Con l’espressione “Un elefante nella stanza” si fa riferimento a un problema ovvio o una situazione difficile di cui nessuno vuole parlare. (Cambridge Dictionary).
“Un elefante nella stanza” è il primo disco di Ivan Talarico e uscirà il 10 maggio 2019 per l’etichetta Folkificio. Le 12 canzoni sono state scelte tra i brani che Ivan da anni porta in concerto in tutta Italia, con la sua chitarra, tra teatri, locali, librerie, case, etc.
Sono “canzoni leggere come nuvole in un giorno di pioggia“, che affrontano con determinazione, poesia e ironia la realtà che ci circonda e ci invade, passando dall’incomprensione (di coppia, ma anche con gli altri e soprattutto con se stessi) all’impossibilità di vivere senza paure, dalla natura effimera e volubile dell’amore al fallimento degli ideali, alla consolazione delle piccole cose. Nel disco si affacciano anche tre canzoni onomatopeiche, che senza parole dicono molto più di quel che possa sembrare.
“Tutto avrei voluto fare tranne un primo disco a 37 anni.” – racconta Ivan – “Ormai pensavo di essere arrivato tardi, quindi volevo lasciar perdere e progettare un esordio prematuro nella prossima vita. Ma ho scritto troppe canzoni e piano piano lo spazio in casa è finito. Canzoni nei cassetti, canzoni negli armadi, canzoni nella vasca da bagno. Allora mi sono convinto a fare un disco senza sapere in che modo. Per fortuna in quel momento ho incontrato Filippo“.
La produzione artistica è di Filippo Gatti (cantautore e già produttore di Bobo Rondelli, Riccardo Sinigallia…), che ha lavorato per trovare un suono che non perdesse la forza delle esibizioni dal vivo, maturata in anni di concerti, ma che andasse oltre per diventare autonomo e compiuto.
La produzione esecutiva è di Gian Luca Figus, che inaugura con questo disco le uscite della neonata etichetta Folkificio.
“Nel loft-studio di Gian Luca abbiamo discusso, provato, cercato un sound e ci siamo trovati tutti e tre d’accordo su un equilibrio tra una leggera acustica e una discreta elettronica.” – continua Ivan – “Poi siamo andati a registrare nella campagna grossetana. Fuori dal mondo, verrebbe da dire, ma in realtà proprio dentro a un mondo vero, fatto di aria fresca, alberi, fango, silenzio, pioggia, cieli trapunti di stelle e quiete. Abbiamo passato un bel tempo insieme e lavorato, cercato, costruito questo disco con piacere e divertimento. “
“Un elefante nella stanza” sarà presentato sabato 11 maggio con un concerto in band al MONK Roma.
TRACKLIST
Ho molte cose da dire, ma non mi so spiegare
Eppure noi viviamo ancora
Andirivieni blu
L’elefante
Carote d’amore
Battito d’ali
Il mio occhio destro ha un aspetto sinistro
Sgombro
Torta di male
Senza assenso
Ho saputo che stavi per morire
Ho superato me stesso, mi aspetto al bar per bere una cosa insieme
CREDITS
Tutti i testi e le musiche sono di Ivan Talarico eccetto “Battito d’ali”,
musica di Ivan Talarico/Filippo Gatti
Produzione artistica: Filippo Gatti
Produzione esecutiva: Gian Luca Figus
Voce, pianoforte e chitarre acustiche: Ivan Talarico
Chitarre acustiche, programmazioni e synth: Filippo Gatti
Basso: Paolo Mazziotti
Chitarre acustiche ed elettriche: Gian Luca Figus
Programmazioni, synth e sound design: Francesco Gatti
Registrato all’Ortostudio di Montorgiali da Francesco Gatti, alla presenza di pioggia, fango e squarci di sole improvvisi e oscuri. Mixato negli stessi luoghi con la clemenza di belle giornate.
Masterizzato da Massimiliano Nevi allo studio BitBazar.
Copertina Maurizio Ceccato – Ifix
Foto: Lucrezia Testa Iannilli
Ivan Talarico racconta “Un elefante nella stanza” brano per brano:
HO MOLTE COSE DA DIRE MA NON MI SO SPIEGARE
Il titolo è un’autoconfessione: non sempre riesco ad essere sufficientemente comprensibile. Per fortuna non solo quello che è comprensibile può essere capito.
EPPURE NOI VIVIAMO ANCORA
Basta alzare gli occhi verso il cielo per dimenticare le nostre vite e credere di slanciarsi nell’infinito. Ma il cielo non sempre è sincero, come noi. Troppo spesso le riflessioni ci portano a domande inutili, che ci rendono più umani e più labili. E noi, nonostante l’entropia dell’universo, la fragilità del corpo umano, la scomparsa della verità, riusciamo ad esistere e a definirci vivi.
ANDIRIVIENI BLU
“Ma devo sposarmi essere buono
Che bello sarebbe tornare a casa da lei
e sedermi vicino al fuoco mentre lei in cucina
col grembiule giovane e bella vuole un mio figlio e così felice per me da far bruciare il roast-beef e viene a piangere da me e io mi alzo dalla grande sedia di padre
e dico Denti Natale! Cervelli radiosi! Mela sorda!
Dio che marito sarei! Sì, devo sposarmi!”
Ho ascoltato questa poesia di Gregory Corso, letta da un amico durante un reading e ho immaginato una storia d’amore che finisce con rabbia per una frase senza senso pronunciata durante una cena. Una frase che diventa un’ossessione incomprensibile e non permette di tornare indietro.
L’ELEFANTE
Partendo dalla difficoltà nel definire alcune relazioni sentimentali con la parola “amore”, ho pensato di scrivere una parodia della canzone d’amore sdolcinata e melensa. Solo che a un certo punto il gioco mi è sfuggito di mano e la canzone ha preso il controllo, regalandomi un finale amaro che scava nel dolore mio e di chi ascolta, ogni volta.
CAROTE D’AMORE
Ho scritto su un foglio tutta la prima parte della canzone, piena di giochi di parole. L’ho riletta il giorno dopo e l’ho accantonata, pensando che fosse troppo sciocca. Tempo dopo l’ho ripresa, ci ho lavorato un po’ e ho aggiunto i lunghi parlati a perdifiato e il ritornello onomatopeico. Da allora è una delle mie canzoni più rappresentative. Probabilmente è una canzone d’amore. Di sicuro non è una canzone di carote.
BATTITO D’ALI
Se il battito d’ali di una farfalla scatena un uragano a migliaia di chilometri di distanza basta ucciderla per ripristinare la quiete. E se la quiete non ritorna bisogna trovare un altro motivo qualsiasi per giustificare il nostro umore volubile. Tutto, pur di volare via da noi stessi senza guardarci.
IL MIO OCCHIO DESTRO HA UN ASPETTO SINISTRO
In questa canzone esploro la possibilità di essere in due senza avere nessuno accanto.
SGOMBRO
A Roma io e alcuni amici abbiamo creato un varietà popolare di nome “Sgombro” e mi hanno chiesto di scriverne la sigla. Avevo composto una prima sigla molto divertente alla “Cochi e Renato” ma non era piaciuta. Sarebbe stato meglio qualcosa di più triste, “alla Jannacci”, mi avevano fatto capire. Così un giorno in moto, tornando dalla stazione, mi è venuta in mente una frase: “la cucina, i piatti da lavare, il sole, domani forse piove, non ci sei, ho tante cose da fare… sgombro”. A casa ho scritto la canzone di getto, fotografando quel momento personale, storico e sociale, e l’ho suonata quella stessa sera al varietà. Per fortuna è piaciuta e la suono ancora.
TORTA DI MALE
Stare male non è più un fatto privato, ma un’attitudine da esibire. Abbiamo paura di tutto e lo diciamo a gran voce perché cerchiamo attenzioni. Tutto ci passa davanti – guerre, attentati, amori, terremoti – e noi pensiamo solo alla nostra incolumità. L’ultimo rifugio che ci rimane sembra essere la meditazione, l’allontanamento dal mondo. Ma a quel punto forse meglio esserne fuori.
SENZA ASSENSO
È una ballata scritta prima di conoscere l’amore di una vita. Non descrive: immagina, anticipa, intuisce. È un preludio a tutto quello che è una grande storia d’amore.
HO SAPUTO CHE STAVI PER MORIRE
Una serie di piccoli quadri staccati tra loro. La donna della nostra vita sta per morire, ma non abbiamo tempo per lei e confidiamo nella resurrezione per salutarla. Perdere la memoria porta alla violenta morte del senso di colpa. Sfidare la paura per amore, ma poi in quella paura nascondersi. Lasciare il cuore in un posto lontano, non troppo alla mano. Non fidarsi di un telegramma postale per comunicare la fine di un amore. Cercare di fuggire dai pettegolezzi, sfocando la realtà.
HO SUPERATO ME STESSO, MI ASPETTO AL BAR PER BERE UNA COSA INSIEME
A volte cerco di andare oltre me stesso, ma non sempre mi raggiungo.
BIOGRAFIA
Ivan Talarico, cantautore, poeta, teatrante, ha pubblicato due libri di poesie con Gorilla Sapiens Edizioni, è stato ospite al Premio Tenco 2016, vincitore e miglior testo a Musicultura 2015. Ha scritto e interpretato sei spettacoli teatrali con la sua compagnia “DoppioSenso Unico“, quattro reading con canzoni assieme allo scrittore Claudio Morici, e numerosi concerti portandoli in scena in molti teatri e spazi italiani. Nel 2018 ha debuttato con il suo concerto “Il mio occhio destro ha un aspetto sinistro” al Teatro Vascello registrando un sold-out. A gennaio 2019 il nuovo lavoro “Freschibuffi e altre trasmigrazioni dell’anima”, in coppia con Morici, ha debuttato all’Auditorium Parco della Musica – Sala Petrassi. Dal 2017 conduce dei workshop di scrittura creativa, “Come smettere di scrivere per scrivere meglio“, in varie città italiane. Nel tempo libero colleziona lacrime di gioia.
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