“Swiss Bikes” è il primo singolo estratto dall'omonimo EP di The Kalweit Project, progetto musicale di Georgeanne Kalweit.
Questo brano, così come l'intero lavoro, si ispira a due biciclette realmente esistite: una proveniente da Basilea, l'altra da Berna. Entrambe rinchiuse in un garage a prendere polvere per anni, sono state portate in Italia dall'allora fidanzato di Georgeanne, oggi suo marito.
Viene così data una nuova vita a queste due biciclette che rappresentano per la coppia, trasferitasi dal Nord Italia alla provincia di Lecce, uno sfogo a basso costo, un modo per fare qualcosa insieme: perdersi tra le stradine di campagna nel crepuscolo per lasciarsi trasportare in silenzio nell'oscurità che sopraggiungeva e riconnettersi alla natura riportando a galla sensazioni legate alla propria infanzia.
Le due biciclette erano come due gemelle ritrovate, un po' come Georgeanne e il suo compagno: due persone simili che finalmente avevano incrociato la stessa strada pur venendo da due parti diverse dal mondo (Minneapolis, USA, lei e Lecce, Italia, lui).
In seguito le biciclette – sempre parcheggiate in un cortile di casa nascosto – legate l’una all’altra, scompaiono: ancora una volta incatenate insieme in questo loro destino. Qualcuno, inspiegabilmente, le aveva rubate proprio il giorno prima del matrimonio di Georgeanne.
Fu un colpo terribile perchè in qualche modo le biciclette rispecchiavano la coppia, ricordando quel salto nel vuoto che i due innamorati avevano affrontato nel lasciare tutto al nord e poi nel decidere di sposarsi: questo evento rappresentava in qualche modo una sorta di perdita dell'innocenza, era come se fosse giunto il momento di “diventare grandi”, compiendo il passo del matrimonio.
Ed è così che il brano “Swiss Bikes” porta anche una riflessione sulle relazioni di coppia, su come sia necessario e salutare che vi sia un elemento di “gioco” per alimentare la curiosità per l'altro.
E' un giocare a togliersi la maschera che spesso la società ci impone, o a rimuovere certi comportamenti a cui siamo stati abituati dalla nostra cultura o famiglia, per arrivare a svelare chi siamo realmente: è un modo questo di conoscere i propri confini e anche di smussarli tramite le esperienze che facciamo.
L'amore è guerra e pace, è fatto di tregua e patti: quando due persone si mettono insieme è come la collisione di due nazioni in cerca di una nuova lingua – un passaporto per convivere, creare, nutrire e per consentire l'un l'altro di creare un terreno fertile da cui prosperare.
Il video di “Swiss Bikes”, molto concettuale e surreale, vede i protagonisti indossare delle maschere di origami.
L’intento è quello di rappresentare quanto possa essere faticoso ed estenuante per due persone inseguirsi a vicenda e affrontare quotidianamente dei salti nel vuoto: bisogna necessariamente tirare fuori la curiosità – tipica dei bambini – nello scoprire l' “altro”, per far cadere queste maschere spesso imposte dalla nostra società.
L'arrangiamento del pezzo rievoca il concetto di movimento circolare e l'inevitabile trascorrere del tempo con dei momenti a volte onirici, sognanti e “crepuscolari”, a volte più scarni ed immediati. Gli interpreti, prima bambini, si immergono in una vasca piena d'acqua e riemergono adulti, come se fosse una macchina del tempo.
Il concetto di infanzia è descritto come qualcosa di breve ma molto intenso, come qualcosa che influenza e condiziona la nostra vita adulta, con l'essenza di chi siamo e di chi eravamo da bambini spesso nascosti, soppressi e celati da una maschera.
Il video, girato dalla regista d'arte contemporanea Grazia Amelia Bellitta, è stato realizzato interamente nella zona in cui Georgeanne vive in campagna nella provincia di Lecce con, ancora una volta, l'artista Massimo Collizzi (come la figura adulta del bambino) che già si era esibito nel video di Ice Man del precedente progetto di Georgeanne, i Kalweit and the Spokes.