Quando nel maggio del 1965 Andrew Loog Oldham e Tony Calder fondarono la Immediate Records, pochi potevano immaginare quanto profondamente questa etichetta indipendente avrebbe influenzato il panorama musicale britannico.
Nata dall’ambizione di creare uno spazio creativo libero dalle restrizioni delle major, la Immediate Records rappresentò un’autentica rivoluzione nel modo di concepire e produrre musica nel Regno Unito durante la seconda metà degli anni ’60.
La genesi dell’etichetta va ricercata nell’esperienza di Oldham come manager e produttore dei Rolling Stones, ruolo che aveva assunto quando aveva appena diciannove anni. Frustrato dalle limitazioni imposte dalle grandi case discografiche e ispirato dall’approccio innovativo di Phil Spector negli Stati Uniti, Oldham decise di creare uno spazio dove gli artisti potessero esprimersi liberamente. Il suo socio Tony Calder, che aveva lavorato per la Decca Records e aveva contribuito alla promozione dei primi singoli dei Beatles, condivideva questa visione.
Insieme, formarono quella che sarebbe diventata una delle etichette indipendenti più influenti dell’epoca
Lo slogan dell’etichetta, “Happy to be a part of the industry of human happiness“, rifletteva perfettamente la filosofia dietro Immediate Records: creare un ambiente dove la musica potesse fiorire libera da vincoli commerciali e dove gli artisti avessero il controllo creativo completo sul proprio lavoro. Gli uffici dell’etichetta, situati inizialmente in King’s Road a Chelsea e successivamente trasferiti in New Oxford Street, divennero rapidamente un punto di riferimento per musicisti innovativi e all’avanguardia.
Immediate Records: una dotazione tecnica di assoluto rilievo
Dal punto di vista dell’attrezzatura tecnica, la Immediate Records si distinse per l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia per l’epoca. L’etichetta investì in registratori multitraccia Ampex, inclusi modelli a quattro e otto tracce che permisero sperimentazioni sonore impossibili con le configurazioni standard a due tracce ancora comuni in molti studi britannici. Gli studi utilizzati da Immediate, tra cui Olympic Studios a Barnes e IBC Studios a Portland Place, erano dotati di consolle di missaggio custom-built che permettevano un controllo del suono più sofisticato.
Per la registrazione venivano utilizzati microfoni di alta qualità come i Neumann U47 e U67, AKG C12 e Telefunken, mentre per il monitoraggio impiegava diffusori Tannoy e Altec. Un’altra caratteristica distintiva era l’uso creativo di effetti come le camere d’eco EMT, compressori Fairchild 660 e 670, e equalizzatori Pultec, strumenti che contribuirono a creare il suono caratteristico delle produzioni dell’etichetta. Oldham, in particolare, era noto per il suo approccio sperimentale alla produzione, spesso sovrapponendo più tracce strumentali e utilizzando tecniche di compressione innovative per creare un suono ricco e distintivo.
Tra i primi artisti a firmare con Immediate Records ci furono i The Nice
Si trattava di una formazione guidata dal tastierista Keith Emerson, che avrebbe poi formato gli Emerson, Lake & Palmer. La band pubblicò il proprio album di debutto, “The Thoughts of Emerlist Davjack“, nel 1967, un lavoro che mescolava rock progressivo, musica classica e jazz, evidenziando l’approccio non convenzionale che caratterizzava l’etichetta.
Ma furono gli Small Faces a diventare il gruppo di punta della Immediate Records
Dopo aver lasciato la Decca, la band firmò con l’etichetta di Oldham nel 1967 e pubblicò alcuni dei loro lavori più significativi, tra cui “Small Faces” (1967) e soprattutto “Ogdens’ Nut Gone Flake” (1968), considerato oggi un capolavoro della psichedelia britannica. L’album, caratterizzato da una particolare confezione rotonda che riproduceva una scatola di tabacco, rappresentò un perfetto esempio della libertà creativa che Immediate garantiva ai suoi artisti.

Un altro artista fondamentale per l’etichetta fu sicuramente Chris Farlowe
La sua interpretazione di “Out of Time” (scritta da Mick Jagger e Keith Richards) raggiunse la prima posizione nelle classifiche britanniche nel luglio 1966, rappresentando uno dei maggiori successi commerciali per Immediate. Il caratteristico timbro vocale di Farlowe, combinato con gli arrangiamenti di Arthur Greenslade e la produzione di Oldham, creò una versione più soulful rispetto all’originale dei Rolling Stones.
P.P. Arnold, straordinaria cantante americana che aveva lavorato come corista per Ike e Tina Turner, fu un’altra artista di spicco dell’etichetta. Il suo singolo “The First Cut Is the Deepest“, scritto da Cat Stevens, divenne un successo nel 1967 e la sua potente voce soulful si adattava perfettamente all’estetica sonora di Immediate.
Anche il blues-rock trovò spazio nel catalogo dell’etichetta, principalmente attraverso le registrazioni di John Mayall & the Bluesbreakers, che pubblicarono “Blues Breakers with Eric Clapton” nel 1966, e Fleetwood Mac, nelle loro prime incarnazioni blues sotto la guida di Peter Green. Humble Pie, la band formata da Steve Marriott dopo aver lasciato gli Small Faces, pubblicò i suoi primi lavori con Immediate prima della chiusura dell’etichetta.
Non si può parlare di Immediate Records senza menzionare il duo Bill Wyman-Mick Jagger che, sotto lo pseudonimo di Sliding Stones, produsse alcuni singoli per l’etichetta. Anche se la loro affiliazione con i Rolling Stones non poteva essere esplicitata per ragioni contrattuali, questi progetti paralleli dimostravano la stretta connessione tra Immediate e la scena rock britannica più influente dell’epoca.
Nonostante i successi artistici e alcuni trionfi commerciali, l’etichetta si trovò presto in difficoltà finanziarie
La gestione economica non sempre oculata, unita agli alti costi di produzione e alle spese per mantenere uno stile di vita lussuoso, portarono ad una situazione sempre più precaria. Gli artisti iniziarono a lamentarsi di pagamenti in ritardo o mancanti, e i problemi di distribuzione complicarono ulteriormente la situazione.
Verso la fine degli anni ’60, le tensioni tra Oldham e Calder aumentarono, con divergenze sulla direzione artistica e commerciale dell’etichetta. La situazione precipitò nel 1970, quando Immediate Records dichiarò bancarotta, lasciando molti artisti senza contratto e con royalties non pagate. La chiusura dell’etichetta segnò la fine di un’epoca significativa per la musica britannica indipendente.
Il suo lascito va ben oltre la sua breve esistenza
L’etichetta dimostrò che era possibile creare musica di qualità al di fuori del sistema delle major, influenzando innumerevoli etichette indipendenti che sarebbero seguite. L’approccio artistico senza compromessi, l’attenzione alla qualità sonora e la volontà di sostenere artisti innovativi hanno fatto di Immediate un modello per l’industria discografica indipendente nei decenni successivi.
Oggi, i dischi pubblicati da Immediate sono ricercati dai collezionisti, e la musica continua a essere riscoperta e apprezzata dalle nuove generazioni. Le registrazioni sono state rimasterizzate e ripubblicate in vari formati, permettendo a un pubblico più ampio di scoprire il suono distintivo dell’etichetta.