Musica

4 luglio 2003: Barry White muore a soli 58 anni

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Barry White, al secolo Barry Eugene Carter, è stato un cantautore, polistrumentista, arrangiatore e produttore discografico americano. Nella sua carriera ha vinto due Grammy Award e ha venduto più di 100 milioni di dischi.

Barry nasce a Galveston (Texas) il 12 settembre 1944 e muore a Los Angeles il 4 luglio 2003. Il suo timbro vocale, considerato fondo e tenebroso, ha accompagnato un numero spropositato di balli a tu per tu e c’è da scommettere che migliaia di coppiette si siano formate sull’onda delle sue note suadenti. Ammesso che queste affermazioni siano il frutto della pura fantasia o del tentativo romantico di attribuire alla musica poteri che forse le sono estranei, una cosa è certa: quando uno dei suoi pezzi cominciava a diffondersi nell’aria, erano sufficienti pochi secondi per capire subito di chi era quella voce vellutata e un po’ inquietante che usciva in modo insinuante dagli altoparlanti: Barry White.

Barrence Eugene Carter, il gigante buono, il ciclope cantore dell’amore nei suoi aspetti più esaltanti ed intriganti (con una buona spruzzatina di eros), nasce il 12 settembre 1944 a Galveston, nel Texas e ispirato dall’Elvis Presley di “It’s now or never” appena maggiorenne si convince ad unirsi come basso ad un gruppo soul chiamato “The Upfronts“, registrando in breve tempo sei singoli.

Successivamente Barry White scopre un trio femminile, le “Love Unlimited“, nel quale milita quella che sarebbe diventata la seconda moglie, Glodean James (dalla prima, sua fidanzata fin dai tempi della scuola, ebbe quattro figli prima di separarsi nel 1969), e produce il loro hit del 1972 “Walkin’ in the rain with the one I love“, che vende un milione di copie.

In effetti, pochi sanno che l’artista nero ha sempre svolto una ricca attività di produzione, un lavoro dietro le quinte che condivideva con la sua passione per il canto e per l’esibizione solistica.

Dopo il successo del trio da lui prodotto l’anno dopo si lancia in un’avventura solistica, sfornando lo strumentale “Love’s theme“, al quale spetta il merito, secondo i critici più accreditati, di aver inaugurato l’era della disco music. Nel 1974 porta in cima alle classifiche l’album “Can’t get enough“. Fra una una tourné e l’altra con Glodean non solo realizza nel 1981 un disco ma mette al mondo altri quattro figli (e sono otto), divorziando successivamente nel 1988.

Gli anni Ottanta furono un periodo di relativa oscurità; solo nel 1994 la “Practise what you preach” di Barry White lo rivede in testa alle classifiche dopo quasi diciassette anni di assenza. Un episodio è significativo a questo proposito: nonostante la sua popolarità sia stata massima nel corso degli anni 70, il cantante riceve il primo dei suoi due “grammy” nel 2000, per la miglior performance maschile assoluta e di R&B tradizionale grazie al recente “Staying power“.

Il 4 luglio del 2003 all’età di 58 anni, il cantante, che soffre di problemi renali causati dalla pressione troppo alta, si spegne lasciando attoniti i fan che ritenevano la sua particolarissima voce come qualcosa di connaturato alla musica stessa e dunque incorruttibile.

Ci rimangono comunque i molti “hit” che Barry White ha prodotto nell’arco di trent’anni di carriera, fra i quali è impossibile non ricordare “Can’t get enough of your love, baby“, “You’re the first, the last, my everything“, “Practise what you preach” e “It’s ecstasy when you lay down next to me“.

(fonte: link)

 

 

 

 

— Onda Musicale

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