“Le cinquantamila persone presenti quella notte diventarono una sola e fecero tremare lo stadio. Il ritmo contagioso di Adventure of a lifetime le prese ogni singolo muscolo, e in quel momento, lei capì che la vita è un dono. L’amore, l’amore è la linfa.”
“É linfa che scorre in ogni cosa, e senza di esso, nulla ha senso. Ci illudiamo di poter vivere senza, ma non ci rendiamo conto che è proprio lui il tutto. Il mondo era così ciclico, così perfettamente sincronizzato ed equilibrato, e lei ne faceva parte.”
Christopher Anthony John Martin, per tutti Chris, ha una luce dentro che irradia il palco e che ha conquistato i cuori delle persone per oltre vent’anni. Partito con uno spiccato ritmo nelle vene e un taglio di capelli da angelo cherubino, un sorriso giovane e solare e due occhi azzurro pervinca, sembra avere già scritto il percorso che lo porterà in a sky full of stars ,quando è ancora una matricola all’ University College di Londra.
“Pronto Chuck? Sono Marvin. Tuo cugino Marvin Berry! Sai quel nuovo sound che stai cercando? Bene, senti questo!” riprende Chris dal film Ritorno al futuro per spiegare agli spettatori di tutto il mondo cosa abbia provato quando ha sentito Jonny Buckland pizzicare una delle uniche crappy chitarre acustiche che potevano permettersi. “Non sapevamo sapesse suonare, e una volta che ha cominciato, non ha più smesso” afferma sempre Chris a detta di Guy Berrymane Will Champion che erano presenti in quella piccola, asfissiante e tipica tana universitaria nel sobborgo londinese di Camden il 14 marzo 1998, sede delle loro incessanti prove, sede della loro band, gli Starfish.
Una serie di fortuite coincidenze fa incontrare Chris e Jonny su un autobus, Chris e Guy tra il primo e il quinto piano dello stesso studentato, e infine Chris con Will, il centro nevralgico di tutto, il futuro promesso batterista che tanto i primi tre avevano cercato.
Al Camden Laurel Tree, il 16 gennaio 1998, i futuri Coldplay fanno sold out e il brano inedito e inciso in seguito su una musicassetta, So sad, fa scalpitare i fan e attira l’attenzione dello loro storico e ventennale manager fai da te e “quinto membro del gruppo”, Phil Harvey. Al Unsigned Band Festival a Manchester nel settembre del 1998 vediamo un giovanissimo e profetico Chris parlare alla telecamera di Mat Whitecross (regista del film e silenzioso reporter della vita dei quattro amici fin da prima della loro unione) e affermare baldanzoso: “fra 4 anni saremo la più grande band del mondo!”, per poi vederci comparire lo stesso in uno dei suoi noti salti acrobatici al primo Glastonbury in veste di headliner, proprio nel 2002.
I primi EP pubblicati dalla Fierce Panda Records, fra cui Safety E.P.e The Blue Room E.P. insieme al singolo Brothers & Sisters e il contratto con la Parlophone, sancirono l’ascesa vertiginosa e il titolo di “tra le promesse più brillanti” sul New Musical Espress, nel referendum annuale della rivista nel 1999.
Il loro primo album Parachutes, primo di altri sette in un arco di quindici anni, salirà in alto in classifica e prenderà tre nomination ai Brit Award. Da qui, ascese e discese, tensioni e riappacificazioni, in un vortice a tutti famigliare: la vita. Una vita diversa certo, singolare e a dir poco fuori dalla norma.
“A Head Full of Dreams” è il risultato ventennale di un’unione fra quattro sconosciuti con una passione in comune, una passione che ha creato un legame indissolubile, “una famiglia” come spesso Chris afferma lungo il film, un equilibrio democratico volto al dialogo e all’ascolto, ma anche alla sincerità e al compromesso, qualità molto importanti per la vita di una band. I Coldplay di oggi sono il risultato di sette album che scandiscono diversi avvenimenti, come la cercata fama oltre Oceano, l’abbandono e il reintegro di Phil Harvey e di Will Champion, la crisi artistica che ha condotto a X & Y (grazie anche a Brian Eno) alla splendida Fix You, il “disaccoppiamento consapevole” di Chris Martin da Gwyneth Paltrow che ha scatenato la depressione del primo e lo sperimentale Ghost Stories, e “A Head Full of Dreams”, il loro sogno più grande, la maturità artistica tanto desiderata.
Il documentario andato in onda in anteprima e in un unico spettacolo nelle sale italiane il 14 novembre e disponibile anche su Amazon Prime video dal 21 novembre, sarà sempre più portavoce di un mondo nuovo, di una Bejoncè che gioca con i moduli della propria voce per registrare “Hymn for the weekend” nella cameretta della figlia di Chris, di un coro di bambini che intonano gli esordi di “Viva la Vida” (“puoi farli cantare solo se anche a loro piace la canzone e se prometti una pizza” ), di Chris intento a cantare il nome di Leonardo di Caprio, ma brutalmente interrotto da Phil, di ore e ore passate senza dormire, mangiare, uscire, tutto per dedicare anima e corpo alla musica, alla loro musica.
“Non so cosa ci sarà dopo. Non credo che ci sarà un altro album convenzionale dei Coldplay, è come la fine di un’era, ma ho fede nel futuro” sono le ultime parole del frontman Planetario, che però immerso nei colori sul Palco di Buenos Aires, ultima tappa del tour, aggiunge anche “Ci siamo dentro insieme, siamo un’unica grande band, tutto è possibile se non vi arrendete e se credete nell’amore”.
Angelica Beccari – Onda Musicale