Geneviève Alison Jane Moyet, nata il 18 giugno 1961 a Billericay, nell’Essex (Inghilterra), è una delle artiste più affascinanti e versatili della musica britannica.
Con una voce potente e profonda, capace di attraversare generi come il blues, il synthpop e il pop rock, Alison Moyet ha segnato il panorama musicale internazionale. La sua carriera, iniziata negli anni ’70 in piccole band locali e culminata con il successo globale negli anni ’80, è un viaggio fatto di collaborazioni prestigiose, battaglie artistiche e una continua evoluzione stilistica. Ha venduto oltre 23 milioni di album in tutto il mondo.
Gli inizi: punk, blues e la ribellione giovanile
Alison Moyet cresce a Basildon, una cittadina dell’Essex che negli anni ’70 e ’80 diventa un crogiuolo di talenti musicali, tra cui i futuri membri dei Depeche Mode. Figlia di padre francese e di madre inglese, Alison eredita una sensibilità culturale mista che influenzerà la sua arte. Lascia la scuola a 16 anni, rifiutando un percorso tradizionale per inseguire la sua passione per la musica. Inizia lavorando come commessa e accordatrice di pianoforti, ma è sul palco che trova la sua vera vocazione.
Alla fine degli anni ’70, sotto il soprannome di “Alf”, Moyet si immerge nella scena punk e pub rock dell’Essex sud-orientale. Suona con band come The Vandals, The Screamin’ Ab Dabs, The Vicars e The Little Roosters, gruppi che le permettono di affinare il suo talento vocale e di esplorare un suono crudo e ribelle. La sua voce, già allora caratterizzata da toni bassi e un’intensità blues, si distingue in un contesto dominato da energia e anarchia. Questi anni formativi sono cruciali: Alison Moyet sviluppa una presenza scenica forte e un’identità artistica che non si piega alle convenzioni.
Yazoo: il successo internazionale con Vince Clarke
Il grande salto arriva nel 1981, quando Alison Moyet pubblica un annuncio su Melody Maker cercando una band blues. A rispondere non è un gruppo tradizionale, ma Vince Clarke, tastierista e compositore appena uscito dai Depeche Mode. I due formano gli Yazoo (noti come Yaz in Nord America), un duo che unisce il synthpop elettronico di Clarke alla voce soul e blues di Moyet. Questa combinazione si rivela esplosiva: il loro singolo di debutto, “Only You” (1982), diventa un successo immediato, scalando le classifiche britanniche e internazionali.

Gli Yazoo pubblicano due album, Upstairs at Eric’s (1982) e You and Me Both (1983), che includono hit come “Don’t Go”, “Situation” e “Nobody’s Diary”. Il contrasto tra i suoni freddi e sintetizzati di Clarke e il calore emotivo della voce di Moyet definisce un’era del synthpop, rendendo il duo un punto di riferimento degli anni ’80. Tuttavia, la collaborazione è breve: nel 1983, a causa di divergenze personali e artistiche (i due raramente si parlavano fuori dallo studio), gli Yazoo si sciolgono. Clarke prosegue con gli Erasure, mentre Moyet si lancia nella carriera solista.
La carriera solista: da Alf a Hoodoo
Nel 1984 Alison Moyet firma con la CBS e pubblica il suo primo album solista, Alf, intitolato col suo vecchio soprannome punk. Prodotto dal duo Jolley & Swain, l’album è un trionfo commerciale, raggiungendo il numero 1 nella classifica britannica. Brani come “Love Resurrection”, “All Cried Out” e “Invisible” (scritto da Lamont Dozier della Motown) mostrano una Moyet più pop-oriented, ma sempre ancorata alla sua vocalità intensa. Il singolo “That Ole Devil Called Love”, non incluso nell’album ma pubblicato nello stesso anno, arriva al numero 2 in UK, consacrandola come stella solista. Nel 1985, la sua performance al Live Aid accanto a Paul Young e un’improvvisata apparizione con David Bowie e Paul McCartney rafforzano la sua statura internazionale.
Il secondo album, Raindancing (1987), conferma il suo successo con hit come “Is This Love?” (co-scritto con Dave Stewart degli Eurythmics) e “Weak in the Presence of Beauty”. Tuttavia, Alison Moyet inizia a sentirsi intrappolata in un’immagine pop che non riflette pienamente la sua visione artistica. Con Hoodoo (1991), cambia rotta: l’album, prodotto con Pete Glenister, è più introspettivo e rock, con testi che esplorano temi personali e sociali. Il singolo “It Won’t Be Long” le vale una nomination ai Grammy, ma il disco riceve scarso supporto dalla Sony Music, segnando l’inizio di una lunga lotta per il controllo creativo.
La battaglia di Alison Moyet con Sony e il ritorno con Hometime
Il quarto album, Essex (1994), intitolato in onore della sua contea natale, continua il percorso introspettivo di Hoodoo. Tuttavia, la Sony insiste per modifiche e remix, rendendo il disco più commerciale contro la volontà di Alison Moyet. Il singolo “Whispering Your Name” entra nella Top 20, ma il rapporto con l’etichetta si deteriora. Per oltre otto anni, a causa di dispute legali, Alison non pubblica album di inediti. In questo periodo, però, presta la sua voce a collaborazioni con artisti come Tricky, Ocean Colour Scene, The Lightning Seeds e King Britt, e partecipa al Lilith Fair britannico.
Nel 2002, libera dal contratto con la Sony, firma con Sanctuary Records e pubblica Hometime. Prodotto da The Insects (già al lavoro con Massive Attack e Madonna), l’album segna un ritorno trionfale, entrando nella Top 20 UK e collocando Alison Moyet tra le artiste britanniche più vendute dell’anno. Il disco mescola elettronica, pop e introspezione, mostrando una Moyet matura e in pieno controllo della sua arte.
Evoluzione e modernità: da Voice a Other
Nel 2004 Alison Moyet pubblica Voice, un album di cover che spazia da Billie Holiday a Elvis Costello, evidenziando la sua versatilità. Seguono The Turn (2007), con brani scritti per un’opera teatrale, e The Minutes (2013), prodotto da Guy Sigsworth (collaboratore di Björk e Madonna). Quest’ultimo segna un ritorno alle radici elettroniche degli Yazoo, con un suono moderno e raffinato che riceve una nomination al Mercury Prize.
Other (2017), sempre con Sigsworth, consolida questa direzione, unendo synth e testi poetici in brani come “I Germinate”. Alison Moyet dimostra di saper fondere il suo passato con una sensibilità contemporanea, mantenendo intatta la potenza della sua voce. Nel 2024, celebra 40 anni di carriera con il podcast 40 Moyet Moments, ripercorrendo i momenti chiave della sua vita artistica.
Principali collaborazioni musicali
- Vince Clarke (Yazoo): La partnership che la lancia nel synthpop, creando classici senza tempo.
- Pete Glenister: Collaboratore di lunga data da Hoodoo in poi, fondamentale per il suo sound rock e introspettivo.
- Guy Sigsworth: Produttore di The Minutes e Other, che riporta Moyet all’elettronica con un tocco moderno.
- Tricky, Ocean Colour Scene, The Lightning Seeds: Collaborazioni negli anni ’90 che mostrano la sua versatilità.
- The Insects: Produttori di Hometime, con un’impronta trip-hop e atmosferica.
Il suo stile musicale
Il percorso di Alison Moyet è un mosaico di generi. Parte dal punk e dal blues delle origini, esplode nel synthpop con gli Yazoo, e si evolve in un pop rock introspettivo come solista. La sua voce, un contralto ricco e bluesy, è il filo conduttore: capace di passare dalla leggerezza di “Love Resurrection” alla profondità di “This House”. Negli ultimi lavori, l’elettronica si intreccia con testi poetici, mostrando una maturità artistica che rifiuta le convenzioni commerciali.
La sua vita privata
Alison Moyet si è sposata due volte. Il suo primo matrimonio è stato con Malcolm Frederick, un parrucchiere, negli anni ’80, durante il periodo di ascesa della sua carriera solista. Da questa unione è nata la sua primogenita, Alex (a volte indicata come Alexandra o Alex Moyet), nel 1985. Il matrimonio con Frederick è finito con un divorzio, e i dettagli della separazione non sono stati ampiamente pubblicizzati, segno della sua tendenza a proteggere la sfera privata.
Il secondo matrimonio, che dura tuttora, è con David Ballard, un insegnante. La coppia si è sposata il 26 aprile 1997, e nel 2020 Alison ha celebrato i 30 anni di relazione con lui (considerando il periodo di frequentazione prima del matrimonio), come emerge da un post su X del 26 aprile 2020: “30 years today with this one. Lucky with my #LockdownLove”. In un altro post del 26 aprile 2016, ha festeggiato i 19 anni di matrimonio, lodando la resilienza del marito: “Well done, that man. You are made of stronger stuff, and I am fortunate indeed”. David Ballard è originario di Basildon, un legame con le sue radici che Alison ha sottolineato con affetto. Questo matrimonio è stato una costante nella sua vita, offrendole stabilità durante le sfide personali e professionali.
Le sfide personali di Alison Moyet
Alison Moyet ha affrontato battaglie significative nella sua vita privata, in particolare legate alla salute mentale. Ha parlato apertamente di aver sofferto di depressione e agorafobia, condizioni che l’hanno portata a periodi di isolamento. In un’intervista a IO Donna (2017), ha ricordato: “Per anni ho evitato addirittura il contatto visivo con le persone, quando bussavano alla mia porta mi nascondevo nell’armadio”. Ha attribuito ai figli un ruolo cruciale nel superare queste difficoltà, definendoli la sua “salvezza” in un articolo di IO Donna del 2013.
Ha anche discusso della sua lotta con il peso e l’immagine corporea, un tema che l’ha segnata fin dall’adolescenza. In passato, è stata giudicata per il suo aspetto fisico, ma negli ultimi anni ha raggiunto una pace interiore, come ha spiegato nel 2017: “Oggi so accettarmi e non perché sono dimagrita, anzi: psicologicamente apparterrò sempre al club delle grasse”. Inoltre, è dislessica, un dettaglio che ha influenzato la sua percezione di sé e che ha esplorato nei testi di canzoni come quelle dell’album Other (2017).
Alison Moyet oggi
Alison vive una vita più tranquilla, lontana dai riflettori quando non è in tour o in studio. Dopo anni a Londra, è tornata a stabilirsi nell’Essex, vicino alle sue radici. Si dedica alla scultura e segue corsi d’arte, un interesse emerso negli ultimi anni che le permette di esprimere la sua creatività oltre la musica. Ama trascorrere tempo con la famiglia, guardando “TV trash” e giocando a carte, come ha raccontato a MilleUnaDONNA nel 2024: “In famiglia, tranne me, sono tutti degli intellettuali, ma per fortuna spesso ci divertiamo ancora insieme”.