I Volbeat sono un gruppo danese che ha saputo fondere heavy metal, rockabilly e influenze punk in un sound unico e riconoscibile.
Nati nel 2001 a Copenaghen, i Volbeat hanno conquistato un pubblico globale grazie alla loro energia travolgente, testi profondi e un’estetica che richiama tanto gli anni ’50 quanto l’attitudine ribelle del metal.
La band nasce dalle ceneri dei Dominus
La storia dei Volbeat inizia con Michael Poulsen, cantante, chitarrista e principale compositore della band. Prima di fondare i Volbeat, Poulsen era il frontman dei Dominus, un gruppo death metal attivo negli anni ’90 in Danimarca. Tuttavia, verso il 2000, Poulsen si sentiva insoddisfatto della direzione del death metal e della scena che lo circondava. Decise così di sciogliere i Dominus e di esplorare nuove sonorità, ispirandosi a icone come Elvis Presley, Johnny Cash e Metallica. Questo mix di influenze apparentemente disparate – il rockabilly degli anni ’50 e l’heavy metal – sarebbe diventato il marchio di fabbrica dei Volbeat.
La nascita dei Volbeat
Nel 2001 Poulsen fondò i Volbeat insieme a Jon Larsen (batteria), Franz “Hellboss” Gottschalk (chitarra) e Anders Kjølholm (basso). Il nome “Volbeat” deriva da “Vol.Beat“, titolo del terzo album dei Dominus, un gioco di parole tra “volume” e “beat” che rifletteva l’intenzione di creare musica potente e ritmata. Dopo aver registrato il demo Beat the Meat, che vendette 1.000 copie, la band attirò l’attenzione della Rebel Monster Records, una sottoetichetta della Mascot Records, ottenendo il loro primo contratto discografico.
Il debutto e il primo successo: The Strength/The Sound/The Songs (2005)
Il 2005 segnò l’esordio ufficiale dei Volbeat con l’album The Strength/The Sound/The Songs. Questo disco introdusse il mondo al loro stile unico: riff di chitarra pesanti, ritmi rockabilly e la voce calda e carismatica di Poulsen, che evocava tanto Elvis quanto James Hetfield. Brani come “Pool of Booze, Booze, Booza” e “Soulweeper” mostrarono il potenziale della band, che ottenne un notevole successo in Danimarca, raggiungendo la posizione numero 18 nella classifica nazionale. L’album fu accolto positivamente dalla critica – la rivista tedesca RockHard gli assegnò un raro 10/10 – e vinse il premio come Miglior Album ai Danish Metal Music Awards del 2005. I Volbeat iniziarono a farsi un nome anche grazie alle loro energiche performance dal vivo, come quella al Roskilde Festival del 2006, che segnò un punto di svolta per la loro popolarità.
La consacrazione: Rock the Rebel/Metal the Devil (2007)
Il secondo album, Rock the Rebel/Metal the Devil (2007), consolidò il successo dei Volbeat. Con Thomas Bredahl che sostituì Gottschalk alla chitarra, il disco debuttò al primo posto nella classifica danese, un’impresa mai compiuta prima da una band metal nel paese. Canzoni come “Sad Man’s Tongue” – un omaggio al rockabilly con influenze metal – e “The Garden’s Tale” (con il cantante Johan Olsen dei Magtens Korridorer) divennero inni per i fan. L’album ottenne il disco di platino in Danimarca e spalancò le porte al mercato internazionale. I Volbeat iniziarono a esibirsi in festival prestigiosi e a supportare band come Metallica, dimostrando la loro versatilità e appeal.
L’evoluzione: Guitar Gangsters & Cadillac Blood (2008)
Nel 2008 uscì Guitar Gangsters & Cadillac Blood, un album che affinò ulteriormente il loro stile e ampliò il loro pubblico. Con brani come “Still Counting” – uno dei loro pezzi più iconici – e “Maybellene i Hofteholder“, i Volbeat intrecciarono narrazioni personali e riferimenti alla cultura americana degli anni ’50. L’album raggiunse il primo posto in Danimarca e ottenne il platino in Finlandia, oltre a consolidare la loro presenza in Europa. Le loro performance dal vivo, come quella al Pinkpop Festival del 2009, attirarono l’attenzione di un pubblico sempre più vasto.
Il successo globale: Beyond Hell/Above Heaven (2010)
Il 2010 fu l’anno della definitiva consacrazione internazionale con Beyond Hell/Above Heaven. Questo album, che includeva collaborazioni con artisti come Mille Petrozza dei Kreator e Barney Greenway dei Napalm Death, portò i Volbeat a un livello superiore. Canzoni come “Heaven Nor Hell“, “A Warrior’s Call” e “Fallen” divennero successi radiofonici e live, mentre il disco ottenne il triplo platino in Danimarca, il doppio in Svezia e riconoscimenti in Canada, Germania e Stati Uniti. Il tour di supporto li vide esibirsi con giganti come Metallica e Megadeth, confermando il loro status di stelle del rock.
Nuovi orizzonti: Outlaw Gentlemen & Shady Ladies (2013)
Con Outlaw Gentlemen & Shady Ladies (2013), i Volbeat accolsero Rob Caggiano (ex-Anthrax) come chitarrista e produttore, portando una nuova energia al gruppo. L’album esplorò temi western e americani, con brani come “Lola Montez“, “The Hangman’s Body Count” e “Cape of Our Hero“. La collaborazione con King Diamond in “Room 24” aggiunse un tocco oscuro e teatrale. Il disco fu un successo commerciale e critico, vincendo numerosi premi e rafforzando la loro presenza negli Stati Uniti.
Cambiamenti e maturità: Seal the Deal & Let’s Boogie (2016)
Nel 2015 il bassista Anders Kjølholm lasciò la band, sostituito da Kaspar Boye Larsen nel 2016. Nello stesso anno uscì Seal the Deal & Let’s Boogie, con il singolo “The Devil’s Bleeding Crown“, che scalò le classifiche rock americane. L’album mostrò un equilibrio tra l’aggressività metal e melodie accattivanti, come in “Black Rose” e “Seal the Deal“. I Volbeat continuarono a evolversi, mantenendo il loro sound distintivo mentre sperimentavano nuove sfumature.
Sfide e rinnovamento: Rewind, Replay, Rebound (2019) e Servant of the Mind (2021)
Rewind, Replay, Rebound (2019) fu un album controverso: alcuni critici lo trovarono meno incisivo, ma brani come “Last Day Under the Sun” e “Pelvis on Fire” mantennero viva l’energia della band. Nel 2021, Servant of the Mind riportò i Volbeat alle loro radici più pesanti, con pezzi come “Shotgun Blues” e “Temple of Ekur” che ricevettero elogi per la loro intensità. Questo periodo vide anche un conflitto con la stampa danese, che boicottò il gruppo per una disputa del 2017, ma i Volbeat rimasero focalizzati sulla loro musica.
L’ultimo capitolo dei Volbeat: addio a Rob Caggiano
Nel 2023 Rob Caggiano lasciò la band dopo dieci anni, sostituito dal vivo da Flemming C. Lund. Nonostante i cambiamenti, i Volbeat continuano a essere una forza nel panorama musicale, con un catalogo di otto album in studio e un’eredità di successi live. La loro ultima uscita significativa risale al 2021, ma i fan attendono con ansia nuove mosse.
Il loro stile musicale
Lo stile dei Volbeat è una fusione unica di heavy metal, rockabilly, punk e hard rock, con influenze che spaziano da Elvis Presley a Metallica. La voce di Poulsen, calda e versatile, è il cuore del loro sound, accompagnata da riff potenti e ritmi trascinanti.
Tra le loro canzoni più note troviamo:
- “Still Counting” (Guitar Gangsters & Cadillac Blood, 2008): un inno rock energico e universale.
- “Lola Montez” (Outlaw Gentlemen & Shady Ladies, 2013): una storia avvincente con un ritornello irresistibile.
- “Fallen” (Beyond Hell/Above Heaven, 2010): un tributo emotivo e personale di Poulsen.
- “The Devil’s Bleeding Crown” (Seal the Deal & Let’s Boogie, 2016): un’esplosione di puro rock-metal.
- “Sad Man’s Tongue” (Rock the Rebel/Metal the Devil, 2007): un classico che unisce rockabilly e metal.
Album in studio dei Volbeat
- 2005 – The Strength/The Sound/The Songs
- 2007 – Rock the Rebel/Metal the Devil
- 2008 – Guitar Gangsters & Cadillac Blood
- 2010 – Beyond Hell/Above Heaven
- 2013 – Outlaw Gentlemen & Shady Ladies
- 2016 – Seal the Deal & Let’s Boogie
- 2019 – Rewind, Replay, Rebound
- 2021 – Servant of the Mind