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“The Village Studios”: da loggia massonica a paradiso di grandi musicisti

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The Village Studios

Gli studi di registrazione “The Village“, situati a Los Angeles, California, rappresentano uno dei luoghi più iconici e longevi della storia della musica contemporanea.

Con una storia che attraversa quasi un secolo, gli studi “The Village (o anche The Village Studios) hanno ospitato alcune delle registrazioni più celebri di tutti i tempi, evolvendosi da un edificio con una funzione completamente diversa a un punto di riferimento per musicisti di ogni genere. La loro origine, la strumentazione tecnica e il ruolo nella produzione musicale meritano un’analisi approfondita per comprenderne l’importanza.

Le origini: da loggia massonica a tempio della musica

The Village” nasce nel 1922, quando l’edificio al 1616 di Butler Avenue, nel quartiere di West Los Angeles, viene costruito come una loggia massonica per la Westwood Masonic Lodge. Progettato in stile revival mediterraneo con influenze italiane, l’edificio si distingue per la sua architettura imponente, con soffitti alti, muri spessi e una struttura che, involontariamente, offriva un’acustica naturale straordinaria. ‘Negli anni 60 Maharishi Mahesh Yogi utilizzò l’edificio come centro per la Meditazione Trascendentale. Per decenni, il palazzo funge da centro comunitario e cerimoniale, ma con il passare del tempo e il cambiamento delle esigenze sociali, la loggia massonica perde la sua centralità.

Negli anni ’60, l’edificio viene acquistato e trasformato in uno studio di registrazione

L’acquirente è un visionario ingegnere del suono, Geordie Hormel, erede della Hormel Foods (nota per il marchio Spam). Hormel, appassionato di musica e con un fiuto per gli affari, vede nel potenziale acustico della struttura un’opportunità unica. Nel 1968, dopo importanti lavori di ristrutturazione, “The Village Recorder” (come era originariamente chiamato) apre ufficialmente le sue porte come studio di registrazione professionale. La scelta di mantenere molti degli elementi architettonici originali, come i soffitti a volta e le pareti in muratura, si rivela fondamentale: questi dettagli conferiscono agli studi un suono caldo e ricco, ideale per la registrazione musicale.

L’evoluzione e la strumentazione tecnica

Dagli anni ’70 in poi, The Village si afferma come una destinazione di punta per artisti e produttori. La struttura viene ampliata e modernizzata nel corso dei decenni, pur conservando il suo fascino storico. Oggi, gli studi comprendono cinque sale di registrazione principali, ognuna progettata per scopi specifici, oltre a spazi per il missaggio e la post-produzione.

Ecco una panoramica della loro configurazione e della strumentazione tecnica:

  1. Studio A: la sala più grande, originariamente la sala cerimoniale della loggia, con un soffitto alto oltre 9 metri e una superficie di circa 140 metri quadrati. È equipaggiata con una console Neve 8048 customizzata, un classico degli anni ’70 restaurato e aggiornato con tecnologia moderna. La sala è ideale per registrazioni orchestrali o di grandi ensemble, grazie alla sua capacità di catturare un suono ampio e dettagliato. Tra gli strumenti disponibili ci sono un pianoforte a coda Steinway D e un organo Hammond B3.
  2. Studio B: una sala più intima, pensata per registrazioni vocali e di piccoli gruppi. Dispone di una console SSL (Solid State Logic) 4000 G+, nota per la sua versatilità e precisione, utilizzata spesso nel pop e nel rock. La sala è famosa per il suo “vocal booth“, un ambiente isolato che offre un’acustica pulita e priva di riflessioni indesiderate.
  3. Studio D: concepito negli anni ’80 come sala per il rock e la musica elettronica, è dotato di una console API Legacy Plus, apprezzata per il suo suono “punchy” e aggressivo. Qui si trovano anche sintetizzatori vintage come il Moog Modular e il Roland Jupiter-8, che attirano produttori interessati a sonorità retrò.
  4. Studio E: una sala più recente, aggiunta negli anni ’90, dedicata alla post-produzione e al missaggio surround. È equipaggiata con un sistema Avid Pro Tools HDX e monitor Dynaudio di alta gamma, perfetti per colonne sonore cinematografiche e progetti multimediali.
  5. Studio F: un ambiente flessibile, usato spesso per overdub e registrazioni di strumenti singoli. Include una vasta collezione di microfoni vintage, come i Neumann U47 e U87, che sono tra i più ambiti al mondo per la loro qualità timbrica.

Oltre alle console e agli strumenti, The Village è noto per compressori come il Teletronix LA-2A e l’Urei 1176, riverberi a piastra EMT 140 e un’ampia gamma di preamplificatori valvolari. La struttura è stata aggiornata negli anni con tecnologia digitale, ma ha mantenuto un approccio “ibrido” che combina il calore analogico con la precisione del digitale, rendendola attraente per una vasta gamma di generi musicali.

La crescita e gli anni d’oro

Gli anni ’70 segnano l’ascesa di The Village come studio di riferimento. La vicinanza a Hollywood e la reputazione per la qualità del suono attirano artisti di fama internazionale. Uno dei primi grandi successi registrati qui è Aja degli Steely Dan (1977), un album che sfrutta appieno le capacità tecniche dello Studio A per creare un suono pulito e sofisticato. Negli anni ’80 e ’90, lo studio si adatta ai cambiamenti dell’industria musicale, accogliendo l’avvento del digitale senza perdere la sua identità analogica.

Nel corso del tempo, The Village si è anche distinto per la sua flessibilità. Non solo uno studio di registrazione, ma un centro creativo con sale di scrittura, lounge per artisti e persino un cortile interno che funge da spazio di relax. Questa atmosfera accogliente, unita alla competenza del personale tecnico (tra cui ingegneri leggendari come Al Schmitt e Greg Ladanyi), ha reso lo studio una seconda casa per molti musicisti.

Le principali band e musicisti che hanno registrato a The Village

  • Steely Dan: Aja (1977), un capolavoro del jazz-rock noto per la sua perfezione tecnica.
  • Fleetwood Mac: alcune parti di Tusk (1979), un album sperimentale che ha sfruttato le capacità dello studio per registrazioni complesse.
  • Pink Floyd: alcuni missaggi di The Wall (1979), con Roger Waters e David Gilmour che apprezzavano l’acustica unica della sala grande.
  • The Rolling Stones: sessioni per Tattoo You (1981), inclusa la hit “Start Me Up”.
  • Lady Gaga: Born This Way (2011), un album pop che ha utilizzato le moderne attrezzature digitali dello studio.
  • John Mayer: Continuum (2006), registrato in parte a The Village per il suo suono caldo e organico.
  • Elton John: varie sessioni negli anni ’70 e ’80, tra cui brani di Goodbye Yellow Brick Road (1973).
  • Red Hot Chili Peppers: alcune parti di Californication (1999), un ritorno al successo che ha beneficiato della versatilità dello Studio D.

Oltre a questi, artisti come Billie Eilish, Beck, Tom Petty, The Beach Boys e compositori di colonne sonore come Hans Zimmer hanno lasciato il loro segno negli studi, rendendo The Village un crocevia della musica mondiale.

ca la sua vera vocazione.

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd/Red Hot Chili Peppers/The Rolling Stones/Elton John/Steely dan/John Mayer/Fleetwood Mac
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