Cosa rende inimitabile il suono della chitarra di
David Gilmour? O il suono delle chitarre di
David Gilmour, dovremmo dire. Perché il punto di partenza della catena—come dicono i professionisti—cioè lo strumento, non è ovviamente uno. (
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Il grande chitarrista dei
Pink Floyd, infatti, ha posseduto e possiede molti strumenti, (
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Black Strat” (
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leggi l’articolo) I proventi saranno devoluti in beneficenza. Se vuoi fare la tua offerta, puoi conoscere i dettagli
qui, ma considera un investimento di almeno 100 mila euro!
Ma torniamo alla domanda iniziale. Dello stile di
David Gilmour ci sorprendono, di volta in volta, il fraseggio. La ritmica. La pulizia. Il sound inconfondibile. Non sono aspetti che si possano agevolmente separare, in quanto per esempio il fraseggio non si dà senza il pensiero ritmico. Ma il “
Gilmour sound” è quel che più spesso colpisce, e che viene minutamente analizzato dagli appassionati. Che conoscono bene la strumentazione di uno dei migliori chitarristi di sempre. D’altronde,
Gilmour è sempre stato anche
un tecnico. In grado di
pensare il setup delle sue sei corde e
creare il proprio sound. (
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Tutto, di
Gilmour, “
suona bene”. Il suono è sempre
scolpito e definito. E, per come Gilmour usa gli elementi della pedaliera—pensiamo solo a compressore/booster e overdrive—è un suono sia corposo che espressivo anche quando c’è molta distorsione. Modulazioni particolari, come il vibe per la ritmica di
Us and Them, sono sempre finalizzate a dare alla canzone
un’atmosfera. Per quanto riguarda i
delay, poi (il primo, “
analogico”, lo ereditò da
Syd Barrett quando entrò nei Pink Floyd il 3 gennaio del 1968 –
LINK), Gilmour in un certo senso “
ha fatto scuola”. Influenzando lo stile di
The Edge degli
U2, e di
Andy Summers dei
Police.
In un video tratto da un documentario BBC, (puoi guardarlo in lingua originala a questo
link) un ampolloso intervistatore chiede “
lumi” a
David Gilmour sulla nascita del “
Floyd Sound”, una sorta di
“universo abitabile” dall’ascoltatore, qualcosa che prima non c’era.
“È davvero molto difficile, anche per me, capire come accadono queste cose” dice Gilmour (del resto, di “Floyd sound” ce n’è più di uno). “Difficile capire quale combinazione di personalità, e di suoni diversi…come il gusto di quattro individui diversi si unisca per creare qualcosa che abbia spazio, atmosfera, dramma… e Dio sa cos’altro”.
Poi l’intervistatore fa a
Gilmour una domanda
surreale: come fai il
bending? E Gilmour, suonando: “
Beh… spingo“. Poi però aggiunge un’osservazione davvero importante su come fraseggiare con personalità:
“Lo dovresti fare continuamente, un pochino [il bending], così che ogni nota, sai… che ci siano questi piccoli particolari che rendono ‘personale’ il modo di suonare la chitarra. Aggiungere una miriade di piccole inflessioni diverse a ciò che si suona: credo che questo sia ciò che dà a ogni chitarrista un suono personale.”
Non c’è modo migliore di capire cosa sia questo feeling per le inflessioni minute, che vederlo all’opera in un solo slide tra i più straordinari della storia del rock, quello di High Hopes (da The Division Bell).
Certo, il “suono personale” di Gilmour è anche un suono “epico”. Nell’intervista, dopo aver sottolineato l’importanza della distorsione, che dà sempre volume, e dopo aver tirato fuori un amplificatore e un distorsore valvolare, aggiunge:
“Non è proprio un granché, questa piccola patetica distorsione dentro una stanza. Non è lo stesso feeling di quando sei su un palco, e il suono è così vicino, e così potente che potresti quasi appoggiartici all’indietro.”
Infine, cos’è la chitarra per David Gilmour? Parte della sua personalità, o quasi una parte del suo corpo? Gilmour, che parla come suona, risponde con poche ma significative parole:
“È il solo modo in cui alcuni di noi riescono a esprimersi nel modo migliore.”
Ogni musicista sottoscriverebbe.
(fonte: www.helloworld.it – LINK)
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