Gli Steelheart sono una band americana protagonista nella scena dell’heavy metal e dell’hair metal, generi che hanno dominato gli anni ’80 e i primi ’90.
Nati a Norwalk (Connecticut), nel 1989, gli Steelheart rappresentano un esempio paradigmatico di una band che ha vissuto l’ascesa e il declino di un’era musicale, riuscendo comunque a reinventarsi e a mantenere una presenza rilevante fino ai giorni nostri. La loro storia è un racconto dall’esordio travolgente al loro percorso attraverso cambiamenti di formazione, incidenti drammatici e ritorni sorprendenti, evidenziando il loro genere musicale e il loro contributo alla musica rock.
Steelheart: la nascita (1989-1990)
Gli Steelheart nascono inizialmente con il nome Red Alert, un gruppo formato da musicisti locali tra cui il bassista James Ward, il chitarrista Chris Risola e il batterista Jack Wilkenson. Tuttavia, è con l’arrivo del carismatico cantante Miljenko “Mike” Matijevic che la band prende una nuova direzione. Dopo il trasferimento a Los Angeles e l’ingresso del chitarrista ritmico Frank DiCostanzo e del batterista John Fowler (che sostituisce Wilkenson), il gruppo decide di adottare il nome Steelheart, un moniker che riflette la loro energia potente e il loro suono metallico.

Che genere di musica suonano?
Il loro genere musicale può essere descritto come un mix di glam metal e heavy metal melodico, con un’enfasi su riff di chitarra incisivi, assoli virtuosistici e la straordinaria estensione vocale di Matijevic, che lo rende uno dei cantanti più distintivi della scena. Il loro debutto omonimo, Steelheart, esce il 10 maggio 1990 sotto l’etichetta MCA Records e si rivela un successo immediato. Trainato dal singolo “I’ll Never Let You Go“, che raggiunge la posizione numero 23 nella Billboard Hot 100, l’album ottiene la certificazione oro negli Stati Uniti il 30 luglio 1991. Brani come “She’s Gone” e “Everybody Loves Eileen” consolidano la loro reputazione, con un sound che richiama band come Whitesnake e Bon Jovi, ma con un tocco più tecnico e aggressivo.
L’evoluzione e le difficoltà: Tangled in Reins e l’incidente (1991-1992)
Forte del successo iniziale, la band si lancia in un lungo tour tra il 1990 e il 1991, aprendo per acts come Great White e Lynch Mob, e conquistando un importante seguito. Nel 1992 pubblicano il loro secondo album, Tangled in Reins, che però non replica il successo del debutto, fermandosi alla posizione 144 della Billboard 200. Nonostante la qualità musicale – con brani come “Sticky Side Up” e “Mama Don’t You Cry” (che raggiunge il numero 1 in diversi paesi asiatici) – l’album soffre del cambiamento del panorama musicale: l’ascesa del grunge, con band come Nirvana e Pearl Jam, spazza via gran parte della popolarità dell’hair metal.
Il tour asiatico del 1992, culminato con un MTV Unplugged a Hong Kong, sembra aprire nuove prospettive, ma un evento tragico segna una svolta drammatica. Il 31 ottobre 1992, durante un concerto a Denver come supporto agli Slaughter, una struttura di illuminazione crolla sul palco, colpendo Matijevic e causandogli gravi lesioni. L’incidente lo costringe a un lungo periodo di riabilitazione e segna la fine della formazione originale, con i membri che si separano poco dopo.
La rinascita degli Steelheart : Wait e nuove formazioni (1995-1996)
Dopo anni di recupero, Matijevic torna nel 1995 con una nuova versione degli Steelheart, unica costante della band originale. Con il chitarrista Kenny Kanowski, il bassista Vincent Mele e il batterista Alex Makarovich, registra Wait, pubblicato nel 1996 esclusivamente in Asia. Questo album segna una svolta stilistica, incorporando elementi di alternative metal e allontanandosi dal classico suono glam. Brani come “We All Die Young” (in seguito reso famoso dal film Rock Star del 2001, in cui Matijevic presta la voce al protagonista) mostrano un’evoluzione più cupa e introspettiva. James Ward si unisce al tour promozionale, ma l’album non riesce a sfondare negli Stati Uniti, limitando il ritorno della band a un successo regionale.
Progetti solisti e ritorni (2006-2017)
Negli anni 2000, Matijevic mantiene vivo il nome Steelheart, pur lavorando anche a progetti solisti. Nel 2006 pubblica l’EP Just a Taste, che anticipa il full-length Good 2B Alive del 2008, un ritorno al sound heavy metal con influenze moderne. La band subisce continui cambi di formazione, ma Matijevic rimane il fulcro creativo. Nel 2017 esce Through Worlds of Stardust, un album che mescola hard rock e atmosfere cinematiche, ricevendo apprezzamenti dalla critica per la sua maturità artistica. Nel 2018, il live Rock’n Milan cattura l’energia della band sul palco, dimostrando che gli Steelheart sono ancora una forza dal vivo.
Steelheart: una band in continua evoluzione
Ad oggi gli Steelheart sono ancora attivi, con Matijevic alla guida e una formazione che include il batterista Mike Humbert, il chitarrista Joe Pessia e il bassista James Ward, tornato stabilmente nel gruppo. Sebbene non abbiano più raggiunto i picchi di popolarità degli anni ’90, continuano ad esibirsi in festival e concerti, specialmente in Europa e Asia. Il loro suono si è evoluto verso un hard rock moderno, pur conservando le radici heavy metal che li hanno resi celebri.
Un simbolo di resilienza nel mondo della musica
Sopravvissuti al declino dell’hair metal, a incidenti devastanti e a molteplici cambi di formazione, hanno dimostrato una capacità unica di adattarsi e reinventarsi. La voce di Matijevic, con la sua potenza e versatilità, rimane il loro marchio di fabbrica, mentre album come Steelheart e Wait sono considerati classici da riscoprire per gli amanti del genere.