Robert Plant, storico cantante e frontman dei britannici Led Zeppelin, si è pronunciato ancora una volta sulla ipotetica reunion della famosa band in onore del suo cinquantesimo anniversario.
Plant, in una recente intervista, ha dichiarato ad Esquire quanto segue, “non devi nemmeno parlarmi se tutto ciò che vuoi sapere sono i Led Zeppelin. 38 anni fa John Bonham è morto. Questo è tutto quello che so. Questo è tutto. Questa è la storia”.
“Sai, i Led Zeppelin sono stati un’incredibile e prolifica fabbrica del divertimento per un certo periodo di tempo, ma erano tre incredibili musicisti ed un cantante che vivevano a quei tempi. Quei tempi. Questo però non mi impedirà di fare quello che sto facendo ora. Se questo è un titolo o no non ha importanza per me”.
“Se non lo facessi sarei una puttana (riferendosi al suo no alla reunion dei Led Zeppelin) e non lo sarò mai. Sono solo un cantante e quindi posso annoiarmi molto velocemente. E, se mi annoio molto velocemente, che cosa faccio adesso a quasi 70 anni quando mi annoio? Non ho scelta e quindi volto sempre pagina”.
“Immigrant Song non ha niente a che fare con That’s the Way. That’s the Way non ha niente a che fare con The Crunge e tutto questo non ha niente a che fare con Heaven Knows oppure The Way I Feel”.
“Alcune di queste sono state una sorta di tentativo di cronaca sociale mentre altre erano un modo per chiudere la porta della fabbrica dei sogni, ma ho ancora un piede in quella porta e non è una cosa da poco per lo stato in cui è l’industria musicale. Voglio usarlo per giocare con le parole ed i suoni e per trovare nuovi modi per fare musica”.
“Il fatto è che negli ultimi 10 o 15 anni il mio lavoro è stato davvero accolto bene. È una cosa veramente bella da vedere e mi fa un po’ sentire nel posto giusto, o almeno per alcune persone”.
“Guarda quante migliaia di persone ci sono negli aeroporti in cui viaggio, c’è chi si meraviglia vedendomi, ma hanno un’idea di quello che faccio? Nessun cazzo di indizio, ecco come funziona, e mi va bene specialmente quando i reparti di emergenza dei geriatrici sono pieni di persone come me ancora in attesa perché prima c’era qualcos’altro”.
