I Domovoi nascono nel 2014 con una una slide guitar e una batteria, a cui poi si è aggiunto tutto il resto. Sono la band che non ti aspetti sia nel numero di componenti (tre e non quattro come nel formato rock standard), sia per la potenza e il pathos che sprigionano quando li vedi all'opera.
Il loro loro habitat naturale è il palco, nella fattispecie quello dei vari club underground sparsi per la capitale, dove sono perfettamente a loro agio e in simbiosi con l'ambiente. Power trio potente e diretto, ritmica e groove la fanno da padrone e distorsioni "come se non ci fosse un domani", una forte propensione alla ricerca stilistica e ad un ricercato linguaggio nella stesura dei testi. Questa la ricetta di casa.
La release del disco è avvenuta giovedì scorso (6 dicembre) presso il Wishlist club dove eravamo presenti, noto club underground della capitale. Domovoi opera prima e omonima. Il disco si presenta come l'amalgama ben riuscita di diversi stili e generi che rappresentano il background musicale di ogni singolo componente, come è giusto che sia.
Nello specifico: siamo in lande 90's per la maggiore con influenze stoner e prog. (Afterhours, Mad Season, Nirvana, Beatles, Jack White, QOTSA, Genesis, ecc) con uno spruzzo di blues qua e là che che non guasta mai; accordature di ispirazione harperiana, linee di basso preponderanti e ritmi serrati.
Un disco che "puzza" di anni 60/70 per i criteri di registrazione con cui è stato prodotto e missato, tra presa diretta e non, amplificatori ponticellati, e con tutta la filosofia fonica e sonica del buon Maurizio Lollobrigida nostalgico degli anni d'oro del rock e di quei grandi album registrati in un modo, che più che un modo, rappresentano una vera e propria dottrina.
Ma andiamo al disco ora: il singolo che fa da apripista è un elogio/parodia al padre del movimento futurista, tal Filippo Tommaso Marinetti, che appunto si intitola "Marinetti" dove per ammissione di Daniele (voce e chitarra) voleva fornire una versione grottesca della figura del poeta che lo aveva tanto affascinato.
Se l'è immaginato in una veste più vicina ai nostri giorni, dove appare alla guida di una golf, che passa col rosso e accelera dove non dovrebbe, facendosi beffe di tutto il resto e propugnando a testa alta la sua dottrina con la passionalità che lo contraddistingue. Il brano è di grande impatto grazie alla presenza di distorsioni mai banali, ben miscelate che si intervallano e incastrano alla perfezione con le varie parti melodiche del brano e dalla maestria di Daniele alla slide guitar che tesse trame che si intersecano con tutto il corpus melodico/armonico del brano.
A seguire il mio preferito, "Un duello infinito", dove l'incipit proviene almeno per quanto riguarda la parte ritmica da una ritmica reggaeton, a detta di Daniele, mentre il basso incalzante di Valerio e la batteria di Matteo, creano degli incastri che danno più sustain e sorreggono l'intera struttura del brano. Per quanto riguarda la lirica anche qui il gusto di Daniele emerge in maniera significativa “è un duello infinito tra cuore e cervello” tanto per citarne qualcuno.
"Un Blues", mostra invece il lato passionale e romantico/nostalgico della band, le atmosfere bluesy e sognanti che il brano evoca, soprattutto il gusto nella strutturazione delle dodici bars classiche del blues; nulla di nuovo tranne che per per le citazioni e i richiami voluti al buon Jack White in ambito pianistico, fonte di ispirazione nemmeno troppo velata per Daniele.
Concludo con "Randall Graves",che merita di essere citato in calce, non per minor importanza ma anzi proprio perché rappresenterebbe la degna chiusura di questo articolo; costituisce una singolarità nell'aspetto compositivo e nel mood con cui la band vi si è approcciata. E' il secondo brano che Daniele compose.
Il sound stoner violento e la potenza nella performance definiscono di per sé la natura stessa del gruppo, rappresenta la perfetta sintesi dei pensieri di Randall verso Dante,i due protagonisti della pellicola del 1994 Clerks di Kevin Smith, un' esortazione a essere più sicuri di stessi e delle proprie scelte.
Il disco è un sollecitare all' introspezione generale su se stessi , sulle tematiche classiche della vita, amore e crescita personale forse in primis, con tutti gli annessi e connessi del caso, “sopravvivo anche a questa domenica” , la promessa che le cose andranno meglio e la speranza di tempi migliori “rischio e mi allontano un po' ma vedo ancora chi sei, si vede bene da qui”.Buon ascolto.
I Domovoi sono Daniele e Matteo Failla
"Domovoi" è stato registrato e mixato da Maurizio Lollobrigida presso Officine Zero(Roma)
Prodotto da Daniele Failla e Matteo Failla
Masterizzato presso Pisi Mastering Studio (Roma) Testi: Daniele Failla musiche: Domovoi
Hanno suonato nel disco Daniele Failla – voce-cori, slide guitar, chitarra elettrica
Matteo Failla- batteria, tastiere, cori
Andrea Colicchia-basso
Fabrizio Boffi-tastiere
Tracklist:
1.Marinetti
2.Un duello infinito
3.La tua innocenza
4.Superficiale
5.Blues
6.Qualunque scelta
7.Randall Graves
8.Come ieri.
9.Questa fortuna.
Pietro Patrissi – Onda Musicale
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