Musica

14 maggio 1998: Frank Sinatra si spegne ad 83 anni a Los Angeles

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Frank Sinatra

Francis Albert Sinatra noto semplicemente come Frank Sinatra (Hoboken, 12 dicembre 1915 – West Hollywood, 14 maggio 1998) è stato un cantante, attore e conduttore televisivo statunitense.

Noto in Italia soprattutto come The Voice, negli Stati Uniti d’America e in altri Paesi era conosciuto anche con soprannomi come Ol’ Blue Eyes, Frankie, Swoonatra (derivato dal verbo swoon, “svenire“, riferito all’effetto che produceva sulle sue ammiratrici) e molti altri

Fu un personaggio importante e carismatico dell’intrattenimento statunitense e mondiale, ed è entrato nella leggenda per l’eterna giovinezza delle sue canzoni e della sua voce, riuscendo ad imporsi nel panorama musicale mondiale dal primo dopoguerra fino ai giorni nostri, grazie ad un’intensa attività durata ben 63 anni, dal 1932 al 1995, anno in cui tenne il suo ultimo concerto dal vivo.

Con 150 milioni di dischi venduti è considerato uno dei più prolifici artisti musicali. Nella sua lunghissima carriera, che ha coperto ben sette decenni, si è aggiudicato due premi Oscar (più un Premio umanitario Jean Hersholt), due Golden Globe, ventuno Grammy Awards, un Emmy Award, il Cecile B. De Mille Award, un Peabody, il Kennedy Center Honors nel 1983.

Nel 1985 ricevette la Presidential Medal of freedom (Medaglia presidenziale della libertà) e nel 1997 gli Stati Uniti lo onorarono con la Congressional Gold Medal (Medaglia d’oro del Congresso). Oltre 2200 brani e più di 60 album di canzoni inedite pubblicati (esclusi i postumi e le raccolte) ne fanno uno dei cantanti con la maggior produzione discografica della storia.

Frank Sinatra è vissuto per quasi ottantatré anni

Non lo avevano provato né i frenetici ritmi di lavoro a Las Vegas nei primi anni sessanta – quando di giorno lavorava sui set cinematografici e alla sera si esibiva fino alle due di notte con gli spettacoli del Rat Pack, dormendo meno di tre ore a notte – né i due pacchetti di sigarette che fumò ogni giorno per quasi settant’anni, né la bottiglia di whisky che assumeva quotidianamente, né le tournée mondiali, specialmente negli ultimi vent’anni di carriera.

Nonostante avesse avuto banali problemi di memoria, a causa dei quali, a partire dal 1987, dovette farsi installare video wall durante i concerti per ricordare i testi delle canzoni, e problemi fisici (nel 1986 gli venne asportato un tumore benigno all’intestino; nel marzo 1994, invece, durante un finale di concerto a Richmond in Virginia, mentre intonava l’ultima strofa di My Way, per il caldo subì un brusco abbassamento di pressione, si girò verso il figlio che dirigeva l’orchestra e gli urlò, radunando le ultime forze “Get me a chair! “, “datemi una sedia!”, prima di collassare per alcuni minuti) dalla fine del 1996 incominciò a soffrire di gravi problemi cardiovascolari.

Dopo un’ultima apparizione pubblica, il 26 ottobre 1996, e la definitiva uscita dalle scene, Frank si ritirò a Malibù in una casa sulla spiaggia, con vista sull’oceano

Venne colpito da tre infarti tra il dicembre 1996 e i primi mesi del 1997, (il primo dei quali poche settimane dopo l’ultima apparizione in pubblico), da un ictus e infine, secondo alcune voci mai confermate, gli venne diagnosticato anche un cancro.

Ormai gravemente debilitato da un anno e mezzo di agonia, nella tarda serata del 14 maggio 1998 un quarto infarto lo stroncò per sempre. Assistito dai familiari in una camera del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, a modo suo, come recita My Way, si dice che abbia chiesto di staccare la spina della macchina che lo teneva in vita, sorridendo per l’ultima volta alla moglie Barbara.

Sul sito della famiglia Sinatra, i suoi figli comunicarono che le ultime parole del padre furono queste: “I’m losing“, “Sto perdendo”

Tutte le principali reti tv americane interruppero le trasmissioni con edizioni speciali dedicate alla morte di Sinatra. Il funerale venne trasmesso da quasi 100 canali televisivi in tutto il mondo. La sua morte segnò la fine di un’era che lo aveva portato ad essere una delle più grandi star del XX secolo.

Per rendere onore alla sua figura d’artista, nella notte tra il 14 e il 15 maggio tutte le luci di Las Vegas si spensero per la prima e unica volta. A New York, l’Empire State Building si illuminò di blu, in omaggio a Old Blue Eyes.

Il funerale di Sinatra fu celebrato il pomeriggio del 20 maggio, nella chiesa cattolica di Beverly Hills, alla presenza di 400 amici

Gregory Peck, Diahann Carroll, Don Rickles, Milton Berle, Debbie Reynolds, Tony Bennett (che cantò alla cerimonia su richiesta di Sinatra), Joey Bishop, Kirk Douglas, Jack Nicholson, Sophia Loren e molti altri gli resero omaggio un’ultima volta. Fu sepolto a fianco dei suoi genitori nel piccolo cimitero di Cathedral City, il Desert Memorial Park, sotto una semplice lapide rettangolare di pietra, sulla quale è inciso “The best is yet to come” (Il meglio deve ancora venire), titolo di uno dei suoi maggiori successi.

Successivamente alla sua morte, si aprì una contesa tra la vedova Barbara e il figlio da lei avuto da un precedente matrimonio, e i tre figli di Sinatra, Nancy, Frank Jr. e Christina, per entrare in possesso dell’ingente patrimonio dell’artista, all’epoca stimato intorno al miliardo di dollari, oltre una decina di limousine, un jet privato, ampi terreni sparsi tra la California e la Florida, lo Stardust, noto casinò di Las Vegas, e molte proprietà immobiliari, tra cui la villa di Rancho Mirage con relativo appezzamento, quella a Barbados e quella nelle Hawaii.

— Onda Musicale

Tags: The Voice/Frank Sinatra/Tony Bennett
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