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I Delirium e “Jesahel”: un inno di liberazione tra rock progressivo e spirito hippie

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Delirium

I Delirium sono una band italiana di rock progressivo nata a Genova alla fine degli anni Sessanta, inizialmente sotto il nome di Sagittari.

Il gruppo adotta il nome definitivo Delirium nel 1971, anno in cui entra a far parte della formazione un giovanissimo Ivano Fossati, destinato a diventare una figura chiave della musica italiana. Con Fossati alla voce, chitarra e flauto traverso, insieme a Mimmo Di Martino (chitarra acustica), Ettore Vigo (tastiere), Marcello Reale (basso) e Peppino Di Santo (batteria e voce), i Delirium si affermano rapidamente come una delle realtà più interessanti del panorama progressive italiano. Il loro stile, influenzato da band come i Jethro Tull, mescola elementi di folk, jazz-rock e atmosfere psichedeliche, in linea con lo spirito hippie dell’epoca. Dopo il successo del singolo “Canto di Osanna” nel 1971, che li consacra come rivelazione al Festival di Musica d’Avanguardia e di Nuove Tendenze di Viareggio, i Delirium raggiungono l’apice della loro fama nel 1972 con “Jesahel“, un brano destinato a entrare nella storia della musica italiana.

La genesi di “Jesahel”: un gioco creativo diventato leggenda

La storia di “Jesahel” inizia in modo quasi casuale, come un esperimento tra amici. Il brano nasce dalla collaborazione tra Ivano Fossati e Oscar Prudente, compositore e musicista che in quegli anni si muoveva tra pop e sperimentazione. Secondo quanto raccontato da Prudente in interviste successive, l’idea della canzone prende forma una sera, in un contesto informale, quasi per gioco. Fossati, allora ventenne e privo di una vera esperienza compositiva strutturata, si lascia guidare dall’istinto. Insieme a Prudente, dà vita a un testo che sgorga spontaneamente, senza ambizioni iniziali di pubblicazione. “Non pensavamo che quel lavoro potesse avere un senso,” ha ricordato Fossati anni dopo, sottolineando come il brano fosse rimasto per un po’ dimenticato in un cassetto.

Tutto cambia quando Fossati, ormai parte dei Delirium, propone la canzone alla band e alla casa discografica Fonit Cetra

Il pezzo colpisce immediatamente i responsabili dell’etichetta, che ne intuiscono il potenziale. La melodia, arricchita dal caratteristico flauto traverso di Fossati e da un arrangiamento che fonde elementi folk e rock progressivo, si sposa con un testo evocativo e misterioso. La decisione di presentarlo al Festival di Sanremo del 1972 arriva come una naturale evoluzione: “Jesahel” diventa il biglietto da visita dei Delirium per il grande pubblico. Sul palco dell’Ariston, la band si esibisce accompagnata da un coro di amici vestiti da hippie, tra cui figurano nomi come lo stesso Prudente, Sara Borsarini, Mario Lavezzi e Alberto Canepa. L’esibizione, spettacolare e anticonvenzionale, cattura l’attenzione e segna un momento iconico nella storia del Festival.

Il significato di “Jesahel”: un’ode alla libertà e alla trascendenza

Jesahel” è molto più di una semplice canzone: è un manifesto poetico che riflette il fermento culturale e sociale dei primi anni Settanta. Il testo, scritto da Fossati con la collaborazione di Prudente, è intriso di immagini suggestive e simboliche. Si apre con versi che descrivono una figura enigmatica: “Nei suoi occhi c’è la vita, c’è l’amore / Nel suo corpo c’è la febbre del dolore”. Questa entità, che segue “una luce che cammina” attirando a sé tanta gente, sembra incarnare un ideale di liberazione e spiritualità. Il nome “Jesahel“, che dà il titolo al brano, è un’invenzione priva di un significato letterale preciso, ma richiama vagamente figure bibliche come Jezabel, adattate qui in chiave poetica e universale.

Il ritornello, con la ripetizione ipnotica di “Jesahel, Jesahel”, amplifica il senso di un richiamo trascendente

I versi successivi dipingono un contrasto tra la modernità opprimente – rappresentata dal “cemento e dalle luci” dei grattacieli e delle strade urbane – e il desiderio di un ritorno alla purezza e al silenzio: “Liberati dal cemento e dalle luci / Il silenzio nelle mani e nelle voci”. Questo tema riflette lo spirito hippie dell’epoca, con il suo rifiuto della società industrializzata e la ricerca di una connessione più autentica con la natura e l’interiorità.

Il riferimento a “terza strada” e “quinta strada“, che sfiorano i grattacieli e volano verso il sole, può essere interpretato come un viaggio simbolico: un’aspirazione a superare i limiti del quotidiano per raggiungere una dimensione più alta, forse spirituale. La moltitudine di “volti come sabbia nel deserto” e “voci come onde in mare aperto” suggerisce un’umanità in cerca di senso, unita nel seguire questa luce misteriosa. In questo senso, “Jesahel” si configura come un inno alla libertà individuale e collettiva, un grido di ribellione contro le catene della modernità e un invito a ritrovare un’esistenza più semplice e significativa.

Sebbene al Festival di Sanremo del 1972 “Jesahel” si classifichi solo al sesto posto, il suo successo commerciale è travolgente

Il singolo vende oltre un milione di copie in Italia e si afferma anche all’estero, con versioni in inglese (cantata da Shirley Bassey con il titolo “Jezahel“), francese, tedesco e persino vietnamita. La canzone diventa un simbolo della controcultura hippie italiana e un classico del rock progressivo, consacrando i Delirium come una delle band più rappresentative del genere nel nostro Paese.

L’inizio della fine per la formazione originaria dei Delirium

Ivano Fossati, insoddisfatto della direzione commerciale che il gruppo sembrava intraprendere, lascia i Delirium pochi mesi dopo Sanremo per iniziare una carriera solista che lo porterà a diventare uno dei più grandi cantautori italiani. La band continua con Martin Frederick Grice alla voce, esplorando sonorità jazz-rock, ma non ritroverà mai il successo di quel 1972.

A distanza di oltre cinquant’anni, “Jesahel” resta un brano intramontabile, capace di evocare un’epoca di ideali e sogni. La sua genesi casuale e il suo significato profondo ne fanno un esempio perfetto di come la musica possa nascere da un’intuizione spontanea e trasformarsi in un messaggio universale, che ancora oggi risuona nelle corde di chi cerca libertà e autenticità.

— Onda Musicale

Tags: Festival di Sanremo/Ivano Fossati/Mario Lavezzi/Jethro Tull
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