?

Venezia è una città magica. Non appena abbiamo visto l’assurdità logistica dell’evento, abbiamo capito che sarebbe stato qualcosa di storico (leggi l’articolo). E poi c’era una folla immensa! Ovunque guardassi, c’erano persone appese agli edifici e Piazza San Marco era completamente bloccata. Quando il sole è tramontato, tutte le persone in barca hanno acceso candele. È stato incredibilmente magico. Il concerto è stato trasmesso in diretta davanti a milioni di persone. Mi sento molto onorata di averne fatto parte.

Richard Wright è stato un musicista straordinario. Hai qualche ricordo speciale di lui?

Certo. Ha suonato nella mia canzone Alive, un singolo dei Blue Pearl. Quando gliel’ho chiesto, era entusiasta! Ha battuto le mani e ha detto: “Suonerò in un disco pop!”. Appena senti le sue prime note all’organo Hammond, è inconfondibilmente Richard. Amo il suo contributo a quella canzone. Anche David Gilmour suona la chitarra in quel pezzo.

Oltre ai Pink Floyd, hai collaborato con artisti come David Bowie e Steve Hackett. Hai qualche aneddoto particolare su queste collaborazioni?

È interessante che tu menzioni proprio loro, perché sono due delle persone più gentili con cui abbia mai lavorato. Ho collaborato con David Bowie nel video di Day In, Day Out. Conoscevo il coreografo (nel video, Bowie è sui pattini a rotelle), quindi stavamo parlando sul set. David si è avvicinato e ha detto: “Ciao! Sono David!”. Ho pensato: “Sì, credo di sapere chi sei, visto che questo è il tuo video, lol”. Era incredibilmente dolce e alla mano. Anche Steve Hackett è così. L’ho incontrato sulla Cruise To The Edge. In seguito ha chiesto a me e mia sorella di cantare in due suoi album e ci siamo esibiti dal vivo con lui. È un chitarrista incredibile. E sua moglie Jo è adorabile. Sono persone umili e gentili.

Se potessi scegliere un artista con cui duettare oggi, chi sarebbe e perché?

Joni Mitchell. È la mia più grande influenza come cantautrice. Sarebbe un sogno duettare con lei. Ma sto lavorando a un duetto con qualcuno di importante… non posso ancora dire chi!

Sei la fondatrice dei Pink Floyd Legacy, una tribute band che mantiene viva la magia della musica dei Floyd. Cosa ti ha ispirata a creare questo progetto e cosa significa per te preservare la loro eredità?

Voglio fare qualcosa di leggermente diverso rispetto ad altre tribute band. Siamo profondamente rispettosi di questa musica, ma vogliamo lasciarla respirare, mantenerla viva. Mi piace anche avere ospiti speciali. I prossimi concerti in Italia e nel resto del tour mostreranno a tutti di cosa siamo capaci.

Nella tua band canti accanto a PJ Olsson, voce di Alan Parsons. Com’è condividere il palco con lui?

Abbiamo sviluppato un’intesa incredibile sul palco. Le nostre voci si fondono benissimo. Siamo come fratello e sorella artistici. Amo esibirmi con lui, la nostra chimica è fantastica!

Presto sarai in Italia con tre date a Roma, Torino e Milano. Cosa possono aspettarsi i fan italiani dai tuoi concerti?

L’Italia è casa mia ora. Vivo a Roma. Quindi, ovviamente, il pubblico italiano avrà il meglio! Molti musicisti della mia band sono italiani, quindi suoneremo per il nostro pubblico di casa. Gli spettatori italiani sono sempre fantastici, non vediamo l’ora!

Hai progetti musicali futuri o collaborazioni di cui puoi parlarci?

Sto pianificando una cover di Broken English di Marianne Faithfull, che purtroppo è scomparsa di recente. Sarà un duetto con un grande nome, ma finché non confermiamo tutto, non posso dire chi è.

Grazie per il tuo tempo, Durga. Un’ultima domanda: vuoi lasciare un messaggio ai tuoi fan italiani?

Grazie per tutto! Mi piace molto!

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The Wall & The Dark Side of The Moon – Bigletti TicketOne https://www.ticketone.it/eventseries/3752247

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, David Gilmour, Richard Wright, David Bowie, Steve Hackett, Giorgio Gaber, Durga McBroom, Machan Taylor
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