L’intervista ai Six Feet Tall per “Daily Whistle”, il nuovo album che è un ritorno senza inibizioni.
Dopo un lungo periodo di silenzio discografico, i Six Feet Tall tornano sulla scena con “Daily Whistle”, un album che segna la loro rinascita. Un lavoro senza inibizioni, che esplora nuove sonorità e sperimentazioni, pur mantenendo la loro identità. Abbiamo parlato con la band di questa nuova fase, del processo creativo dietro l’album e dei progetti futuri.
Dopo un lungo silenzio discografico, tornate con Daily Whistle, un album che segna una ripartenza. Qual è stata la scintilla che vi ha fatto capire che era il momento giusto per tornare in studio?
Avere dei pezzi abbastanza buoni da essere registrati. Avevamo scritto un disco intero durante la pandemia ma non ne eravamo soddisfatti. Probabilmente a causa del periodo privo di stimoli, ci siamo trovati per le mani un sacco di pezzi che fondamentalmente non ci piacevano troppo. A quel punto, neanche tanto a malincuore, li abbiamo lasciati da parte e abbiamo iniziato a scrivere da capo.
Nel comunicato si parla di un approccio più spontaneo e immediato nella scrittura rispetto ai lavori precedenti. Quanto è stato liberatorio abbandonare le canzoni nate in pandemia e ripartire da zero?
Se vogliamo fare i seri possiamo dire che quel disco non uscito ci è servito come “studio” per Daily Whistle. Abbiamo capito quali caratteristiche della nostra scrittura risultavano ridondanti e sterili, concentrandoci di più sul far emergere le parti più “ispirate”. Parlando in maniera più spicciola: abbiamo semplicemente buttato via un po’ di canzoni.
Il titolo dell’album, Daily Whistle, richiama un’immagine suggestiva: qualcuno che fischietta dentro una segheria in funzione. Come si traduce questa visione nel sound e nell’attitudine del disco?
Ci affascinava l’idea di sabotare delle buone melodie inserendole in un contesto avverso. Oppure sabotare un buon contesto avverso inserendo delle melodie, che poi è la stessa cosa.
Il singolo Limits vede la collaborazione con Vespertina. Come è nata questa collaborazione e cosa ha portato al vostro suono?
In maniera del tutto naturale. Lucrezia si trovava in studio di registrazione mentre Diego stava facendo le voci. Abbiamo notato che canticchiava il pezzo e le abbiamo detto “vai!”. Non c’è stato bisogno di dirle niente, perché è bravissima e per lei cantare una robetta così è una passeggiata. La conseguenza più immediata che abbiamo ottenuto è stata un’uscita di Simone, il ragazzo che si è occupato di registrare le voci: “Diego, guarda come si fa”.
L’album è stato prodotto da Federico Mazzoli e mixato al Seven Doors Hotel Studio. Come si è svolto il lavoro in studio? Avete cercato di catturare l’energia live o avete sperimentato con nuove sonorità?
Federico è guarda caso il nostro bassista. Abbiamo registrato un disco spendendo zero soldi (lui però li ha spesi per il materiale eheh) e con la tranquillità più assoluta. Per quanto riguarda il suono: Federico aveva un’idea ben precisa e noi ci siamo messi al servizio, eseguendo come meglio potevamo. Molto più indolore rispetto a tante altre volte in cui accadono queste cose, in
quest’ordine: il produttore giustamente deve capire che roba fai. La interpreta. A te non convince la sua interpretazione. Tuttavia sei sorpreso, quindi a un certo punto ti piace di più di come l’avevi pensata. Che stupido che sono stato. Ma poi di notte hai un dubbio. Non capisci più niente. Fate delle modifiche, una, due cinque versioni. Non sai più cosa volevi, non sai più come ti chiami. Il produttore inizia a riferirsi al tuo gruppo come a “quei rompicoglioni” ma vi vuole bene lo stesso.
Scegli l’ultima versione “mix modifiche cambiarella piatti voce sotto di una lacrima wav”. Rischi che diventi il titolo del disco.
Rispetto ai vostri primi lavori, come vedete la vostra evoluzione come band? Daily Whistle è un punto di arrivo o solo una nuova fase di un percorso in continua trasformazione?
Eh, chi lo sa? Forse dobbiamo far passare un po’ di tempo, riascoltare il disco e cercare di tirare le somme. Sicuramente è un disco più centrato. Adesso se ci sembra di avere un bel riff o un bel giro gli stiamo attaccati dietro, senza deviare in continuazione come facevamo prima. È anche più divertente da suonare così, perché dal vivo non dobbiamo continuamente pensare a “oddio che parte viene dopo? Madonna, mi sà che la sbaglio”.
Dopo la pubblicazione del vostro secondo album, la pandemia ha frenato ogni possibilità di tour. Ora che siete tornati, cosa dobbiamo aspettarci dai Six Feet Tall dal vivo? Ci sono già date in programma?
Facciamo la prima data a Perugia per il Record Store Day, cioè sabato 12 aprile, in un negozio di dischi. Tutte le altre date sono in divenire. Suoneremo più che altro dopo l’estate, perché quando abbiamo pensato a chiudere le date non ci siamo ricordati che adesso le devi fissare centomila mesi prima. Altro effetto collaterale del covid: hanno chiuso tantissimi posti del “giro” e i pochi rimasti sono ovviamente pienissimi fino al tremila.
