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Ten Years After: la blues-rock band che incendiò Woodstock

Ten Years After

I Ten Years After sono una delle band più rappresentative del blues-rock britannico, un gruppo che ha saputo fondere l’energia del rock con le radici profonde del blues, lasciando un segno davvero profondo nella musica degli anni ’60 e ’70.

Nati nel 1966 a Nottingham, in Inghilterra, i Ten Years After hanno raggiunto l’apice della loro fama con un’esibizione leggendaria al Festival di Woodstock del 1969, ma la loro storia è un viaggio ricco di evoluzioni, successi e cambiamenti che si estende ben oltre quel momento iconico.

Gli inizi: dalle jam session al debutto

I Ten Years After nascono ufficialmente nel 1966, ma le loro radici risalgono a qualche anno prima, quando il chitarrista Alvin Lee (nato Graham Anthony Barnes il 19 dicembre 1944 a Nottingham) inizia a suonare con il bassista Leo Lyons (nato David William Lyons il 30 novembre 1943 a Mansfield) nella scena musicale locale. I due si incontrano negli anni ’50 come parte di varie band skiffle e rock’n’roll, tra cui i Jaybirds, un gruppo che si esibiva nei club dell’Inghilterra centrale. Nel 1966, ai Jaybirds si uniscono il batterista Ric Lee (nato Richard Lee il 20 ottobre 1945, non imparentato con Alvin) e il tastierista Chick Churchill (nato Michael George Churchill il 2 gennaio 1946 a Ilkeston), completando la formazione che darà vita ai Ten Years After.

La scelta del nome

Il nome “Ten Years After” è un omaggio al 1955, l’anno in cui Elvis Presley rivoluzionò la musica popolare, un evento che aveva segnato profondamente Alvin Lee e i suoi compagni. Dopo essersi trasferiti a Londra nel 1966, la band si fa notare nella scena underground, suonando al Marquee Club e attirando l’attenzione del produttore Mike Vernon. Nel 1967 firmano con la Deram Records, un’etichetta sussidiaria della Decca, e pubblicano il loro album di debutto, Ten Years After. Il disco, un mix di blues tradizionale e accenni psichedelici, include cover come “I Want to Know” e “Spoonful”, ma è il virtuosismo di Alvin Lee alla chitarra a emergere come elemento distintivo.

L’ascesa: il blues-rock prende fuoco

Il successo arriva con il secondo album, Undead (1968), un live registrato al Klooks Kleek di Londra. Il brano “I’m Going Home” diventa il loro biglietto da visita: un’esplosione di blues-rock ad alta velocità, con Alvin Lee che sfoggia un fraseggio chitarristico fulmineo che gli vale il soprannome di “Fastest Guitar in the West”. Questo stile, unito alla solida sezione ritmica di Lyons e Ric Lee e agli interventi atmosferici di Churchill alle tastiere, definisce il genere musicale della band: un blues-rock energico, influenzato da artisti come Muddy Waters e Chuck Berry, ma rielaborato con l’intensità del rock degli anni ’60.

Gli album successivi consolidano la loro reputazione

Stonedhenge (1969) esplora territori più psichedelici e sperimentali, mentre Ssssh (1969) torna a un suono più diretto, con brani come “Good Morning Little Schoolgirl”. È però il Festival di Woodstock del 17 agosto 1969 a catapultarli nella leggenda. La loro performance di “I’m Going Home”, lunga oltre 11 minuti e immortalata nel film Woodstock, è un tour de force di energia e tecnica, che consacra Alvin Lee come uno dei chitarristi più carismatici della sua generazione. Il pubblico americano li accoglie a braccia aperte e i Ten Years After diventano habitué dei tour negli Stati Uniti.

Il picco commerciale e le tensioni interne

Il 1970 è un anno cruciale. La band si esibisce al Festival dell’Isola di Wight (26-30 agosto), davanti a oltre 600.000 persone, confermando il loro status internazionale. Nello stesso anno pubblicano Cricklewood Green, considerato da molti il loro capolavoro. L’album contiene “Love Like a Man”, il loro unico singolo a entrare nella Top 10 britannica, e mostra una band al massimo della creatività, capace di bilanciare potenza e melodia. Segue Watt (1970), un altro successo, con brani come “The Band With No Name” che riflettono influenze country-rock.

Nel 1971 firmano con la Chrysalis Recordse pubblicano A Space in Time, il loro album più venduto negli Stati Uniti (certificato platino)

Il singolo “I’d Love to Change the World” diventa un inno generazionale, con il suo testo pacifista e un sound che mescola blues, folk e rock progressivo. Tuttavia, dietro il successo si celano tensioni crescenti. Alvin Lee, il leader carismatico, inizia a sentirsi limitato dal formato della band e desidera esplorare progetti solisti. La pressione dei tour incessanti e le divergenze creative minano la coesione del gruppo.

Lo scioglimento e i progetti paralleli

Dopo Rock & Roll Music to the World (1972) e Recorded Live (1973), i Ten Years After si sciolgono nel 1974. Alvin Lee si lancia nella carriera solista con il progetto Alvin Lee & Company e pubblica l’album On the Road to Freedom (1973) con il cantante gospel Mylon LeFevre, collaborando anche con George Harrison e Steve Winwood. Gli altri membri si dedicano a progetti minori: Ric Lee forma una propria band, mentre Lyons e Churchill lavorano come turnisti.

La separazione non è definitiva. Negli anni ’80, i Ten Years After si riuniscono sporadicamente per tour e pubblicano About Time (1989), il loro ultimo album con Alvin Lee. Il disco, con il singolo “Let’s Shake It Up”, tenta di aggiornare il loro sound al rock mainstream dell’epoca, ma non replica i fasti del passato.

Alvin Lee lascia definitivamente la band nel 2003

E lo fa per concentrarsi sulla sua carriera solista, sostituito dal chitarrista e cantante Joe Gooch. Con Gooch, i Ten Years After pubblicano Now (2004) e Evolution (2008), mantenendo un suono fedele alle origini ma con accenti moderni. Nel 2014 esce The Name Remains the Same, un live che celebra il loro lascito. Alvin Lee muore il 6 marzo 2013 a 68 anni, per complicazioni durante un intervento chirurgico, lasciando un vuoto immenso. Nel 2014, Gooch e Lyons si ritirano, sostituiti da Marcus Bonfanti (chitarra e voce) e Colin Hodgkinson (basso), che portano avanti il nome della band con l’album A Sting in the Tale (2017).

Oggi, i Ten Years After continuano a esibirsi, guidati da Ric Lee e Chick Churchill, gli unici membri originali ancora attivi. La loro discografia è stata arricchita da numerose ristampe e raccolte, come The Anthology 1967-1971 e Woodstock 1969 – Extended Version.

Il genere musicale dei Ten Years After

I Ten Years After sono un pilastro del blues-rock britannico, un genere che combina il blues tradizionale americano con l’energia e l’amplificazione del rock. La chitarra virtuosistica di Alvin Lee, spesso caratterizzata da assoli veloci e melodici, è il cuore del loro sound, supportata da una sezione ritmica potente e dalle tastiere atmosferiche di Churchill. Nei loro lavori si percepiscono anche influenze psichedeliche (Stonedhenge), folk (A Space in Time) e accenni di rock progressivo, rendendoli una band versatile e innovativa per l’epoca.

Con Alvin Lee come stella polare e una discografia che spazia dal crudo al raffinato, i Ten Years After rimangono un punto di riferimento per gli amanti del blues-rock e un ricordo vivido di un’epoca musicale irripetibile.

— Onda Musicale

Tags: Chuck Berry, Muddy Waters, Festival di Woodstock, Alvin Lee
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